Terrazzo

W il social mattone

Michele Masneri

L’annuncio immobiliare come forma di intrattenimento. I sondaggi. Una mania che non risparmia gli influencer

Quello che si sospettava empiricamente ora ha finalmente una base (quasi) statistica: la grande passione italiana online non è il porno bensì l’immobiliare. A confermarlo sono i dati della Youporn del mattone, Immobiliare.it, secondo cui gli italiani compulsano oramai in massa gli annunci non sempre e non tanto con la reale intenzione di comprare, bensì spinti da voyeurismo.

 

Sarà la crisi o sarà che alla fine la casa – dove l’hai comprata, in che quartiere, nuova o da ristrutturare? – è la vera passione nazionale, ma guardare le inserzioni è ormai una continua conversazione. E certo, c’è chi le compulsa perché veramente intenzionato a comprare, ma in generale si guardano per puro piacere. Pare insomma che sia come col cibo, con la celebre asserzione del massimo studioso dei consumi vivente, Michael Pollan, secondo cui se ne parla sempre di più ma in realtà si cucina e si mangia sempre meno. Così anche con la casa, si guarda molto ma se ne comprano pochissime. I più grandi consultatori di annunci sono peraltro quelli meno portati all’acquisto, i giovani: il 47 per cento degli utenti con meno di 25 anni guarda gli annunci online anche “come fonte di svago” (il 33 per cento poi anche di non giovani). E se il 56 per cento li guarda per copiare scelte di arredamento, il 23 costituisce  il nocciolo duro dei veri guardoni, quelli che guardano per fantasticare, per sbirciare in case che non si possono permettere.

 

Ma non è un fatto di generazione Z: anche i vecchi e vecchissimi sognano davanti all’annuncio: il 53 per cento ha dichiarato di entusiasmarsi nel guardare "soluzioni abitative da sogno", con picchi del 61 tra gli utenti più maturi – la fascia d’età 45-60 e over 60. Quello immobiliare è insomma un grande social intergenerazionale, e dei social ha le controindicazioni: un quarto degli utenti, infatti, si dice frustrato da questa attività, dal momento che si tratta di case che non riuscirà mai a permettersi. Percentuale che raggiunge quasi il 30 per cento quando a rispondere sono i Millennials e la generazione Z. Questi ultimi sono anche i più invidiosi: il 25 per cento vorrebbe infatti essere il proprietario degli immobili che si diverte ad ammirare attraverso lo schermo.

 

I giovanissimi rischiano di finire in centri di rehab per voyeur immobiliari: "Sfogliare gli annunci immobiliari alla ricerca della casa perfetta innesca il cosiddetto circuito di ricompensa, lo stesso che si attiva sulle app di dating – sostiene Carlo Giordano, amministratore delegato di Immobiliare.it – Il nostro cervello infatti è portato a pensare che l’annuncio così come il profilo successivo possa sempre nascondere l’immobile o la persona giusta. È per questo che gli utenti si divertono a visionare più case e a non interrompere in tempi brevi la ricerca, fiduciosi che dietro l’angolo ci sia l’abitazione dei sogni".

 

E certo nel novanta per cento dei casi (questi son dati empiricamente registrati da chi scrive) l’immobile che si va a visitare non è quasi mai come risulta fotografato. Quell’ariosissimo soggiorno realizzato grazie a speciali grandangoli sbiancanti si rivela buio, quella finestra che guarda contro un muro maestro sembrava dare su un luminoso balcone. Insomma, è davvero come nelle app di dating, in cui i titolari spesso mettono foto di dieci anni prima riservando tragiche sorprese. Però a volte accade anche il contrario, perché talvolta le foto sono storte, buie, tremolanti, soprattutto quando realizzate  in quella rara e ambita categoria dei “privati” che permettono di saltare la commissione d’agenzia. Di lì account e profili che catalogano le peggiori inserzioni, tipo “bagni di merda” e “case di merda”.

 

Ultimamente, poi, il voyeur immobiliare l’ha notato, siamo di fronte all’invasione degli ex Airbnb. Si vede dalle foto, che sono invece più professionali, ma soprattutto dal segno inequivocabile: l’asciugamanino ispido bianco arrotolato sul letto, che indica: qui sorgeva un affittacamere. Il 50 per cento (di nuovo, dati empirici) di case in vendita nei centri storici, almeno a Roma, testimoniano l’olocausto del turismo povero, quello che affittava queste stanzette; e così, le planimetrie – il vero voyeur immobiliare si sofferma sulle planimetrie, non sulle foto, che sono per dilettanti – rivelano sventramenti e nuove forme dell’abitare. Come titola del resto la Biennale veneziana d’architettura: "how will we live together?": ecco qui appartamentoni smembrati e trasformati in alveari: ingressetto cieco, sdoppiato, poi angoletto cottura, e poi sei camerette e sei bagni (rialzati, per far passare sotto gli impianti, e falso mosaico alle pareti). Insomma, un disastro, e il voyeur immobiliare soffre, si chiede: vivremo così, pluribagni e senza salotto, oppure tocca spendere per buttare giù tutto?

 

E però il voyeur si occupa anche di questi di annunci orridi: perché il vero voyeur immobiliare è come il vero playboy, non guarda solo le belle case. Quelle son capaci tutti. Il professionista ama soprattutto le case bruttine, stortignaccole, ne vede tutti i pregi nascosti, ne riconosce le sofferenze, ne vede le potenzialità inespresse. Il vero voyeur immobiliare comunque ha vinto; un tempo negli annunci si leggeva: “no perditempo”, “no turismo immobiliare”, mentre invece han capito ormai che è l’intrattenimento è la vera forma di business; perché poi le case, davvero, non se le può permettere nessuno.

 

Il vero voyeur immobiliare poi ha almeno cinque-sei ricerche salvate, sui siti di riferimento; di solito: una più o meno reale (nella città in cui abita, per quartieri, una casa un po’ più grande); più altre totalmente ludiche-mitomaniache. Ecco per esempio una ricerca nel paesello natale (vediamo quei pulciari dei vicini se finalmente la vendono la casa confinante alla nostra); nel luogo sognato delle vacanze; in un posto appena visitato (il voyeur immobiliare, appena trascorre qualche ora in un posto nuovo, la prima cosa che fa è consultare gli annunci immobiliari); e poi affitti lussureggianti per attici che mai ci si potrà permettere, e la casa al mare dei sogni.

 

Dopo poco  ci si dimentica di queste ricerche ma loro rimangono lì così, per cui i risultati con tempismo spietato ti crollano addosso nei momenti meno adatti. Il lunedì mattina, mentre cerchi di rimettere insieme i pezzi, il commercialista e le bollette, ecco quella ricerca assurda, "attici con terrazzo da 4.000 euro al mese in su", e la giornata è rovinata. Ti senti un fallito e un idiota. Peggio che con le storie su Instagram del weekend, con le vite degli altri.

 

E ovviamente Instagram oggi ha la sua parte nella nuova mania del mattone: secondo la ricerca di Immobiliare.it, i giovani sanno  a memoria le coordinate  dei loro idoli per il 27 per cento. Sono anche gli unici che sarebbero interessati a prendere parte ad un tour per visitare le case dei personaggi famosi: il 36 per cento, infatti, si dice pronto a prenotare il posto, se ne avesse l’occasione. Va detto che però con Instagram gli home tours sono del tutto inutili, visto che Influencer di ogni fascia tengono a rappresentarci i contenuti dei loro appartamenti fin nel cesso, da mattina a sera.

 

E se dei più modesti conosciamo anche l’ultimo recesso, parallelamente alla loro ascesa vediamo come cambiano casa. Tommaso Zorzi, vincitore dell’isola dei famosi, dopo questa tappa fondamentale se n’è andato dal monolocale soppalcato che abitava in zona corso Venezia e adesso sta in un molto più arioso plurilocale, con molti guardaroba (il guardaroba è luogo fondamentale nel voyeurismo immobiliare dell’Instagram). Paolo Stella, che è sempre più avanti di tutti, ha trasformato la sua nuova casa, tutta sponsorizzata dalla cucina alla tv, in una specie di show room iperbrandizzato, dove nei ritagli di tempo e di spazio si svolge la sua vita che rimbalza sui nostri telefoni; e superando l’ormai diffuso profilo Instagram del cane, lui ha un profilo Instagram della sua casa.

 

Ma adesso siamo tutti ad aspettare il vero colpo di scena immobiliare della soap opera che tiene gli italiani inchiodati al telefono: i Ferragnez. Chiara Ferragni ha infatti annunciato che, dopo il Bosco Verticale, dopo gli anni a Citylife, è pronta a comprarsi la prima vera casa. Nessuno sa dove, nessuno sa come sarà, ma tutti siamo col fiato sospeso, mentre immaginiamo maestranze pronte a ricavare enormi ambienti guardaroba (ancora) per lei, e allestitori pronti a costruire teche da Louvre per le ciabatte di lui, e ancora sale-musica insonorizzate e tutto, e camerette per i nuovi real-bambini.

 

Qualche tempo fa un fan particolarmente entusiasta mandò alla regale coppia instagrammatica un modellino, costruito con le sue mani, della loro casa, che aveva ricavato osservando le stories incrociate dei due. I due  si dissero entusiasti di quel dono in realtà inquietantissimo: ricostruiva il loro appartamento in ogni dettaglio. Ecco dove può spingere la passione immobiliare. Che è un pezzo della nostra storia. La parola più bella della lingua italiana 2021 non è infatti “negativo” ma “superbonus”, il talismanico procedimento che induce a pensare che sia possibile comprare delle catapecchie e poi ristrutturarle a costo zero (non è così, naturalmente, in realtà è complicatissimo e defatigante, infatti alla fine non lo fa nessuno, però adesso Draghi l’ha semplificato. Forse voleva eliminarlo, è un aiuto ai già ricchi possessori di case, ma guai: si è ormai consolidato nell’immaginario collettivo, è il reddito di cittadinanza per i proprietari immobiliari: o per chi sogna di esserlo).

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  • Michele Masneri
  • Michele Masneri (1974) è nato a Brescia e vive prevalentemente a Roma. Scrive di cultura, design e altro sul Foglio. I suoi ultimi libri sono “Steve Jobs non abita più qui”, una raccolta di reportage dalla Silicon Valley e dalla California nell’èra Trump (Adelphi, 2020) e il saggio-biografia “Stile Alberto”, attorno alla figura di Alberto Arbasino, per Quodlibet (2021).