Trabi World, Berlino, 2021 (Ansa)

Terrazzo

Un paese di plastica, anzi due

Valeria Sforzini

Al museo Vitra quarant’anni di design tedesco, dal 1949 al 1989

Da una parte una scatoletta di plastica a motore, dall’altra il “meno ma meglio” di Dieter Rams. Carenza abitativa a Est e grandi multinazionali che si affacciavano a Ovest. Mancanza di materie prime e regolamenti stringenti, contro abbondanza e innovazione: le due Germanie, che dal 1961 hanno diviso politicamente l’Europa, hanno subito un’evoluzione parallela per i quarant’anni successivi. Ma se per decenni l’auto Trabant, simbolo della Ddr, è stata considerata un rottame su ruote, oggi la stessa carrozzeria in plastica riciclata che le era valso il soprannome di “plastic bomber” l’ha resa un’auto circolare ante litteram.  

 

Allo stesso modo, la tanto bistrattata plastica era considerata un materiale nuovo ed eccitante anche per l’Ovest, nonostante i produttori avessero un accesso facilitato a fornitori internazionali e a materie prime ben più costose. La mostra “German Design, 1949-1989 Two countries, one history” inaugurata al Vitra Museum di Weil am Rhein parte da qui: dal racconto di un Paese attraverso gli oggetti che hanno scandito la quotidianità nei quarant’anni in cui il muro non è stato sufficiente a cancellare basi e visioni comuni. “Negli anni 50 la priorità era la ricostruzione – spiega al Foglio Erika Pinner, curatrice della mostra – Negli anni 60, a Ovest sono state riaperte o fondate istituzioni del design, come la scuola di Ulm. Molti progettisti, sia a Est che a Ovest, avevano condiviso lo stesso percorso di studi alla Bauhaus, ma avevano scelto di vivere in due paesi diversi, per questo, ci sono molte similitudini, come il tentativo di educare il pubblico al buon gusto, o la scelta di utilizzare pochi materiali.

 

Negli anni 70 e 80 si comincia a parlare di recupero di materiali. A Est era necessario per supplire alla mancanza di materie prime, ma il punto di arrivo è lo stesso”. All’interno della mostra, oltre all’annaffiatoio in plastica realizzato da Klaus Kunis nella Ddr, si trova il ricevitore radio ‘Weltempfänger” progettato da Dieter Rams. Uno di fronte all’altro, su schieramenti opposti, “Ma le scritte ‘Est’ e ‘Ovest’ nelle didascalie degli oggetti sono secondarie – continua Pinner – Estrapolandoli dal loro contesto, le differenze non sono così evidenti. Come se fosse il design di un unico paese”.

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