Guadagnino tra marmi e saponi

Michele Masneri

Il regista di “Call me by your name” si sta sdoppiando dopo i successi filmici in una inusuale seconda carriera

Di architetti finiti a fare i registi ce ne son tanti. Complice una laurea delle più inflazionate, le Hollywood e le Cinecittà son sempre state intasate di architetti non praticanti. Da Ennio Flaiano a Luigi Comencini a Amos Gitai, tanti han trovato sbocco al cinema (gli architetti son sempre i più disoccupati al mondo).

 

Però a fare il percorso inverso sono stati sempre pochi. Uno di questi è Luca Guadagnino. Il regista di “Call me by your name” si sta sdoppiando dopo i successi filmici in una inusuale seconda carriera. In realtà da tempo “studia” da architetto. In “Io sono l’amore” la villa Necchi Campiglio fu molto “sistemata” dal regista. E anche la casa di “Call me by your name”, la ormai celebre villa di Crema in cui abita, è stata interamente da lui disegnata. Anche nell’imminente “Suspiria” ci sono molti dettagli da lui curati.

 

I lavori però ufficiali da architetto finora son due, entrambi di interior decoration. Uno è la casa al lago del tycoon di Yoox, Federico Marchetti, tutta colori acidi, già fotografata ed esaminata dal New York Times. L’altro, più alla nostra portata, è la boutique dei fondamentali saponi Aesop a Roma. Soprattutto in questo caso il risultato stupisce, un po’ perché non si è abituati a fenomeni “cool” nella capitale ormai umiliata e smandrappata. Colpisce anche il contrasto, tra il marchio dei saponi dall’estetica ospedaliera-nordica e piazza in Lucina, teatrino barocco dello struscio romano.

Entrando, tanti dettagli interessanti. Il pavimento a rombi alternati bianchi e neri richiama la vicina basilica. Anche il lavabo monumentale (in ogni negozio Aesop al mondo c’è un lavabo, in cui ci si può andare a lavar le mani: qui è tutto di marmo e pare un fonte battesimale). C’è pure un delizioso spigolo roccioso-sbrecciato come nelle fontane berniniane o nella facciata di Montecitorio. Al soffitto, bizzarri ciuffi di saggina, “richiamo alle tradizioni dell’Agro pontino”, e però sembrano degli spazzoloni aggettanti. Ci sono poi iscrizioni dedicate alla Callas e più contorti richiami a Pasolini. Fuori, sulla piazza, i notabili mangiano il gelato da Ciampini, il principe Lillio Ruspoli passeggia con una badante, i Carabinieri della caserma fanno la guardia. Il negozio sarebbe forse piaciuto a Giulio Andreotti, politico cinéphile, che aveva lo studio qui sulla piazza.

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