I droni che volano sugli immobili di stato per aiutare a venderli. Parla il fondatore di Immodrone

Elena Bonanni

    Lo scorso settembre la Cassa Depositi e Prestiti ha bussato alla porta: “Dobbiamo mettere all’asta alcuni grandi beni del patrimonio italiano e vogliamo valorizzarli con te”. E’ allora che Simone Russo ha capito di avere raggiunto il punto di svolta con la sua Immodrone, start-up specializzata in riprese con droni nel marketing immobiliare. “Quando si fa un asta – dice al Foglio Russo – spesso le persone non si spostano dalle loro sedi, magari all’estero. Un video con riprese da droni semplifica il processo e permette la partecipazione di potenziali investitori”. Su Youtube è così possibile visionare le riprese aeree interne ed esterne della Manifattura Tabacchi di Firenze di Cdp Immobiliare. L’idea gli è venuta un anno fa, a inizio 2015, dopo un viaggio in Australia. “Lì ho capito fino a  che punto i droni possono facilitare la vita”, ha raccontato Russo, 25 anni, laurea in Bocconi, premiato con il Wired Audi Innovation Award. “Vedo i droni  come un braccio che esce dai computer – dice Russo – questa rivoluzione è per me paragonabile a quella di internet, perché si tratta di qualcosa di estremamente concreto”. Le applicazioni pratiche dei droni stanno crescendo in tutto il mondo, anche in Italia: in agricoltura, per esempio, per mettere il diserbante nei campi con maggiore precisione, ma anche in ambito pubblicitario, nella fotogrammetria e nelle ispezioni tecniche per evitare la presenza umana magari in situazioni rischiose. Persino per imbiancare le pareti di casa o, in futuro, nel settore delle consegne (che per ora non sono permesse dalla legge). Sul tema si è però già sbilanciato il colosso Amazon che tempo fa ha annunciato per i prossimi anni il progetto di consegne via droni fin davanti alla porta di casa. E Google in risposta ha brevettato negli Stati Uniti la Big G, un “recipiente per la consegna”, una sorta di contenitore su ruote pensato per ricevere il pacco direttamente dal drone, con cui comunica attraverso i segnali infrarossi, parte del Project Wing, il progetto di Google per le consegne con droni che potrebbe essere operativo nel 2017. In Italia una delle applicazioni al momento più diffuse è nel mondo immobiliare e turistico, che sia una villa di lusso da promuovere con riprese cinematografiche o un hotel che ha bisogno di valorizzarsi con riprese particolari. “Andando a cinquanta metri di altezza – dice Russo – le foto fatte dai droni offrono un’altra prospettiva e ampiezza rispetto a una foto tradizionale. In un sito vendite o prenotazioni la prima foto che si incontra è determinante per agganciare il potenziale cliente”. Un’opportunità di differenziazione (e a costi contenuti rispetto a un elicottero per esempio) che diventa interessante in un mercato da 4 milioni di immobili in vendita a fronte di 500 mila compravendite. Certo è che Russo un anno fa non era certo il solo a interessarsi di droni a livello imprenditoriale. In Italia ci sono circa 800 piccole aziende che lavorano con i droni. “La differenza – dice Russo – è che noi siamo specializzati sulle riprese di qualità immobiliari e localizzati su scala nazionale attraverso una rete di 30 piloti con un modello in stile Airbnb e Uber: come loro non hanno né case né auto, io non possiedo droni. Sono andato dai piloti, che lo facevano per passione, offrendo loro una prospettiva di lavoro. Li ho federati e formati chiamando un regista e un architetto”.  Non un lavoro scontato se si pensa che non esiste un vero e proprio mercato. “Il percorso - racconta Russo - è stato di tanto sacrificio. Devi farti conoscere, spiegare perché il drone è utile, convincere persone che non ne conoscono le opportunità. Bisogna vendere una prospettiva”. Così Russo ha bussato di porta in porta. “Ho usato tutte le leve del marketing e mi sono presentato anche al direttore marketing di Sotheby’s. Che mi ha dato fiducia. Il primo lavoro con loro è stata una villa a Laglio a fianco di quella di George Clooney”. Sulle case di lusso, che hanno acquirenti soprattutto stranieri, gioca infatti molto anche l’aspetto emozionale. “Dopo l’applicazione delle immagini dei Droni – dice Russo – Sotheby’s ha sperimentato un aumento del 400 per cento di persone che andavano a visitare l’immobile, il che significa moltiplicare di quattro volte le possibilità di vendita”.

     

    Come entrare in un mercato da 15 mld?

     

    Russo ha ricevuto aiuto dall’incubatore I3P del Politecnico di Torino e si è recentemente allargato al settore degli yacht: ha cominciato con diecimila euro, e dopo tre mesi ha raggiunto il pareggio dell’investimento. Oggi il fatturato, su cui Russo non si sbottona, raddoppia ogni mese. Complessivamente in Italia, nel 2015 il giro di affari di tutto il settore dei droni è stato attorno ai 350 milioni di euro. L’Ue prevede che nei prossimi 10 anni il mercato dei droni, vendita e servizi, varrà 15 miliardi di euro. Come espandersi all’estero? Serve un progetto maggiormente scalabile e che sia guidato dagli stessi attori del mercato. Russo ha lanciato Dronersclub.com, piattaforma dedicata al mondo dei droni, riferimento in Europa per piloti professionisti e appassionati di velivoli a pilotaggio remoto. “La piattaforma – dice Russo – permette l’incontro tra la domanda di servizi e l’offerta di chi ha droni e li sa pilotare. Ma è anche un’opportunità per inventarsi un lavoro: sulla piattaforma un giovane può comprare il drone, trovare le scuole di volo per ottenere la patente e mettere in vetrina i propri servizi”. Sulle transazioni la piattaforma guadagna una commissione poco inferiore al 10 per cento. “E’ una soluzione molto più scalabile – dice Russo – ma che richiede altri tipi di investimenti: dalla pubblicità all’infrastruttura. Per questo stiamo valutando l’ingresso di investitori”.