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Le dimissioni
Obradović si dimette. L'allenatore più vincente della storia del basket lascia il Partizan
Dopo aver perso sette delle ultime otto partite di Eurolega, il coach serbo ha rilasciato un comunicato per ufficializzare il suo addio alla società. In poco più di trent'anni, tra Nazionale e club, ha vinto 67 trofei
"Non lo so". Al termine della partita di Eurolega contro i greci del Panathinaikos queste sono state le uniche parole che il coach del Partizan Belgrado Željko Obradović è riuscito a dire quando gli è stato chiesto se ci fosse un modo per ribaltare un inizio di stagione nella massima competizione europea di pallacanestro per club in cui la sua squadra ha perso sette delle ultime partite. Dove non arriva la parola, arrivano però i fatti e poco dopo la fine del match ha rilasciato un comunicato che sanciva il suo addio al Partizan, squadra forgiatrice di eccellenti cestisti, l'ultimo dei quali, in ordine cronologico, è Nikola Jokic: "Sfortunatamente è arrivato il momento di prendersi le responsabilità per tutte le cose sbagliate che sono successe in questa stagione e di consegnare le mie dimissioni irrevocabili". I segnali però erano nell'aria: qualche giorno prima, durante una conferenza stampa aveva detto che i suoi giocatori si erano resi responsabili di una prestazione "vergognosa" dicendo che "non pensano al basket, prima e dopo la partita stanno sempre al telefono".
E così, dopo sette anni trascorsi sul campo da playmaker e sei in panchina da coach, dice addio al Partizan l'allenatore più vincente della storia della pallacanestro. In Europa ha allenato diverse squadre e, ovunque sia andato, ha vinto. Perché se c'è qualcuno che sa come farlo, quello è Obradović. Una volta arrivato ad Atene, è rimasto per tredici anni sulla panchina del Panathinaikos, in quell'arco di tempo ha vinto il campionato per undici volte (di cui nove consecutive) e sette volte la Coppa di Grecia. Poi attraversa il Bosforo e approda al Fenerbahçe, l'attuale squadra del capitano azzurro Nicolò Melli. Con il club turco ha alzato il trofeo nazionale quattro volte, la Coppa di Turchia tre volte e altrettante volte la Coppa del presidente. Poi dopo quasi trent'anni è ritornato a casa, nella sua Belgrado e dal 2021 a oggi ha portato a casa due Leghe adriatiche, il campionato serbo. Obradović non è stato capace solo di portare le sue squadre in vetta alla classifica solo all'interno dei confini nazionale, ma ha imposto il suo dominio anche sul palcoscenico europeo più importante, l'Eurolega. L'allenatore serbo detiene infatti il record di trofei vinti: uno con il Partizan Belgrado, con la Joventut Badalona e con il Real Madrid, quattro con il Panathinaikos e l'ultimo con il Fenerbahçe, quando ha conquistato il titolo assieme a un altro uomo dei record: Luigi Datome, il cestista con 203 presenze con la maglia della Nazionale maggiore - il conto arriva a 323 se consideriamo anche le partite giocate con le giovanili.
Tra le poche vittorie europee di questa stagione, una è stata contro la Milano di Ettore Messina, dimessosi da capo allenatore anche lui pochi giorni prima di Obradović e sostituito da Peppe Poeta - che ha vinto la prima partita sotto la sua gestione dedicando la vittoria al precedente coach.
Durante la conferenza stampa, un giornalista gli ha detto per provocarlo: "I tifosi vogliono vincere qualcosa di importante. Li avrai sentiti i cori, no?". Dopo cinquant'anni passati a vincere da giocatore prima e da allenatore poi in tutta Europa, la risposta del serbo riassume tutta la sua essenza: "Secondo te, ci alleniamo tutti i giorni per perdere? Qual è la mia professione? Perché faccio questo mestiere? Per perdere? In effetti nella mia carriera ho dimostrato di essere un perdente". Ha detto l'uomo, che tra nazionale e club, è riuscito a vincere 67 trofei ed è considerato da tutti il coach più vincente della storia del basket.