Foto LaPresse

dopo la vittoria in Coppa Davis

Cosa ci dice dell'Italia del tennis l'esplosione della Nazionale

Giorgia Mecca

Quella azzurra dimostra di essere la squadra più forte del mondo anche senza i suoi uomini di punta: una vittoria di sistema, di circoli, maestri e ragazzi cresciuti insieme, che oggi portano sul campo lo stesso spirito azzurro che ha fatto la storia nel 2006

Il rischio, gli anni scorsi, era quello di confondere la parte per il tutto. Abbiamo il numero uno del mondo in squadra, dunque siamo la squadra numero uno del mondo. Un punto e mezzo, facciamo anche un punto e tre quarti assicurato, singolo e doppio, ancora prima di scendere in campo. Come se tutto fosse riconducibile a una persona soltanto. Anche nel tennis esistono i numeri 10, sono quelli su cui si ferma l’inquadratura, naturalmente al centro della scena mentre gli altri naturalmente fanno un passo indietro. E’ di loro che si parla, anche quando sono assenti, anche quando sono loro stessi a farlo notare: “Abbiamo una squadra fortissima anche senza di me”.

La verità è che l’Italia del tennis sa come confermarsi la squadra migliore del mondo anche quando il numero uno e il numero due non giocano. Ed è questa la notizia. La vittoria dei fuoriclasse e del sistema, non solo accademie ma circoli, non solo supercoach ma maestri che diventano il loro corrispettivo inglese (come se fosse una skill ulteriore) dopo una gavetta fatta di infinite sveglie di domeniche mattina per andare al campo, anche nel mese di gennaio quando anche a Roma fa freddo e ci sono le vacanze di Natale ma tu porti i tuoi allievi a giocare il Lemon Bowl.

Era il 2011, Berrettini giocava l’under 16 ed era allievo di Vincenzo Santopadre e Stefano Cobolli, il papà di Flavio. Tutto in famiglia, nel suo significato migliore. In quegli anni Flavio è l’ombra di Matteo. Ad Alessandro Nizegorodcew che chiede al piccolo Flavio, allora under 10 e se gli piacerebbe diventare l’allievo di Matteo, lui risponde: “Eh magari”. Foster Wallace diceva che i propri idoli bisogna sceglierli con cura, perché rimarranno con noi a lungo. Ed eccoli, infatti, in un pomeriggio di novembre di quattordici anni dopo. Ancora loro, Flavio e Matteo (con in panchina ancora loro, Stefano e Vincenzo che oggi segue Lorenzo Sonego e anche questo vuol dire qualcosa) che portano all’Italia il punto numero uno e il punto numero 2 per la terza vittoria consecutiva.

Era il 20 ottobre scorso quando il capitano Filippo Volandri ha diramato la lista dei preconvocati in cui era incluso Cobolli, la sua prima reazione è stata: “Se sono felice? Io per la maglia azzurra mi farei tagliare un dito”. Meglio non metterlo alla prova e meglio averlo conservato integro. Di Berrettini già si sapeva. Anche quest’anno aveva fatto piú di un pensiero al ritiro. È stato Jannik Sinner durante un allenamento in estate a convincerlo a provarci ancora. Davis Man fino al midollo anche fuori dal campo, anche quando durante i controlli antidoping subito dopo il match contro Carreno Busta ha ricevuto un messaggio da Lorenzo Sonego che gli suggeriva di darsi una mossa e ritornare a sedersi in panchina perchè il suo compagno di squadra aveva bisogno di lui. Il tennis è lo sport in cui si gioca da soli, ma se alzi lo sguardo e ci sono Berrettini e Sonego che si mettono una mano sul cuore e ti dicono di crederci ancora tu non sai come mai ma ci credi ancora. “Abbiamo fatto come l’Italia del 2006, tutta la vigilia a giocare alla play station”, ha detto Cobolli dopo la vittoria, prima di far partire lo stesso coro di quei Mondiali, quel popopopopopo di quando Cobolli aveva 4 anni appena compiuti, Berrettini 10 anni, Sonego 11, Vavassori 10, Bolelli era il piú grande e infatti può permettersi di chiamare i suoi compagni “un branco”.

Gli under 30 di quegli anni ricordano quello che hanno rivisto sotto forma di reel. Grosso, Cannavaro, Pirlo, Materazzi. Il cielo sopra Berlino. Da piccoli tutti loro hanno sognato di fare i calciatori, ma è grazie a loro, al tennis e non al calcio, se il cielo è ancora azzurro sopra Berlino, Bologna, o da qualche parte nel mondo.

Di più su questi argomenti: