Il calciatore della Juventus Filip Kostić (foto LaPresse)
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Filip Kostic chiedeva solo un'occasione
In estate la Juventus ha provato in ogni modo a liberarsi del giocatore serbo. L'esterno però è rimasto chiedendo solo un'opportunità che è arrivata dopo l'esonero di Igor Tudor
Mentre il sole scaldava Torino e l’estate la svuotava di gente e di voglia di fare, un uomo correva con poca gente attorno e la sensazione che in quella città, che pure gli era piaciuta dal primo momento che l’aveva vista, l’avrebbe dovuta lasciare per diktat altrui. Fosse stato per lui non se ne sarebbe andato, ma si stava convincendo, lo stavano convincendo, che una nuova casa, una nuova città, una nuova esperienza fossero necessari. Così gli dicevano in tanti, praticamente tutti quelli che incrociava. Soprattutto quelli in camicia e pantaloni eleganti che ogni tanto si affacciavano negli spogliatoi o sulle tribunette del campo di allenamento. Loro avevano già deciso il suo futuro, e senza nemmeno interpellarlo. Anche perché se l’avessero interpellato lui avrebbe provato a convincerli che lui a Torino, con la maglia della Juventus addosso, ci stava bene e avrebbe voluto continuare a stare bene lì. Del resto era convinto che prima o poi un’occasione l’avrebbe avuta. Gli bastava quello: un’occasione.
Nessuno però riteneva fosse il caso di concedergliela. E non per crudeltà. Se si trovava in quella condizione, era perché un po’, un bel po’, se l’era cercata.
Quando era arrivato a Torino nell’agosto del 2022, lo avevano accolto come un divo. Il suo nome, Filip Kostić, aveva iniziato a occupare le speranze dei tifosi bianconeri. E a ragione. Perché quello che l’esterno serbo aveva fatto in Germania e in Europa con addosso la maglia dell’Eintracht Francoforte, era tanta roba. Assist, gol, dribbling, cross, sgroppate sulla fascia. E tutte con l’eleganza di chi certe cose gli vengono assai semplici. Con la maglia bianconera poteva solo migliorare, pensavano i tifosi.
Non andò così. Se non ogni tanto. Un ogni tanto che si trasformò presto in un quasi mai. E poi, un anno e mezzo dopo, in un mai.
Nell’estate del 2024 finì al Fenerbahçe con la speranza, per molti, di non vederlo più con la maglia bianconera addosso.
Nemmeno quella volta andò così. Perché in Turchia Filip Kostić giocò maluccio a tal punto da convincere i dirigenti della squadra di Istanbul di rispedirlo al mittente come un maglione fallato preso in uno store online.
E così i dirigenti bianconeri si ritrovarono un giocatore in più da vendere. Si sarebbero accontentati di due spicci, ma alla porta della Juventus chi bussava nemmeno quei due spicci voleva scucire dal portafoglio. Finirono per convincersi di farlo partire gratis. E ce l’avrebbero pure fatta se non si fosse messo in mezzo proprio Filip Kostić, ridestatosi dal sonnellino di due anni che si era concesso, dicendo che no, lui non se ne sarebbe andato come una merce avariata. Perché lui, diceva senza che nessuno lo stesse a sentire, non era quel giocatore da due spicci che sembrava.
Fu così che Filip Kostić rimase a Torino. Fu così che Filip Kostić si mise in testa di dimostrare di essere quel giocatore per il quale si era messa in coda mezza Premier League anni, troppi anni, prima.
Lo credevano matto. Eppure a volte ciò che sembra folle è solo una lucida accettazione della realtà mescolata con un po’ di sfrontato ottimismo.
L’addio a Igor Tudor si trasformò nell’occasione che Filip Kostić aveva atteso dall’estate. Si fece trovare pronto. Soprattutto si è fatto trovare in campo nella sua veste migliore, quella dell’uomo che corre, dribbla, crossa, rientra come se la fascia di un campo di calcio fosse l’estensione del suo corpo. E ogni tanto segna, come nelle due ultime partite nelle quali ha giocato.
Anche quest'anno c'è Olive, la rubrica di Giovanni Battistuzzi sui (non per forza) protagonisti della Serie A. Piccoli ritratti, non denocciolati, da leggere all'aperitivo. Qui potete leggere tutti gli altri ritratti.