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Il foglio sportivo - IL RITRATTO DI BONANZA
Da Sinner a Brignone, la forza del doppio
Il tennista è un buon ragazzo che diventa cattivo quando deve stendere l'avversario, ma che si trasforma in farfalla quando si posa sui suoi affetti più cari. La sciatrice è forte, ma è stata debole nel farsi male, è unica, ma viene da una madre che è stata campionessa
Immersi come siamo nella dittatura della tecnologia (perché di questa siamo vittime), stiamo dimenticando l’uomo. Lo sport ci aiuta a ritrovarlo, in tutte le sue dimensioni. Nella forza di volontà che spinge un Sinner a cambiare per migliorarsi giorno dopo giorno, nella tenacia che porta una Federica Brignone a insistere senza una gamba (brutalizzo per rendere l’idea), per tornare a competere sugli sci. In entrambi i casi, siamo difronte a uomini e donne che acquistano potenza nel misurarsi con il proprio doppio. Sinner è un buon ragazzo che diventa cattivo quando deve stendere l’avversario. È un atleta velocissimo che camminando rallenta in maniera quasi grottesca, caracollando strano. È un formidabile colpitore di palla, violento e risoluto, che si trasforma in farfalla leggera quando si posa sui suoi affetti più cari, i genitori, la fidanzata, cingendoli senza stringerli mai. È un sorridente giovane che si fa serio all’improvviso, quasi minaccioso, quando parla del lavoro che fa, dell’impegno che ci mette.
Federica Brignone ha subito un incidente gravissimo, il peggiore che le potesse capitare da atleta dello sci, la frattura scomposta del piatto tibiale. È come se le si fosse staccata la gamba dal femore in giù. Un bravo ortopedico gliel’ha riattaccata, ma il danno non si potrà mai cancellare del tutto. Quanto le resterà nella memoria davanti al primo cancelletto? Federica è forte, ma è stata debole nel farsi male. Federica è unica, ma viene da una madre che è stata campionessa. Federica è pesante, con quelle gambe muscolose, le spalle larghe e il busto profilato di addominali, ma è leggera sulla neve, come deve esserlo chi scivola per vincere. Sinner e Brignone sono due figure unite anche dal proprio doppio. Come gestiscono l’altra metà di sé? È un tema affascinante che si è affacciato in questi giorni con la scomparsa delle gemelle Kessler. Hanno vissuto insieme per tutta la vita e deciso di farlo anche dopo la vita. Una di fronte all’altra si sono specchiate, piaciute e date sostegno conquistando il successo.
Nessuna delle due è stata il personaggio principale, Ellen e Alice si sono sovrapposte e poi disgiunte in sincronici passi di danza. Hanno messo in scena, mostrandocelo attraverso la loro bella immagine, ciò che intimamente siamo, un doppio. Viviamo l’altro con affetto o nel conflitto, dipende dalle storie. Quella di Sinner e Brignone è stata e sarà comunque vada, una storia vincente. Il doppio che si esalta nel singolo, conquista la luna, ci vede piccoli e forse sorride delle nostre umane debolezze.