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l'intervista

Pombeni (Mulino): “Giusto giocare Virtus Bologna-Maccabi Tel Aviv, cedere ai Pro Pal sarebbe una follia”

Ruggiero Montenegro

Il direttore della storica rivista bolognese difende la scelta di disputare la partita contro la squadra israeliana, nonostante le tensioni e le proteste annunciate: “Non si può cedere al veto delle piazze”, dice

Ci sono le giuste preoccupazioni, ma prima ancora va considerata una questione di principio. “La partita va giocata”, dice al Foglio Paolo Pombeni, il direttore della storica rivista bolognese il Mulino. “Decidere di rinviarla, cedendo alle richieste di un gruppo, per quanto ampio possa essere, non penso fosse la giusta soluzione. Ovviamente questo non toglie il fatto che si rischia un impatto molto pesante sulla città, ma l’idea di voler impedire una manifestazione mi sembra una follia”. Lo storico e professore emerito di Scienze politiche all’Alma mater, parla di Virtus Bologna-Maccabi Tel Aviv, la sfida di Eurolega che si disputerà questa sera, dopo le polemiche – anche aspre – tra il sindaco del Pd Matteo Lepore e il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Sono annunciate manifestazioni pro Pal e contestazioni contro Israele e la squadra israeliana, come già accaduto per altre manifestazioni sportive. Per esempio a Udine in occasione della sfida tra la nazionale italiana di calcio e quella di Israele, quando si registrarono scontri tra manifestanti e forze dell’ordine. In questi giorni il primo cittadino bolognese ha usato parole dure nei confronti del Viminale. Per Lepore non c’erano le condizioni per giocare. E pur garantendo la massima collaborazione ha accusato Piantedosi di aver forzato la mano, senza ascoltare le preoccupazioni della città. “Ha scelto di usare i muscoli”, è stato l’attacco del sindaco che avrebbe preferito un altro approccio. O quantomeno che il match europeo di pallacanestro non si giocasse al Paladozza, in zona centrale, ma per esempio all’Unipol arena di Casalecchio di Reno. Dal Viminale e dalla questura hanno ribadito invece la bontà della loro scelta, “possiamo garantire l’ordine pubblico”, rispedendo al mittente ogni addebito.

Professore, lei che idea si è fatto? “Tutto questo, purtroppo, fa parte del gioco politico che caratterizza questo momento storico, in cui non si riesce più a ragionare se non per contrapposizioni politiche. Vale da una parte e dall’altra”, dice Pompeni nella consapevolezza che i rischi per l’ordine pubblico non possono essere negati. Sarà infatti istituita una zona rossa e aree di prefiltraggio intorno all’impianto, divieti di sosta, limitazioni alla mobilità e all’orario scolastico. “E’ giusto che si giochi”, ribadisce Pombeni. “Dopodiché se la partita fosse stata spostata in un’altra sede, meno centrale e meno soggetta al caos, non mi sarebbe apparsa una scelta compromettente. Nel senso: non cediamo a una imposizione di pochi ma allo stesso tempo teniamo conto che la minaccia di disordini c’è ed è vera”, spiega il professore. Tra i timori evidenziati dalle forze dell’ordine c’è quello che alla protesta bolognese possano aggiungersi attivisti da altre parti di Italia, con intenti non necessariamente pacifici. “Arriveranno sicuramente. Anche perché le realtà bolognesi, intendo quelle particolarmente animate, sono in realtà una piccola minoranza”. Adesso, è l’auspicio di Pombeni (e della città di Bologna), è che sabato mattina non tocchi fare la conta dei danni. Una prospettiva che anche lo stesso Lepore ha dovuto mettere in conto.

“Ci auguriamo davvero che non accada nulla – dice il direttore del Mulino – e speriamo che per una volta si capisca che non creare caos, non alimentare disordini va a vantaggio della protesta e della causa che si sostiene”. Per Pombeni questo eviterebbe agli attivisti di prestarsi anche alla strumentalizzazione, alle accuse di antisemitismo e alla polemica politica. “E chi diceva ‘brucerà la città’, dovrebbe allora ricredersi. Mentre i manifestanti porterebbero a casa anche un bel successo d’immagine. Ma – conclude il professore, un po’ disilluso – temo proprio che questo tipo di razionalità non ci sia”.

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