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Nuove tendenze
In Serie A è scomparso il traghettatore
La Juventus con Spalletti, l'Atalanta con Palladino, la Fiorentina con Vanoli e il Genoa con De Rossi. Ora le società quando esonerano un allenatore cercano di sostituirlo con un altro che possa restare sperando in un nuovo ciclo
L’orizzonte della terza sosta di campionato nell’arco di due mesi si è rivelato troppo seducente, irresistibile per le società che ritenevano di dover cambiare qualcosa. C’è chi ha cambiato con un paio di giornate d’anticipo e chi invece ha proprio atteso le due settimane di stop, momento certamente propizio per impostare un lavoro di più ampio respiro. Eppure, dopo molti turni senza nemmeno uno scossone, a far rumore sono soprattutto i profili delle squadre che hanno scelto di cambiare guida tecnica: almeno tre su quattro (Juventus, Atalanta e Fiorentina) avevano fissato a inizio anno obiettivi di alto o altissimo profilo, mentre il Genoa aveva quantomeno il desiderio di una salvezza tranquilla con Vieira in panchina.
C’era una volta il traghettatore, figura selezionata da squadre o totalmente disperate e rassegnate all’epilogo negativo, o da società rimaste a metà del guado, disposte a mettersi in stand by per qualche mese. Una tendenza che le decisioni di questo novembre hanno però spazzato via: non soltanto la Juventus, che affidandosi a Luciano Spalletti, per quanto con un contratto breve, ha chiaramente scelto quello che immagina possa diventare l’allenatore del prossimo ciclo, ma anche Atalanta, Fiorentina e Genoa, alle prese con delusioni diverse ma giunte a conclusioni simili.
I riflettori sono ovviamente puntati sull’ex commissario tecnico della Nazionale, accorso al capezzale di una Juventus intrappolata in una serie infinita di pareggi e di equivoci tattici: eppure, dopo il pareggio nel derby, si sono già sentiti i primi fischi riservati alla nuova gestione, a conferma che di pazienza ce ne è ormai davvero poca in giro. E sabato dovrà vedersela proprio con la grande delusa (e spaventata) di questa prima fetta di campionato, la Fiorentina mestamente ultima in classifica. In un momento così difficile, Vanoli ha cercato innanzitutto di far capire a tutto l’ambiente che è l’ora di mettersi l’elmetto: “Adesso bisogna fare le cose basiche, anche elementari. Poi, a stagione in corso, si può anche cambiare in base alle esigenze”, ha detto in un esercizio di brutale realismo. Sarà per lui la seconda partita in viola – era già in panchina a Marassi, contro l’altro subentrato De Rossi – ma la prima con due settimane di lavoro alle spalle.
È invece la giornata del debutto per Raffaele Palladino, che da Firenze se ne era andato a inizio estate lasciando sul tavolo un ricco contratto: sembrava avesse già il piano B in mano, invece ha preferito aspettare. Arrivare al posto di Ivan Juric alla guida dell’Atalanta vuol dire avere una sorta di cuscinetto tra sé e l’eredità ingombrante di Gian Piero Gasperini: inoltre, la situazione di classifica non è così drammatica, visto che il settimo posto del Como dista solamente cinque punti e in Champions la situazione è tutt’altro che compromessa. Ma sarà comunque una svolta tattica, visto che tra gli allievi del Gasp, Palladino è quello più orientato al possesso palla e alla gestione dei ritmi. E il calendario comincia in salita, con la sfida in casa di un Napoli ferito e arrabbiato.
Daniele De Rossi ha invece scelto di abbracciare la passione genoana, già tastata dalla tribuna del Ferraris in occasione del 2-2 contro la Fiorentina, osservato da allenatore in carica ma squalificato proprio per via di un rosso rimediato all’ultima da allenatore della Roma. Con il Cagliari ci sarà un’altra sfida ad alta tensione, in cui i punti rischiano di pesare doppio, perché nella lotta per la salvezza la differenza può farla anche la capacità di togliere punti agli avversari.
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