Il ct della Nazionale Gennaro Gattuso (foto LaPresse)
qualificazioni mondiali
Non è colpa dei tifosi se criticano la Nazionale allo stadio durante Moldova-Italia
Perché Gennaro Gattuso sbaglia a considerare vergognoso il coro "A lavorare, andate a lavorare" intonato dai supporter italiani allo Stadionul Zimbru
Giovedì sera, il commissario tecnico della Nazionale italiana, Gennaro Gattuso, si è detto soddisfatto di come i suoi giocatori hanno giocato. L'Italia ha vinto 2-0, quinta vittoria consecutiva su cinque partite con il ct in panchina, terza gara senza subire un gol. Una vittoria per lo più in trasferta, a Chișinău contro la Moldavia.
Giovedì sera, Gattuso invece non si è detto soddisfatto dei tifosi, anzi, a suo avviso quanto è accaduto allo Stadionul Zimbru è stato una vergogna: "È una vergogna la contestazione dei tifosi, mi dispiace quello che ho sentito oggi. Non è il momento di dire ai giocatori di andare a lavorare: bisogna stare uniti, perché la squadra sta combattendo in campo con le difficoltà e sentire 500 tifosi che contestano fuori casa non lo accetto".
Gattuso faceva riferimento al coro, levatosi dalle tribune alla metà del secondo tempo: "A lavorare, andate a lavorare". Un coro cantato sul risultato di 0-0, dopo 73 minuti nei quali l'Italia aveva giocato benino, quasi sempre palla al piede, tirando diverse volte in porta, quasi sempre male. E contro una Nazionale che è da un anno che non vince, che l'ultima vittoria l'ha ottenuta contro Andorra e che occupa la 153esima posizione del ranking Fifa. Gattuso ha detto che "non esistono partite facili", che "mettendo 11 giocatori nuovi dal primo minuto oggi pensavo che potevamo pure perderla" (peraltro non vero). Giustificazioni da perfetto manuale di conversazione per un allenatore italiano.
Bisognerebbe chiedersi cosa c'è di vergognoso nel dire in uno stadio "A lavorare, andate a lavorare". Non è stato usato turpiloquio, non c'è stata nessuna offesa, nessuna lesa maestà. Considerare vergognoso un coro rivolto ai giocatori della Nazionale, è un problema culturale, oltre che sportivo. Il considerare la Nazionale incriticabile, il pensare che i tifosi debbano supportare e basta, senza nemmeno poter muovere critiche a chi per 88 minuti non è riuscito a segnare una Nazionale che in sette partite giocate in queste qualificazioni ai Mondiali 2026 ha subito 28 gol (11 dalla Norvegia), è l'ennesima dimostrazione di come il calcio italiano continui a giustificarsi e autoassolversi.
La partecipazione alla Coppa del mondo 2026 passerà, ancora una volta, dai playoff. Certo non è colpa di Gennaro Gattuso: contro la Norvegia a guidare la disfatta azzurra c'era Luciano Spalletti. Eppure il commissario tecnico azzurro, nell'intervista post partita, affronta il tema scaricando, per l'ennesima volta le responsabilità: "Il record di sei partite vinte dall'Italia? Dovete chiederlo a chi fa i gironi e le regole. Nel 1990 e 1994 c'erano due africane, adesso sono 8... Non è una polemica, ma ai nostri tempi la migliore seconda andava direttamente ai Mondiali".
Insomma se l'Italia è diventata una squadra di secondo piano nel panorama mondiale lo si deve ai tifosi ingrati e ai sistemi di qualificazione che danno più posti all'Africa in una Coppa del mondo alla quale parteciperanno 48 squadre e 16 europee, tre posti in più di quelli riservati all'Uefa in Qatar.
Bene così, facciamoci del male.