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Il coraggio di cadere di Ivan Jurić
Dall’11 novembre 2024 all’11 novembre 2025, l’allenatore croato è stato esonerato tre volte. Si potrebbe parlare di fallimento, ma le sfide che Juric ha scelto di affrontare nascevano da situazioni già al limite, e accettarle era possibile solo per chi ama il rischio
Ci mancava solo l'eredità del Gasp. Ivan Jurić non ce l'ha fatta neanche con l'Atalanta. Esonerato per la seconda volta nell'ultimo anno: prima dalla Roma e poi dai neroazzurri. In mezzo la rescissione consensuale con il Southampton, la squadra che lo aveva chiamato per tentare una disperata salvezza. Tutto si può dire di lui tranne che gli manchi il coraggio per affrontare sfide complesse, ma forse, questa volta erano più grandi di lui.
L'anno scorso, ha sostituito Daniele De Rossi, cacciato dalla panchina della Roma dopo 4 giornate di campionato nel malcontento generale - per usare un eufemismo - dei tifosi giallorossi. Era l'occasione per fare il grande salto dopo le buone gestioni di Verona e Torino, ma dura poco: 12 partite e una media di 1,25 punti, proiettando la squadra verso una stagione anonima, con un sguardo verso la parte bassa della classifica. Getterà, involontariamente, le basi per il ritorno di sir Claudio Ranieri che ribalterà completamente la stagione.
Ci ha riprovato, poco dopo, in Inghilterra. Destinazione Southampton. Se abbia o meno le qualità per essere un grande allenatore non sta a noi dirlo, di certo Jurić non ha la British attitude. Tutt'altro che elegante e composto. Diventò virale la sua risposta (tra le tante) a una domanda un po' velenosa di un giornalista ai tempi del Genoa in conferenza stampa: "Ma che c*zzo di domanda è?".
Tornando alla Premier League, la stagione del Southampton era partita male, navigava nei bassifondi della classifica. Dopo 4 mesi, l'avventura inglese del croato si ferma, stavolta con numeri horror: 16 partite e 0,44 punti di media. Il Southampton retrocede in Premiership sette giornate prima della fine del campionato inglese, un record.
Poi l’addio sofferto di Gasperini all’Atalanta ha liberato la panchina a Bergamo. Sembrava impossibile, per alcuni, che un allenatore esonerato due volte in neanche 8 mesi potesse essere chiamato alla guida di una squadra che si era qualificata alla Champions League. La sfida era poi ancor più tosta: raccogliere l’eredità di un allenatore capace di vincere l’Europa League con una cosiddetta provinciale. Sembrava una morte annunciata.
Jurić lo sa e se ne frega, la proposta arriva e accetta la sfida. D’altronde è un allievo di Gasperini e, rispondendo a una domanda sulla pressione del confronto con il suo predecessore, ha dichiarato che “c’è amore” nei suoi confronti. Undici partite in campionato, 13 punti, un altro esonero. Il destino, a volte, sa divertirsi e la fine del rapporto con la Dea è arrivato l’11 novembre 2025, a un anno esatto da quello alla Roma. In 365 giorni Ivan Jurić ha fatto vedere poco e niente del suo calcio, mai riuscito ad entrare nella testa dei tanti giocatori che ha conosciuto quest’anno. Alcuni hanno già emesso la sentenza su che tipo di allenatore è, altri neanche lo vedono più sulla piazza: ha fallito, dicono. Tutto comprensibile, ma non si dica che Ivan Jurić non sappia affrontare le difficoltà e metterci la faccia, qualunque cosa accada. Le cause difficili – non perse – le ha abbracciate con coraggio tre volte in un anno, e per tre volte il risultato non è stato quello sperato. Si dice però che, dopo aver toccato il fondo, si può solo risalire.