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Il foglio sportivo
La settimana santa del tennis. Le Finals a Torino sono un palcoscenico per tutto il movimento italiano
Il torneo permette di dimostrare quanto siamo capaci di organizzare un evento attorno al nostro campione. Dietro Sinner c'è tanto altro: dalle ragazze di Garbin che hanno rivinto la Billie Jean Cup per il secondo anno consecutivo, ai ragazzi di Volandri che possono riconquistare la Coppa Davis
Quella che sta per cominciare a Torino è la settimana santa del tennis italiano, quella che a differenza delle altre non mette al centro del mondo solo un uomo, il nostro numero 1, ma tutto il sistema tennis. Se per tutto l’anno l’Italia del tennis è Jannik Sinner, nella settimana delle Nitto Atp Finals torinesi è tutto il nostro movimento a entrare in campo dimostrando quanto siamo capaci di organizzare un evento attorno al nostro campione. Le Finals sono diventate un business enorme per chi ha cominciato a investire sul tennis prima che quasi tutta Italia diventasse Sinner dipendente. Ci sono ricadute importanti sul territorio, sugli sponsor, persino sulla ricerca scientifica come avete potuto leggere. Portare le Finals in Italia battendo una concorrenza che non era semplice battere è stato un colpo di genio che anche i grandi nemici del presidente Binaghi non possono negare.
Ma aver avuto le finali per cinque anni non sarebbe bastato se tutto attorno non fosse stato costruito quel che è stato costruito a Torino, dove una città intera ha capito l’importanza dell’evento e l’occasione per mettersi in mostra, recuperando, almeno per una settimana, quanto si è perso restando a guardare Milano e Cortina che organizzano i Giochi invernali. Angelo Binaghi è presidente della Federtennis dal 2001, l’anno in cui a San Candido è nato un bel bambino dai capelli rossi. Se quel bambino avesse deciso di continuare a sciare oggi probabilmente non avremmo solo Federica Brignone e Sofia Goggia con le quali sognare un oro olimpico nello sci. Ma quel bambino, a un certo punto della sua vita, ha scelto il tennis e trovato in Italia chi lo accompagnasse nella crescita impedendogli di dilapidare quel talento che il Signore gli aveva dato. Prima dalle parti di casa, poi da Riccardo Piatti ha trovato le condizioni per cominciare il percorso che lo ha portato a diventare il numero 1 al mondo, una posizione che nessun italiano aveva mai occupato prima. E mentre Jannik diventava grande, attorno a lui ripartiva anche il tennis italiano che oggi si trova ad avere una coppia di ragazze campionesse olimpiche nel doppio come Errani e Paolini e più giocatori nelle prime posizioni del ranking di quanti ne avesse mai avuti.
Dietro a Sinner c’è tanto altro. Le ragazze di Tathiana Garbin che hanno rivinto la Billie Jean Cup per il secondo anno consecutivo, i ragazzi di Volandri che anche senza Sinner possono sognare di conquistare per il terzo anno consecutivo la Coppa Davis. Il tennis italiano ha saputo farsi trovare pronto: nel momento in cui è sbocciato il fiore più bello, attorno c’era un giardino pronto ad accoglierlo e non un ammasso di erbacce. Ora bisogna continuare a curare il giardino e quel fiore che il mondo ci invidia. Lui, da parte sua, ha scacciato quei parassiti che gli giravano attorno dopo la sua rinuncia a vestirsi d’azzurro per la finale di Davis: “Io sono orgoglioso di essere italiano, sono molto felice di essere nato in Italia e non in Austria o da un’altra parte – ha detto a Federico Ferri che lo ha intervistato per Sky – perché ho sempre detto e lo ribadisco con tanta onestà che questo paese si merita molto di più anche di quello che sto facendo io”. Le Finals ancora una volta sono un ennesimo punto di partenza e non un punto di arrivo.