Foto Ansa

I sonnellini di Jannik Sinner

Giuliana Lorenzo

Risate, arrabbiature e scaramanzie del di nuovo numero uno al mondo del tennis mondiale che da domenica 9 novembre giocherà le Nitto Atp Finals 2025

“Stai dicendo che sono vecchio”, tuona Darren Cahill rivolgendosi a Simone Vagnozzi e tra una risata e l’altra, il coach italiano e l’attuale (e per il momento temporaneo) numero uno del ranking Jannik Sinner, dicono: "Si chiama esperienza”. Al Nike Store di Torino, il tennista ha preso parte a un talk organizzato dal suo sponsor con il proprio team. A pochi giorni dalle Nitto Atp Finals si respira serenità e complicità. Lo dice anche Vagnozzi: il “segreto” è la condivisione e la reciproca fiducia ed onestà. Dietro l’apparente immagine algida che spesso trasmette l’altoatesino, si cela un ragazzo che appena ha modo si lascia andare, ride tantissimo e si affida ai due coach, nella vita di sempre e in campo. "Sono andato via da casa a 13 anni, ho sempre visto poco i miei genitori e ho iniziato il mio percorso con altri allenatori, ognuno è diverso. Alcune volte ti senti meglio con un coach piuttosto che con un altro. Simone e Darren sono diversi, ma hanno una cosa in comune: la passione. Qualcosa di diverso da quella che ho io che vivo la pressione, loro mi insegnano uno stile di vita. Quando abbiamo del tempo libero facciamo un po’ di cose insieme, come ieri, quando qui a Torino, abbiamo giocato a golf. È importante avere dei momenti di normalità fuori dal campo, quasi mi scordo del loro ruolo. Sono una seconda famiglia". 

 

Proprio per questo, spesso condividono un appartamento durante i tornei, cercando di normalizzare qualsiasi situazione, tra carte, go-kart e un’atmosfera che diventa leggera ed è necessaria per chi vive costantemente la ricerca dei risultati. Eppure, l’imperturbabile Sinner ovunque si trovi, riesce a staccare la spina e a rimanere nella sua bolla. "Cerco di dormire almeno nove ore – confida - in quello sono fortissimo (ride, ndr). Riesco a dormire prima dei match, mi sveglio 45 minuti prima, è la mia fortuna: preferisco scaldarmi, mangiare, dormire e poi giocare". Ogni tanto però, ammette candidamente, anche lui si arrabbia e se la prende, come successo in campo a Parigi, con il suo team. Al Master francese, infatti, durante la partita con Alexander Zverev si è rivolto in maniera stizzita a Cahill. "Non sono perfetto, ho 24 anni e sbaglio tanto e a volte fatico ad ascoltare, anche se dopo mi rendo conto dei miei errori. Loro sono onesti, devono esserlo: a volte ti danno una svegliata". Cahill, però si assume subito la responsabilità di quello accaduto in Francia: "Spesso un allenatore deve capire anche il momento e alcune volte devi fare qualcosa in più, come dare il tuo supporto". A dispetto dell’immagine che spesso mostra in campo il campione italiano aggiunge: "Non sono una persona semplice, spesso sono nervoso, talvolta voglio più incoraggiamento e altre volte meno, non è facile".

 

Sia Vagnozzi che Cahill ricordano però come sia spesso Sinner a pretendere tanto da sé e a chiedere di allenarsi ancora di più, semplificando il lavoro. Tra loro regna complicità e si spera così, ma l’argomento non viene toccato, che il super coach australiano possa rimanere anche il prossimo anno. Negli ultimi due tornei vinti dall’azzurro, del resto, non c’era Vagnozzi (i due si alternano) e così l’assenza è stata colmata da buona dose di scaramanzia: "A Vienna e Parigi - dice l’allenatore - io non c'ero, ma ci sentivamo dopo la partita. Praticamente mi ha sempre mandato lo stesso messaggio per due settimane".

 

A Torino, non ci sarà bisogno di nessun messaggio, l’ultimo sforzo è dietro l’angolo, con le Finals in partenza domenica e che mettono in palio la vetta del ranking, a cui però Jannik non vuole pensare. "Le recenti vittorie e il numero uno? Non ho festeggiato molto, sono subito arrivato qui a Torino. Le Finals sono un torneo molto speciale, abbiamo poche possibilità di giocare in Italia, finire una stagione che è stata e difficile, qui è speciale a prescindere da tutto".

Di più su questi argomenti: