Koichi Nakano (foto Getty Images)
il foglio sportivo
L'imbattibile e spietato Nakano, il re giapponese della pista
Compie 70 anni il più forte corridore nella storia del Keirin e della Velocità nel ciclismo su pista
Dieci titoli di campione del mondo consecutivi. Nessuno come lui, né prima né dopo, mai. Pista, Velocità, dal 1977 al 1986: imbattuto, imbattibile. Considerato un “fenomeno”, eletto “l’Imperatore”, paragonato a Hirohito, che regnò in Giappone dal 1926 al 1989. E il 14 novembre – il giorno di nascita dei campioni del ciclismo: da Adorni a Hinault e Nibali – Koichi Nakano compirà 70 anni.
Nato a Kurume (risparmiata dalle bombe atomiche per le cattive condizioni meteo), figlio d’arte (il padre Mitsuhito, velocista, si ritirò a 50 anni), fisico compatto (1,72 per 85), cresciuto nel Keirin (gara di velocità, fino a otto corridori, inizialmente dietro una moto), Nakano appare al mondo del ciclismo nel 1976. Giordano Turrini: “Mondiali a Monteroni, in Puglia. I giapponesi, fino a quel giorno, sono una rarità. Affronto Nakano in batteria. Non lo conosco. Mi batte. Rientro attraverso i recuperi. Me lo ritrovo in semifinale, però adesso so com’è, forte, fortissimo, ma inesperto, e vinco entrambe le prove. La Velocità non era solo forza, ma anche astuzia e intuito, strategia e tempismo. Molto dipendeva dalla lunghezza della pista: in quelle lunghe contavano le gambe, in quelle corte anche la testa. Per me, più la pista era corta, più mi era congeniale”. Nella finale per il primo posto Turrini è sconfitto dall’australiano Nicholson, in quella per il terzo posto Nakano dal connazionale Sugata.
Dal 1977 comincia il dominio assoluto di Nakano. Nessun azzurro sarebbe più riuscito a batterlo. Guido Bontempi: “Mondiali 1981, Cecoslovacchia, Brno, semifinale. Conquisto l’argento nel Keirin. Nella semifinale della velocità mi capita Nakano. Prima manche, sono bravo a chiuderlo, lui non si rassegna, mi assesta una spallata, il suo ginocchio aggancia il mio manubrio, precipito. Io fratturato, portato all’ospedale, immobilizzato, rientrato in Italia, operato, gabbietta e filo per 60 giorni. Lui squalificato, ma solo per la prima prova, poi da solo vince la seconda e la terza e si qualifica per la finale”. L’unico a competere con lui è il canadese Gordon Singleton. Mondiali 1982, Inghilterra, Leicester, velodromo scoperto di Saffron Lane. La finale del 1982 con gli stessi protagonisti della finale del 1981. Ma stavolta la gara è drammatica. Nakano, casco a elmetto, e Singleton, casco a strisce di cuoio, neocampione nel Keirin dopo una prova selvaggia in cui prima sgomita poi si sbraccia e smanaccia, ma la fa franca. Prima manche, Singleton davanti e Nakano dietro, appiccicato alla sua ruota, Singleton lancia la volata, Nakano rimonta e sorpassa, sul breve rettilineo finale Nakano si volta a destra, ma Singleton è sulla sinistra, Nakano converge su Singleton, si toccano e volando tagliano il traguardo, Nakano davanti e Singleton dietro. I giudici annullano la prova. Ripetizione della prima manche: Singleton ancora davanti e Nakano ancora dietro, stavolta Nakano passa e concede il vantaggio della posizione posteriore a Singleton, che lo sorprende lanciando la volata da lontano e vincendo per distacco. Seconda manche: Nakano davanti e Singleton – incerottato – dietro, volata lanciata da Singleton, Nakano in rimonta all’esterno, il giapponese allarga i gomiti e Singleton piomba a terra, strisciando e scarnificandosi. Per i giudici nessuna irregolarità. La terza manche è formale: Singleton ha la spalla destra immobilizzata, la clavicola fratturata, come da regolamento a Nakano basta salire in bici per vincere, il pubblico fischia e ulula. Superati e distanziati Maspes e il belga Scherens a sette titoli, Nakano si dedica esclusivamente al Keirin, che grazie alle scommesse elargisce ingaggi e premi stratosferici. Ed è proprio il Keirin la sua specialità.
Si dice che in carriera Nakano abbia guadagnato 100 milioni di dollari: lui che ha dato il nome a un videogioco, lui che ha fatto l’ambasciatore del ciclismo giapponese, lui che ha guidato la moto del Keirin olimpico a Sydney 2000 vinto dal francese Rousseau, lui che a una Japan Cup ha ritrovato Bontempi in un ristorante (“Ci hanno presentati – ricorda Bontempi –, lui si ricordava di me, ma nessuna polemica, Velocità e Keirin erano gare al limite, anche oltre”), lui che ha ispirato il romanzo “Nakano” di Marco Ballestracci. “Il momento dell’attacco – scrive Ballestracci – viene quando senti nell’aria una nota di koto”. Quella nota che sorprese e distrasse Nakano nella ripetizione della prima manche contro Singleton, quella che avrebbe sempre atteso, ascoltato e interpretato negli sprint. Una dolce, affascinante, benaugurale, silenziosa melodia.
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