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Gettare il peso oltre l'ostacolo. Intervista a Leonardo Fabbri

Giuliana Lorenzo

"Dopo Parigi ho perso fiducia e il 2025 è stato altalenante. Sono arrivato a Tokyo con voglia di riscatto, con un fuoco dentro come dopo l’argento di Budapest 2023"

Ha lavorato su se stesso Leonardo Fabbri (tesserato con l’Aeronautica Militare), in generale e dopo quella delusione olimpica di Parigi 2024. Ha imparato ad accettare il proprio fisico: da piccolo era il più alto di tutti e solo grazie all’atletica ha rimesso in ordine le cose. "Una volta da bimbo al Museo Egizio, vidi la mia immagine riflessa: ero già il più alto. Non l’ho vissuta bene, ma ho capito che per il mio sport è utile". Infine, ha lavorato sulla mente ritrovando il divertimento: "Mi piace tutto del getto del peso, la mania di perfezionismo mi gasa: i movimenti devono essere puliti".

 

Il bronzo al Mondiale di Tokyo è una ripartenza?

Sì, anche se è la seconda medaglia consecutiva ai Mondiali. Dopo Parigi ho perso fiducia e il 2025 è stato altalenante. Sono arrivato a Tokyo con voglia di riscatto, con un fuoco dentro come dopo l’argento di Budapest 2023. La misura non è stata quella sperata ma le condizioni erano difficili: siamo stati gli unici a fare qualificazione e finale nello stesso giorno, con lunghi spostamenti. Non è stato semplice per nessuno. Ora voglio fare questi benedetti 23, so di valerli da due stagioni.

  

Il nullo di Parigi l’ha inseguita…

So quello che valgo, ma quel nullo mi ha portato ad avere paura di forzare i lanci. Non mi sentivo libero, la paura è rimasta un po' tutta la stagione. Nella seconda parte non ho fatto neanche un nullo e ha aiutato. Nel 2024 tutto riusciva facilissimo: ero gasato, volevo vincere le Olimpiadi, facevo gare a 22.80, 22.90 ma forse nascondevano problemi. Ai Giochi volevo strafare: ero nella condizione migliore, ma sono arrivato troppo sicuro, senza paura di sbagliare e al minimo errore è crollato tutto. Ci penso sempre meno e quando lo faccio è per crescere, indietro non si torna.

  

Cosa è scattato quest’anno?

Quando prendi gli schiaffi ti svegli. Cambia qualcosa: l’anno scorso mi svegliavo la mattina e non vedevo l'ora di lanciare. Quest'anno mi divertivo meno. Poi mi sono detto che vado forte solo se mi diverto, se faccio le cose perché le voglio, non per dovere.

 

Quanto l’ha aiutata in generale avere uno psicologo sportivo?

Tantissimo. Mi ha consigliato libri o biografie di sportivi: mi è piaciuta molto quella dello psicologo di Michael Jordan, il primo letto dopo Parigi che mi ha aiutato a vincere la Diamond League. Prima delle gare ascolto audio motivazionali con la sua voce e i suoi suggerimenti.

 

Le parole di Antonella Palmisano sulla Federazione? Si sente messo da parte?

Sono abituato, non mi piace lamentarmi. Faccio atletica perché mi piace, le soddisfazioni me le sto togliendo e tanta gente mi segue. Per la Federazione spiace, anche una medaglia fa la differenza: capisco ci siano specialità con più seguito, ma per la FIDAL dovrebbero essere tutte uguali. Io cerco di gareggiare tanto, di essere disponibile con tutti. Poi ci vorrebbe un aiuto, certe accortezze come per la Diamond League: non c’è quasi mai la copertura tv.

 

Tornando al Giappone, che trasferta è stata?

Bellissima. Da tre anni mi sono avvicinato al Buddismo Zen, vedere quella cultura mi ha colpito: educazione, calma, sorrisi. Noi in Italia corriamo troppo, loro si godono la vita.

 

Le carte Pokémon?

Lasciamo stare…doveva essere uno sfizio del Giappone, ma è peggiorata a Firenze. Nel complesso ho più di 10.000 euro di carte. Mi riporta a quando ero bambino, le collezionavo… ho speso tanti soldi ma dicono sia un bell'investimento.

 

Dal buddismo che ha imparato?

Tanto: medito tutti i giorni. Ti insegna a controllare i pensieri e la testa. Mi ha aiutato nella gestione gara e nella vita di tutti i giorni, le cose sono parallele. Tante volte non riuscivo a chiudere occhio prima delle gare, mi imparanoiavo, adesso c’è tensione ma è tutto in prospettiva.

 

E la sua Fiorentina?

Non sta andando bene, sono andato allo stadio, non c’è un bel clima. Qualcosa non sta funzionando e va cambiato.

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