I giocatori del Hearts of Midlothian festeggiano la vittoria contro i Celtic Glasgow (foto Getty Images)
calcio internazionale
Così l'Hearts of Midlothian sta mettendo in crisi il duopolio Rangers-Celtic in Scozia
In testa al campionato scozzese c'è una squadra che non vince dal stagione 1959-60. È dal 1985 che la vittoria della Scottish Premiership se la dividono i due principali club di Glasgow
Il 1985 è stato un anno importante. Il 13 luglio si celebra il Live Aid, mega concerto di beneficenza organizzato sulle due sponde dell’Atlantico da Bob Geldof e Midge Ure. Nasce Mtv, la televisione totalmente dedicata alla musica mentre Madonna domina le classifiche internazionali con Material Girl. Nel calcio l'Hellas Verona si laurea sorprendentemente campione d’Italia mentre la Juventus conquista la sua prima coppa dei Campioni, nella tragica notte dell’Heysel. In Scozia invece a trionfare nell’allora Scottish Premier League è l’Aberdeen, formazione allenata da un certo Alex Ferguson. Per il calcio scozzese quel trionfo resterà l’ultimo conquistato da un club diverso dal Celtic o dai Rangers.
E già perché da allora il titolo di campione di Scozia non è mai uscito dalla città di Glasgow. Un duopolio che potrebbe interrompersi quest’anno. Dopo aver sconfitto il Celtic (3-1) al comando della Scottish Premiership (come si chiama oggi la prima divisione scozzese) c'è infatti l'Hearts of Midlothian, con otto punti di vantaggio proprio sui biancoverdi di Glasgow.
Gli Hearts non sono una tradizionale big oltre il vallo di Adriano (l’ultimo dei quattro titoli conquistati dal club risale addirittura alla stagione 1959-60) e sono conosciuti alle nostre latitudini soltanto perché, sul finire dello scorso millennio, vi giocò il compianto Stefano Salvatori (ex Milan e Fiorentina), per il fatto di aver affrontato in tre occasioni delle squadre italiane nelle coppe europee (l’Inter nel 1961, il Bologna nel 1990 e la Fiorentina nel 2022) e per essere nominati nel romanzo "Trainspotting" di Irvine Welsh (romanzo da cui è stato tratto il celebre film di Danny Boyle del 1996).
A segnare la svolta nella storia degli Hearts è stato l’arrivo, questa estate, di Tony Bloom, imprenditore ed ex giocatore professionista di poker che ha reso possibile la scalata dei Brighton nella confinante Inghilterra.
Bloom è entrato nel club acquisendo il 29 per cento di azioni non-voting, cioè di quote societarie che non danno potere decisionale sulla direzione tecnica della squadra. Il controllo e il comando del club resta quindi nelle mani della Foundation of Hearts (FoH), fondazione di tifosi della squadra.
Al di là dei soldi investiti però l’avvento di Bloom è stato importante perché il tycoon inglese ha messo a disposizione l’utilizzo del Jamestown Analytics, piattaforma di analisi dati specializzata nel calcio. E proprio l’utilizzo dei dati ha permesso alla Jam Tarts di scegliere l’allenatore e i giocatori per questa stagione. Così, a Edimburgo è arrivato Derek McInnes.
Il cinquantaquattrenne tecnico scozzese ha dato un ordine tattico preciso alla squadra, riuscendo a sfruttare al meglio i giocatori a disposizione, molti dei quali pescati qua e là in giro per l’Europa grazie appunto ad una campagna trasferimenti condotta all’insegna dei big data. In questo modo sono acquistati calciatori importanti (fino ad allora semisconosciuti) come l’attaccante Cláudio Braga (dalla B norvegese) o Alexandros Kyziridīs, esterno greco prelevato in Slovacchia. Il campionato è ancora lungo, ma la speranza è quella di riuscire a riportare il titolo al Tynecastle Park sessantacinque anni dopo l’ultima volta.
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