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La resistenza di Maurizio Sarri

Federico Giorgetti

Un avvio di stagione negativo tra sconfitte, infortuni e contestazione contro la società. Il faro della Lazio è ancora il suo allenatore di ritorno

“In Arabia Saudita mi offrivano in un mese quello che avrei preso alla Lazio in un anno, dei soldi non mi interessa. I campioni vanno lì? Io resterò qui con quelli scarsi”. Così diceva Maurizio Sarri qualche giorno dopo il suo ritorno nella capitale. Pronto per il bis sulla panchina della Lazio.
La stagione non è partita bene: 8 punti in 7 partite. Ma nonostante la contestazione continua dei tifosi nei confronti della presidenza (i primi 15 minuti di ogni partita giocata in casa sono dedicati alla protesta), “il comandante” è intoccabile.


E a ben vedere. Sarri ha 66 anni, il suo palmarès recita la vittoria dell’Europa League con il Chelsea nel 2020 e lo scudetto vinto l’anno dopo con la Juventus. Con l’Empoli prima e con il Napoli poi, ha concesso agli spettatori di vedere giocare bene a pallone. Non ha nulla da dimostrare, soprattutto nel clima pesante che si respira a Formello e di cui lui è l’ultimo dei responsabili.


Tutto ciò non ha minimamente modificato il suo dna. È schietto e sincero, a volte duro, come è sempre stato. Il suo modo di essere riflette l’ombra di un calcio che sta scomparendo. Nell’epoca degli allenatori vestiti e truccati in camerino prima di scendere in campo lui va in tuta, con la barba sfatta e la sigaretta (quella c’è sempre). In panchina non si può fumare: si porta i filtri alla nicotina per gestire la tensione. Ai tempi del Chelsea gli inglesi fecero i conti in tasca al comandante: con una media di 80 sigarette al giorno, la spesa si aggirava attorno ai 429mila euro per un totale di 29mila sigarette. Tabagismo oneroso.


Tratto distintivo di questi primi mesi burrascosi sono le reazioni senza calcoli nei confronti della società. Dopo il pareggio contro l’Atalanta a Bergamo, non le ha mandate a dire in conferenza stampa: “sono venuto alla Lazio e mi hanno detto che a giugno il mercato l’avrei deciso io, però era chiuso. Ora mi stanno dicendo che chi va via lo decido io. Probabilmente sarà chiuso e mi stanno prendendo per il culo.” Maurizio sa essere resiliente.
E non molla: “Ho accettato di tornare ad altre condizioni, ma andare via mi sembrava un tradimento soprattutto nei confronti dei tifosi”.


Citando uno dei suoi scrittori preferiti, Charles Bukowski (a scuola non seguiva le lezioni di letteratura, l'unico modo che trovò la sua professoressa per farlo stare al passo con gli altri fu quello di fargli leggere direttamente i libri), il modo in cui Mister Sarri sta affrontando la stagione potrebbe essere riassunta così: “resistere significa semplicemente tirare fuori i coglioni, e meno sono le chance più dolce è la vittoria.”

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