Guanti sporchi #7

La fiducia di Ivan Provedel

La vita dei portieri ha spesso a che fare con la distorsione della realtà, con un reale percepito, quasi immaginato. Al 70esimo minuto di Atalanta-Lazio, il numero 94 dei biancazzurri ha calcolato ciò che stava accadendo davanti a lui e alla fiducia nei suoi calcoli

Giovanni Battistuzzi

Ci sono attimi nella vita di un portiere nei quali serve affidarsi a ciò che in genere, e con una certa faciloneria, viene chiamato, identificato, come istinto. E questo nonostante l'istinto sia, secondo la Treccani, la "tendenza innata che provoca negli animali e nell’uomo comportamenti che consistono in risposte o reazioni caratteristiche, sostanzialmente fisse e immediate, a determinate situazioni" e in particolare nell'uomo "ogni propensione naturale che, anche in contrasto con la ragione, spinga gli individui a compiere atti o a seguire comportamenti proprî di tutta la specie umana, eventualmente comuni ad altre specie".

Accade quando ciò che sarebbe necessario, ossia riuscire a osservare quando e come un pallone viene calciato verso la porta da un avversario, non è possibile. E accade spesso. Perché il portiere vive in una giungla di gambe e corpi altrui che lo mascherano. A volte è una fortuna, perché fungono da muro. A volte una disdetta, perché gli complicano la vita. È lì che entra in scena l'istinto, che non è istinto però, ma una cieca fiducia nel poter riuscire, indipendentemente dalla vista, a poter intercettare il pallone.

Al Gewiss Stadium di Bergamo, domenica 19 ottobre, al 70esimo minuto di un Atalanta-Lazio nel quale i bergamaschi stavano schiacciando i laziali nella loro aerea di rigore, Ivan Provedel si ritrovò davanti ai suoi occhi una selva oscura di gambe e corpi statuari.

Il difensore dell'Atalanta Giorgio Scalvini, in avanzata libera sulla sinistra, aveva appena passato la palla ad Ademola Lookman che si era liberato dalla vicinanza dei difensori biancazzurri nell'area di rigore della Lazio. Il nigeriano caracollava verso il dischetto del rigore con parecchia libertà cercando il momento giusto per calciare con piccole e repentine finte del corpo, quelle che suggeriscono dell'imminenza di un tiro che però non arriva. Lunghi secondi, un'indecisa decisione, poi il tiro nel momento esatto nel quale Adam Marušić, Danilo Cataldi e Mario Gila caddero nel tranello dell'attaccante nerazzurro.

Tutto questo per Ivan Provedel era un vedo e non vedo. Davanti a lui c'era una coperta con qualche buco qua e là dalla quale appariva qualche abbaglio di realtà. La vita dei portieri ha spesso a che fare con la distorsione della realtà, con un reale percepito, quasi immaginato. Ivan Provedel non ha visto la gamba di Ademola Lookman caricare il tiro, non ha visto il pallone partire. Sapeva però che era posizionato bene, perché lui ha la bravura di mettersi (quasi) sempre nel posto migliore possibile. Sapeva che la possibilità che l'attaccante calciasse a destra era molto più alta che calciasse a sinistra. E si è tenuto pronto. Ha avuto cieca fiducia in se stesso, nel suo calcolo. Soprattutto nella sua capacità di fare del suo meglio. E appena ha visto il pallone muoversi veloce verso la porta, qualche istante dopo essere stato calciato, Ivan Provedel si è tuffato per respingerlo.

Aveva fatto il calcolo giusto.

La sua fiducia era stata ricompensata, almeno per questa volta.

 

Le tre migliori parate della settima giornata di Serie A

1. Ivan Provedel al 70esimo minuto di Atalanta-Lazio 0-0 – 5 punti     

2. Zion Suzuki all'81esimo minuto di Genoa-Parma 0-0 – 3 punti

   

  

3. Maduka Okoye al 59esimo minuto di Cremonese-Udinese 1-1 – 3 punti

 

     

La classifica

1. Ivan Provedel (Lazio), 14 punti;

2. Arijanet Murić (Sassuolo), 12 punti;

3. David De Gea (Fiorentina), 9 punti;

4. Mike Maignan (Milan), 6 punti;

5. Elia Caprile (Cagliari), Wladimiro Falcone (Lecce) e Nicola Leali (Genoa), 5 punti

8. Mile Svilar (Roma) e Zion Suzuki (Parma), 3 punti;

10. Marco Carnesecchi (Atalanta) e Maduka Okoye (Udinese), 1 punto.

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