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Il foglio sportivo

A fine mese all'Allianz Cloud Arena di Milano

Stefano Arosio

Anche i taglialegna hanno il loro Mondiale ed è pure sostenibile. Si parte con le gare a squadre e il tentativo dei Chopperhoos di conquistare il decimo titolo della propria storia. Poi ci saranno le prove individuali

Scegliti un lavoro che ti piace e ti sembrerà di non lavorare. Frase buona per i bigliettini dei cioccolatini, quando per lavoro si fa il taglialegna e di fronte ci si trova tronchi da qualche decina di centimetri di diametro. Un lavoro che oltre 150 anni fa è però diventato anche uno sport in Australia e Nuova Zelanda prima, in Canada e Stati Uniti poi, arrivando in Italia solamente 15 anni fa e facendo capire che fare fatica ricurvi su cilindri di legno può anche essere divertente. Di certo lo sanno quelli di Stihl Timbersports, gli organizzatori del campionato del mondo 2025 a Milano, sede già lo scorso anno del World Trophy. All’Allianz Cloud Arena, sabato 24 e domenica 25  vedrete in azione i migliori specialisti mondiali della disciplina: 120 atleti provenienti da 20 Nazioni a contendersi i titoli messi in palio.

 

Si parte con il Campionato del mondo a squadre e il tentativo dei Chopperhoos – la squadra australiana campione già a Tolosa 2024 – di conquistare il decimo titolo della propria storia. Le selezioni nazionali si sfideranno con la formula delle prove a eliminazione diretta nelle specialità di stock saw (motoseghe standard per tagli anche verso l’alto su tronchi da 40 centimetri), single buck (seghe di due metri a mano singola su blocchi da 46 centimetri), underhand chop e standing block chop (a colpi di ascia su tronchi da 30-32 centimetri simulando abbattimento di alberi o sezioni di piante già abbattute), sigle anglofone per dire che c’è innanzitutto da tirarsi su le maniche. Anche perché nella seconda giornata di gare si scende in campo per le prove individuali, con i 12 migliori al mondo – tra cui il campione in carica, l’americano Nate Hodges – che si misureranno nelle sei prove del format, che comprendono anche la springboard (con gli atleti in equilibrio a 2,8 metri su una pedana, intenti a spaccare un legno da 27 a colpi di ascia) e l’hot saw (in meno di 6”, taglio di tre dischi entro i 15 centimetri con motoseghe modificate). 

 

Tra i migliori in gara per il titolo anche Michel Perrin, valdostano di Verrayes, rappresentante italiano per eccellenza delle ambizioni tricolori. Un ragazzone di 197 centimetri e 116 chili, che timidamente confessa “di essere orgoglioso di aver conquistato sul campo la qualificazione diretta a questo appuntamento milanese, sebbene un posto tra i 12 finalisti mi sarebbe spettato di diritto”, in quanto miglior atleta del paese ospitante. Sogna di arrivare a podio, Michel, lui che è detentore del titolo in quattro discipline ai Campionati italiani e ha il record nazionale nell’underhand con 20”27. Sì perché le prove si decidono sul tempo impiegato ad affettare alberi come se fossero salami di cioccolato, ma anche nella precisione del taglio. A supervisionare il tutto ci sarà anche Alberto Corbetta di Seregno, primo e unico giudice internazionale della storia italiana, ex atleta e oggi arbitro inflessibile come un tronco di pino strobo, quello con minor contenuto di silicio e quindi più adatto alla prova con colpi di ascia. “Ci preoccupiamo di garantire la sicurezza, soprattutto prima e dopo le competizioni, quando comunque gli atleti indossano dispositivi di protezione”, come dei calzari in ferro sulle gambe.

 

Del resto, per manovrare motoseghe da 80 cavalli, 27 chilogrammi e catene che girano a 240 chilometri orari, c’è poco da scherzare. “Il rispetto del dettagliato regolamento da 50 pagine è fondamentale”, prosegue Corbetta. Per tutto il resto c’è il Var. “Sì, perché le telecamere ci danno riscontro preciso sulle tempistiche, suggerendoci ad esempio se certi colpi vengono sì assestati allo spaccare del secondo, ma in territorio positivo o negativo”. A testimonianza di un rigore richiesto anche per evitare che l’approssimazione tagli le gambe alla crescita di questo sport: “Ci chiedono sempre se abbattiamo gli alberi”, conclude Corbetta, “ma in realtà abbiamo una policy molto rigorosa: i tronchi arrivano da filiere certificate, gli scarti vengono trasformati in pellet e si procede alla ripiantumazione. Perché questo è uno sport anche sostenibile”.