
I giocatori dell'Indonesia festeggiano un gol contro la Cina (foto Ap, via LaPresse)
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Dopo l'incubo, il calcio in Indonesia intravede il sogno mondiale
Dopo la strage al Al Kanjuruhan Stadium del primo ottobre 2022 (135 tifosi persero la vita nella calca provocata dai lacrimogeni lanciati dalle forze di sicurezza) l’8 e il 14 ottobre, contro Arabia Saudita e Iraq, la Nazionale indonesiana si gioca la qualificazione alla fase finale della Coppa del mondo
Tre anni fa, il primo ottobre 2022, il calcio indonesiano ha vissuto il suo giorno più buio. Al Kanjuruhan Stadium, 135 tifosi persero la vita nella calca provocata dai lacrimogeni lanciati dalle forze di sicurezza. Una tragedia che sconvolse il paese e il mondo, mostrando l’altra faccia di una passione smisurata: un sistema fragile, segnato da corruzione, divisioni e violenze.
Oggi, a distanza di poco più di mille giorni, la Nazionale indonesiana è a due partite da un sogno quasi inimmaginabile: qualificarsi per la Coppa del Mondo 2026. Una prospettiva che non cancellerebbe il dolore, ma che ridarebbe dignità a uno dei paesi più popolosi e più appassionati di calcio del pianeta.
L’aria di cambiamento è iniziata già nel 2023, quando Erick Thohir – ex presidente dell’Inter, uomo d’affari e politico di lungo corso – ha assunto la guida della federazione (Pssi). Dopo l’umiliazione della revoca del Mondiale Under 20 a causa del veto alla presenza di Israele, Thohir ha saputo convincere la Fifa della buona volontà del paese, ottenendo in cambio l’Under 17, organizzato con successo. Un segnale che l’Indonesia poteva rialzarsi.
Sul campo, la vera svolta è arrivata nel 2024-25 con la nomina di Patrick Kluivert a t dcella nazionale. L’ex centravanti di Ajax, Milan e Barcellona, tra le altre, ha preso il posto del sudcoreano Shin Tae-yong, portando esperienza internazionale e soprattutto la capacità di guidare un gruppo trasformato dalle naturalizzazioni: fino a otto o nove giocatori nati in Europa, soprattutto nei Paesi Bassi, ma con radici indonesiane. Una scelta discussa, che ha sollevato dubbi sull’identità nazionale, ma che ha prodotto risultati: vittorie su Arabia Saudita, Cina e Bahrain, e un pareggio con l’Australia.
Ora il traguardo è lì: due partite, l’8 e il 14 ottobre, contro Arabia Saudita e Iraq, in un mini girone da cui uscirà il pass per United 2026. Non sarà facile: si giocherà a Jeddah, con i sauditi avvantaggiati da calendario e pubblico. Ma l’Indonesia ha già dimostrato di poter sorprendere.
Per Kluivert, si tratta della sfida più grande della carriera da allenatore. Per l’Indonesia, di una prova di maturità. “Team Garuda” non parte favorita, ma ha già scritto pagine inaspettate. E se dovesse riuscire a volare al Mondiale per la prima volta dal 1938 – quando partecipò come Indie Olandesi –, la ricaduta sarebbe enorme.
Il sogno non deve far dimenticare i problemi. La BRI Liga 1, la massima serie, resta indietro: venticinquesimo campionato asiatico per livello, con club che pagano gli stipendi in ritardo e un divieto totale alle trasferte dei tifosi dopo la tragedia del 2022. La Fifa ha aperto un ufficio a Giacarta per monitorare la sicurezza, ma le tensioni non sono scomparse: l’ultima finale di campionato è stata interrotta due volte da fumogeni e petardi.
Eppure, proprio in questo contesto imperfetto, la corsa mondiale assume un valore più grande: non solo sportivo, ma sociale e politico. L’Indonesia vuole dimostrare che la sua passione può trasformarsi in energia positiva e che il calcio può essere uno strumento di orgoglio collettivo.


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