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Il Foglio sportivo
Thomas Ceccon vuole soltanto essere umano
“La gente ci concepisce come campioni, ma siamo persone normali. Soprattutto ho 24 anni”. Parla il nuotatore italiano
L’immagine spavalda che dà di sé Thomas Ceccon, in piscina e spesso nelle interviste a bordo vasca, non corrisponde tanto alla realtà. Il veneto è una persona timida, riservata e soprattutto ha appena 24 anni e oltre a essere un campione olimpico (nei 100 dorso) è un umano. Un’“etichetta”, scontata, ma non sempre, a cui tiene così tanto da averla scritta nella sua bio di Instagram. “Cerco di tenere la mia vita privata tale, pubblico un po’ meno sui social, non voglio che la gente sappia cosa faccio. Sono molto timido, riservato, tendo a selezionare le persone, pochi amici e tranquilli. La batosta arriva prima o poi nella vita e cambia il modo di fare. A me è capitata. “Human” l’ho visto da un altro atleta e ho pensato bellissimo: la gente ti concepisce come un campione, ma siamo persone normali. Spesso si sorprendono se capita di vedermi fuori dalla vasca, magari in un locale. Ma io ho 24 anni”.
In piscina, anche per il palmarès o forse per quella testa che non si ferma mai, sembra più grande. Il nuotatore, che rifugge il termine di talento “no, chiamiamola acquaticità innata”, pensa tanto. Fa calcoli, studia i tempi. Quella propensione allo stare in acqua l’ha allenata “e me l’hanno insegnata: ogni giorno quando nuotavo pensavo al crono nella mia mente, magari sbagliavo, ma dopo 20 anni che lo fai è più o meno giusto. Spesso, non ha senso fare questi calcoli, però tutti cerchiamo di dosare le energie, soprattutto se hai tanti turni di gara, non puoi farli sempre al massimo e nel nuoto basta tanto così di meno e sei fuori. Mi capita troppo spesso di sbagliare e dispiace, perché non ne vale la pena: una bracciata in più, forte, non fa la differenza, è tutto nella nostra testa. Io parto con i 50 delfino, la staffetta, poi il giorno dopo ci sono già i 100 dorso. Faccio sei gare in due giorni, devo calibrare le energie. Siamo tutti allenati tantissimo, due-tre bracciate più forti non cambiano, ma mentalmente fai fatica”.
Dal Mondiale di Singapore è tornato così senza oro, ma con tre medaglie e con un bilancio agrodolce. “Ho fatto i miei migliori tempi nei 50 delfino, il secondo migliore nella staffetta da lanciato, secondo anche nel 100 dorso, migliore nei 100 delfino, ma non nascondo che ci sia del rammarico per non aver preso l’oro”. Di tanta sofferenza cosa rimane? Questo si è chiesto in un post Instagram condiviso dopo la rassegna: “Seguo il bodybuilding e avevo visto questa frase da un atleta. Cosa resta… la medaglia? Quando vinci, arrivi secondo o terzo, chi lo ricorda, a chi interessa? Lo fai per te stesso, non per farti ricordare o per i podi, per te e per le emozioni che può darti… Quando finisci una gara in uno sport così duro, poi ci sono pensieri… ti dici lo faccio, ma qual è lo scopo? È un continuo rincorrere tra prestazioni e medaglie… ne vuoi sempre di più. Poi, alla fine ti guardi indietro e non ti sei goduto il percorso. In Australia ho provato a concepire il nuoto in modo differente, mi si sono aperte nuove prospettive”. Proprio per questo non esclude, ma non sa ancora quando, di volerci tornare e intanto, si prepara a tre tappe di Coppa del mondo negli Stati Uniti (in partenza il 10-12 ottobre).
“Sto lavorando alle solite cose, tutti stanno andando forte, non mi aspettavo i tempi fatti, meglio così. L’anno post olimpico è particolare, c’è chi va meglio, chi meno: Pan Zhale, il cinese, non ha fatto neanche la finale (nei 100 stile, ndr) e ha detto “non sono in forma”. Nei 100 dorso abbiamo un livello da 52 basso con cui una volta si vinceva, come nel 2023 a Fukuoka. Adesso, con questo crono si entra in finale, sono tutti pericolosi, ma son contento ci sia movimento. I 200 dorso? Quest’anno li ho fatti, ma purtroppo è andata com’è andata (eliminato in batteria, ndr), valevo una medaglia, mi spiace di non essermi testato, è una gara che vorrei fare anche in chiave olimpica”. Non si sbilancia sui 100 farfalla dove, a sorpresa, ha fatto il record italiano (50”42): “Difficile, magari con 50”4 si va a podio, ma sono andati forti: in finale, non dico che ho buttato la gara, però ho provato a passare molto più forte e vedere come andava e sono arrivato ultimo, ma la medaglia era a un tempo troppo distante. Ho capito come farli e di questo sono contento, ma prediligo il 50, il 100 lasciamolo a chi li sa fare meglio”. Proprio per questo sarà l’ultima stagione con questa fitta programmazione: “Faccio 50 delfino, 100 dorso, ma è ingestibile, sono a un quarto d’ora l’uno dall’altro, è stressante. Se arrivi iscritto a una, due gare, vivi tutto più serenamente, ci ho provato, sono contento, ma basta”.
Ceccon è più sereno e consapevole di tutto, anche dopo il periodo in Australia a seguito dell’oro olimpico: “Lì c’è una sinergia che qui non c’è. Inizialmente, a Verona ero io con Alberto Burlina (il coach, ndr), ora siamo 4-5. Lì ci si allena tutti insieme, sono seri e alla fine ci si ringrazia, cosa che da noi non succede. Non c’è uno spirito ridanciano, ci si incoraggia, in Italia ci prendiamo in giro, bonariamente”. L’Australia è stata una prima grossa esperienza di vita, oltre che di nuoto. Poi, quest’estate, dopo Singapore, è volato con un amico in Vietnam, immortalando il tutto con un vlog che sta spopolando. “Mi ha stupito il caos della città o il mercato all’aperto della carne… ho sempre fatto vacanze più di relax, da mare, a parte un viaggio a Londra, ma mi è piaciuto. Il vlog, che comunque è impegnativo, è stato un modo per farmi conoscere sotto un altro punto di vista”. Tra le cose che nessuno sa, ad esempio, c’è anche un interesse per la filosofia. Lo ammette timidamente quando dice di non aver pensato, per il momento, all’Università : “Mi piace la filosofia, magari non tanto da studiarla. Il primo libro che ho comprato era di Freud... bello impegnativo, lo devo finire, però l’apprezzo più di altri ambiti. In generale quando smetterò magari farò scienze motorie. Al momento spero di continuare così, sia come atleta che come persona, son contento di come sto portando avanti i miei valori. Cerco di essere trasparente, nei limiti: son felice di come sono ma c’è da migliorare”.