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il foglio sportivo

Perché l'Italia è diventata la superpotenza del volley 

Eleonora Cozzari

Uomini e donne hanno scelto strade diverse, ma alla base c’è la scuola dei nostri allenatori. E non è finita

Fenomeni. Seconda generazione. La pallavolo che in un settembre da favola si laurea campione del mondo con le donne prima e gli uomini giusto giusto sei giorni fa, consegna all’Italia lo scettro di capitale mondiale del volley. Ma come ci sono arrivati Anna Danesi e Simone Giannelli ad alzare la coppa in una staffetta ideale femmine-maschi che era riuscita solo all’ex Unione Sovietica, nel 1952 e nel 1960? In due modi molto diversi. Ma che hanno una stessa identica base.

 

Andiamo con ordine.

 

La Nazionale femminile campione olimpica a Parigi è nata sulle ceneri del progetto di Davide Mazzanti, che aveva avuto in sorte forse i talenti più puri del Club Italia, il progetto Federale che raccoglie a Milano le giovani promesse della pallavolo femminile. Mazzanti prende in mano la Nazionale nel 2017, dopo i Giochi di Rio dove l’ex ct Marco Bonitta aveva addirittura fatto vivere la prima esperienza olimpica a delle giovanissime Orro, Egonu, Sylla e Danesi. Perché tutti si ricordano il Mondiale del 2018, ma già nel 2016 alcune di queste atlete avevano calcato il massimo palcoscenico sportivo. E se si aggiungono De Gennaro, (la più grande) e Fahr (la più piccola) che insieme giocano a Conegliano, ecco qua che parliamo dei sei settimi della squadra campione olimpica e mondiale. Nessuna di loro, quindi, è una underdog, come piace usare di questi tempi. È da anni che vincono scudetti e Champions League. Però in azzurro non c’era quasi mai verso di dimostrarlo, di essere le più forti. Tra il 2016 e il 2025 ci corrono nove anni. E questo è l’arco di tempo che ci hanno messo, insieme, per chiudere il cerchio. Il fatto che gli straordinari risultati delle ultime due estati siano arrivati però solo con Julio Velasco in panchina, è perché quello che mancava a queste ragazze era proprio la spinta finale. E lui, in questo, è un maestro.

 

Se abbiamo nominato tre allenatori in poche righe è perché per spiegare come è arrivata la pallavolo italiana in cima al mondo dobbiamo partire da qui. Il primo grande merito per aver ottenuto questi risultati va dato alla sua “scuola”. Non è un caso che sia nel Mondiale femminile che in quello maschile ci fossero così tanti allenatori italiani che sedevano sulle panchine straniere. Italians do it better.

 

E, visto che si parla di allenatori, la Nazionale maschile deve dire grazie all’intuizione di Ferdinando “Fefè” De Giorgi, che nel 2021 ha rivoluzionato regole e giocatori, mandando in pensione Zaytsev e Juantorena e affidando a giovani nuovi guidati da Simone Giannelli le chiavi del loro destino. Risultato? Due ori mondiali e un oro e un argento europeo. Unico scivolone: il mancato podio di Parigi. Non tanto per il quarto posto, ma per come è arrivato. Il fatto che durante questo Mondiale, invece, quello che ai Giochi ci era stato fatale (lo scampato pericolo col Giappone) nelle Filippine (la sconfitta con il Belgio nel girone) ha acceso il fuoco negli occhi degli azzurri, dimostra la maturazione di tutta la squadra e mette a tacere chi pensava che la gestione De Giorgi stesse perdendo colpi. Fefè invece si gode il quinto oro Mondiale, lui che ne aveva vinti tre da giocatore e che prima di allenare l’Italia aveva girato l’Europa come molti suoi colleghi. Uno di questi è Andrea Giani. Il Giangio (che ha vinto con De Giorgi gli stessi tre Mondiali da giocatore) è campione olimpico a Parigi con la Francia e inquadra il momento d’oro della pallavolo italiana così: “È dagli anni Novanta che la scuola pallavolistica italiana, lato maschile, è stabilmente ai vertici. Oggi irrompono anche le donne. Perché tecnici e strutture societarie sono eccellenti e club e Federazione formano un connubio perfetto. Da sempre si punzecchiano, ma da sempre questo ‘gioco delle parti’ crea percorsi che portano al miglioramento reciproco”.

Appena tornato in Italia, il presidente della Fipav Giuseppe Manfredi apre la porta all’altro grande tema che contribuisce a far grande la pallavolo italiana: i giovani. “Questa è la seconda generazioni di fenomeni e stavolta lo è sia al maschile che al femminile. Ma quello che ci caratterizza come movimento è che oltre a queste medaglie, ci sono quelle che vinciamo costantemente nel settore giovanile”. Manfredi è il padre di famiglia che elogia i figli per statuto, è chiaro. Ma l’Italia femminile Under 21 è campione del mondo tanto quella seniores. E i ragazzi, stessa categoria, hanno vinto la medaglia d’argento al mondiale. Non proprio bruscolini. “Noi siamo quelli del vinci oggi e lo dimostri anche domani”, analizza Maurizia Cacciatori, la prima icona della pallavolo femminile italiana. Che prosegue: “Lavorare con i giovani significa avere una cultura sportiva e la pallavolo ce l’ha. Perché ha il coraggio, la costanza e la determinazione di lavorare con loro. Di aspettarli, se serve. Investire sui giovani significa metterli in campo. Il volley italiano ha una mentalità vincente e questa viene passata di generazione in generazione, capire che ci vuole umiltà e piedi per terra, che tutto va conquistato ogni volta. Questo rende grande il movimento”. Non è un caso che il Presidente Manfredi non guardi più indietro, ma già avanti. “Questi Mondiali ormai sono archiviati”, dice il numero uno Fipav. “Il prossimo anno la Nazionale maschile giocherà gli Europei in casa e l’obiettivo per noi è sempre quello successivo”. Ci arriverà con dei numeri da capogiro. Se i ragazzi di De Giorgi hanno ottenuto 18 vittorie sugli ultimi 22 match giocati, le ragazze di Velasco hanno messo insieme una striscia di 36 vittorie consecutive, un record. Un dominio che si riflette anche nella classifica mondiale: l’Italia femminile guida infatti il ranking Fivb al primo posto con 484.15 punti, con oltre 50 lunghezze di vantaggio sul Brasile. Mentre gli uomini, dopo gli ottimi risultati ottenuti quest’anno sono al secondo posto (385.02 punti) a distanza di solo 5 lunghezze dalla Polonia capolista. “Mi sono emozionata tantissimo – conclude Francesca Piccinini, che con alcune delle ragazze ha anche giocato – e poi con la Turchia è finita al tie break come successe quando vincemmo noi il Mondiale nel 2002. La pallavolo ha dimostrato che quando conta, c’è. Perché questi ragazzi, femmine e maschi, titolari e riserve hanno vinto lottando, con chiunque. E questa è una mentalità di cui la pallavolo deve andare orgogliosa”. Volleyball do it better.

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