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chiave di A - come suona il campionato #5

Milan-Napoli è al momento il meglio di cui dispone la Serie A

Enrico Veronese

I rossoneri hanno vinto, ma paradossalmente il Napoli è più pericoloso ora, perché conosce i propri limiti. E mentre la Fiorentina fatica a uscire dall’involuzione e la Lazio è oltremodo frenata dall’impossibilità di fare mercato, Gasperini alla Roma ha iniziato a capire come valorizzare ciò che ha

“A seguito di revisione”, la quinta giornata ha consolidato ai primi sei posti in classifica nella Serie A italiana quasi tutte le squadre preventivate alla vigilia del torneo, in attesa del rientro nei ranghi della settima sorella Bologna. Mentre la Fiorentina fatica a uscire dall’involuzione e la Lazio è oltremodo frenata dall’impossibilità di fare mercato, Milan-Napoli ha rappresentato il top di cui oggi dispone il calcio italiano, e non solo per l’alta concentrazione di talenti in campo: la sfida tra gli allenatori ha nobilitato il match, confermando che Massimiliano Allegri è un gran gestore della qualità dei campioni, quando ci sono (ogni riferimento alle ultime stagioni rossonere non è casuale).

   

Anzi, con Matteo Gabbia rispolvera addirittura il libero di vecchia maniera, staccato dagli altri centrali: il resto lo ha fatto appunto il livello tecnico, agonistico, di esperienza di Luka Modrić (ormai non ci sono più parole per misurare il suo effetto solare nel pianeta Milan e nel campionato), Alexis Saelemakers sempre duttile ed efficace, Christian Pulisic che sente avvicinarsi il mondiale casalingo della sua definitiva consacrazione a fattore di vittorie, un Adrien Rabiot forse mai visto così fisicamente convinto di raddoppiare tutti e farsi trovare dappertutto.

   

Eppure, non sfugge un elemento che potrebbe pesare molto nei mesi e probabilmente negli anni a venire: il coraggio che un allenatore del Milan sta finalmente sfoderando per dare visibilità e ruolo a Davide Bartesaghi. Dopo l’addio arabo di Theo Hernández, il giovane lombardo scala posizioni sommando prestazioni più che convincenti, sia da esterno a tutta fascia come nel proficuo incontro di Coppa Italia contro il Lecce, sia in chiave prettamente difensiva nel big match, quando ha concesso i minimi termini a uno come David Neres. La prossima squalifica di Pervis Estupiñán e la spalanca al ragazzo le porte di una titolarità che appare meritata e in linea con la storia rossonera: senza accreditare ancora paragoni favolosi con la storica maglia ritirata numero 3, potrebbe essere una bella notizia per tutto il calcio italiano, non solo per il “Risingson” di Milanello (dream on).

   

        

Dal lato partenopeo, la sconfitta di San Siro apre alcune questioni: ok i rigori e i gol in trasferta, ma Kevin de Bruyne dove gioca esattamente? Non è che toglie riferimenti e certezze allo Scott McTominay dominante nella scorsa stagione? E ancora: se le azioni pericolose nascono dai piedi del soldatino Politano (il meno strombazzato nel 4-1-fantasia), ciò non fa pensare ad Antonio Conte che forse è il caso di ripristinare il 4-3-3 dello scudetto, dando più spazio dall’inizio al piede caldo dello stesso Neres, con le star ex Manchester a fungere da “centravanti è lo spazio” fuori dai radar?

     

Al di là dei busillis, la partita ha rivelato che paradossalmente il Napoli è più pericoloso ora, perché conosce i propri limiti, cadere e rialzarsi. Ha capito che non vincerà per diritto divino, o solo perché più forte nelle valutazioni di ogni osservatore: ove non si lasciasse già inebriare dalle passerelle europee, sarà certo di tornare immanente in questo campionato. Per dirla coi Beatles featuring Daft Punk: “Take a sad song and make it better / work it harder, do it faster, make us stronger”.

 

   
      

Se due delle capolista hanno gli assi in campo e chi li valorizza in panchina, la Roma non è da meno. Solo che qui il rapporto si inverte, considerando che il vero valore aggiunto si dimostra Gian Piero Gasperini, e l’uomo cui affidarsi non sta a centrocampo o in attacco, ma è l’ennesimo ragno nero della sua storia: che ora risponde al nome di Mile Svilar. Eppur (qualcosa) si muove: il gol di Artem Dovbyk mette le ali ai giallorossi, e - come appena avvenuto per Lorenzo Pellegrini - rilancia improvvisamente un atleta fino a poche ore fa considerato un peso e un limite anche nel mercato.

         

Ci sono uomini soli per la sete di avventura, oppure perché giocano da centravanti d’area in una squadra “giochista”: ma discutere la punta ucraina, dopo 17 reti nella prima stagione romana e il titolo di capocannoniere in Spagna, non era cosa da persone intelligenti. E Gasp, che sa come motivare e pure pretendere, non aveva bisogno di sollecitazioni esterne per rendersene conto.

    

   

Chiusura con la Cremonese di Davide Nicola, rappresentante di lista delle “piccole”, ancora imbattuta e reduce da un bel pareggio nel difficilissimo campo di Como: vuole provare a esistere, la sua natura è resistere. Confrontarsi con la società non la spaventa, e non le importa di perdere.

 

   

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