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Gli scacchi presi con filosofia
Il gioco come lingua straniera e un'app per impararlo
Un confronto tra codici e sistemi espressivi mette in luce la forza simbolica del gioco. La nuova proposta di Duolingo, ovvero creare un corso apposito, ne facilita l’apprendimento senza tradirne la profondità
La storia delle lingue franche è storia di potere, che si tratti della koinè diálektos alessandrina, del latino della “res publica cristiana” o del cosiddetto “globish-english”. Quando il medico e linguista polacco Zamenhof annunciò di aver ideato una lingua universale, semplice da apprendere e utilizzare, che potesse fare da ponte fra tutte le lingue parlate per garantire pace e cooperazione fra le nazioni d’Europa e del mondo, Wilhelm Steinitz aveva conquistato da appena un anno il primo titolo mondiale di scacchi. Negli anni seguenti l’esperanto conoscerà alcuni, ma ben pochi, utilizzi, mentre gli scacchi si diffonderanno in tutto il mondo, guadagnandosi la definizione di “lingua internazionale” dal secondo campione del mondo, Edward Lasker. Lasker (un signor matematico, amico di Einstein), pensava in realtà alla lingua come a un codice, senza preoccuparsi delle differenze che corrono fra sistemi comunicativi diversi (provate a introdurre un neologismo in un codice: non lo si può fare, senza stravolgerlo. Le lingue invece, lo consentono). In ogni caso, il raffinato collage di giochi linguistici inventato da Zamenhof è rimasto marginale, mentre la lingua ludica degli scacchi è arrivata nei secoli dall’India fino a noi.
E’ la differenza che corre fra un universale astratto, costruito a tavolino, e un particolare che si fa realmente universale, senza rinunciare alla propria complessità. Il movimento dei pezzi, la grammatica del gioco, per i più è noiosa da imparare, e sovente passa molto tempo prima che si sappia parlare appieno la lingua dei trentadue pezzi. Ma il gioco mantiene una densità e uno spessore (una verità) che l’esperanto, evidentemente, non riesce ad avere. Ora però ci sono le macchine, le app, l’intelligenza artificiale. Duolingo – la celebre applicazione che offre lezioni di lingua simili a un gioco – dopo numerose collaborazioni con Chess.com, ha deciso di compiere un ulteriore passo e aprirsi completamente al mondo degli scacchi, ideandone un corso apposito. Un corso per principianti, che offre con la leggerezza di un clic l’esperienza per la quale, altrimenti, sarebbero necessarie le pesanti pagine di un libro o l’ansioso clima di un circolo. Magnus Carlsen ha più volte dichiarato di star osservando un sempre crescente spirito agonistico, e una perdita della leggerezza data dal puro piacere del gioco. Questa osservazione, forse, ha senso anche se viene riferita al nostro rapporto con la lingua. Perché parliamo? Per comunicare, e allora bastano le regole, i codici, i meccanismi astratti. O anche per esprimerci, e allora da qualche parte dobbiamo provare piacere e indugiare, quasi, nelle parole, per farle davvero nostre.
La partita: Emmanuel Lasker vs Johann Hermann Bauer, Amsterdam, 1889, 1-0
Una delle combinazioni più istruttive di Lasker. Il Bianco ha appena sacrificato un alfiere e ha bisogno di una continuazione energica per proseguire l’attacco. Riesci a trovarla?