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I nuovi meriti di Ferdinando De Giorgi nel Mondiale vinto dall'Italia del volley

Giuliana Lorenzo

Al ct era è stato spesso imputato di non fare cambi, di non togliere dal campo elementi in difficoltà. Nel Campionato del mondo vinto nelle Filippine però il commissario tecnico ha limato anche questo suo piccolo difetto

La forza del gruppo, ma anche della panchina. Il “segreto” dell’Italvolley maschile ancora campione del mondo risiede nelle infinite risorse. Risorse che a volte, secondo i detrattori più severi, non sono state valorizzate e utilizzate a sufficienza. A Ferdinando De Giorgi, in questi ultimi mesi e soprattutto dopo quel quarto posto ai Giochi Olimpici di Parigi 2024 (il peggior risultato del suo ciclo), è stato spesso imputato di non fare cambi, di non togliere dal campo elementi in difficoltà. E invece, nel Mondiale delle Filippine, le cose sono andate diversamente. Basti pensare a quel bruciante ko contro il Belgio, nella fase a gironi, quando l’Italia ha dovuto rimontare un parziale di 2 set a 0. Gli Azzurri quella partita l’hanno comunque persa, ma lottando e portando l’incontro al tie break grazie agli uomini della panchina. E allora dentro Riccardo Sbertoli, solitamente chiamato in causa in sporadici momenti di gioco e spesso solo dai nove metri, che ha trovato spazio e ha ridato ordine alla squadra.

   

Il vero capolavoro è però arrivato in semifinale. De Giorgi ha avuto l’abilità – e non si vincono due Mondiali di fila per caso – di intuire il momento e gli innesti giusti. È il secondo set della semifinale vinta per 3 a 0 contro la Polonia: al posto di Roberto Russo, entra Francesco Sani, uno che forse, con la legge del se, non doveva nemmeno esserci. Quando Daniele Lavia si è infortunato alla mano, il giocatore è stato chiamato in extremis per aggregarsi al gruppo e per cercare di colmare l’assenza di uno degli inamovibili dello starting six del cy. Lo schiacciatore, nato a San Francisco, con doppio passaporto, si è fatto largo a Verona facendosi notare proprio da “Fefè”, che un occhio di riguardo per i giovani l’ha sempre avuto. Sani, con una sorta di killer instinct, è entrato a freddo in campo e ha messo a terra tre battute (con tanto di ace), che hanno permesso all’Italia di salire sul 25-22 nel secondo set. Non contento, ha replicato anche nel terzo, aiutando ad allungare il vantaggio.

   

Un’altra carta vincente pescata dal mucchio di un vivaio prospero, porta il nome di Luca Porro. Il genovese, il fratello di mezzo di tre campioni cresciuti a Genova e che giocano tutti in Serie A, non è poi una sorpresa. Già presente a Parigi 2024, ha sostenuto il gruppo quando Mattia Bottolo si è trovato davanti diversi muri. L’ha fatto nel match contro il Belgio, suo esordio nella rassegna iridata e poi in semifinale contro la Polonia. Lo schiacciatore ha dato energia a un reparto in difficoltà spingendo la squadra fino al match point. Infine, Simone Anzani: partito titolare a inizio torneo e poi tolto (cosa che forse in passato De Giorgi non avrebbe mai fatto) per Giovanni Maria Gargiulo, uno dei volti “nuovi”. Si è ripreso il campo nella semifinale e in finale contro la Bulgaria, chiudendo il match con un primo tempo che lo ripaga di momenti duri per i problemi cardiaci. Nel 2023, Ferdinando De Giorgi disse che il suo merito era stato solo quello di rimettere al centro la maglia.

 

Nelle Filippine ha sradicato anche lui stesso le sue certezze, dando spazio a tutti, titolari e non, che per quell’azzurro vivo si sono sacrificati a favore di un bene comune.

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