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Il Foglio sportivo - That win the best

Ormai non c'è differenza tra il Chelsea e Hamilton

Jack O'Malley

Erano vincitori seriali, poi si sono dedicati ad altro. Da qualche anno nessuno mette la squadra di Maresca tra i pretendenti seri a Premier e Champions, eppure sono quelli che hanno speso di più sul mercato. E il ferrarista adesso prega per il suo cane

Passatemi subito la pinta di birra più vicina perché devo fare un brindisi al coraggio di Harry Paterson, che sul Guardian è riuscito a paragonare i tre Palloni d’Oro vinti di fila dalla calciatrice spagnola Aitana Bonmatí agli altrettanti di Michel Platini e Lionel Messi. Ora, è vero che il suo articolo è una marchetta al sito di scommesse WhoScored, quindi vale quanto una protesta del Pisa contro il Var, ma penso con ammirazione a come non abbia fatto a ridere mentre parlava di “immortalità calcistica” della Bonmatí (chi?). Certo, quando a vincere il riconoscimento era Platini il premio era quasi esclusivamente francese, e tutti sappiamo quanto siano stati farseschi e pilotati certi Palloni d’Oro alla Pulce, ma la sola idea di mettere tutti e tre sullo stesso piano mi fa desiderare ancora di più una sbronza coi fiocchi per dimenticare il teatrino grottesco che è diventata l’assegnazione di questo premio. 

 

Meglio pensare al nuovo turno di Premier League del weekend, e alla Champions che incombe: martedì si gioca Chelsea-Benfica e già ho le emorroidi al pensiero degli articoli su Mourinho che sfida il suo passato. Che poi a dirla tutta è il presente dei Blues a essere strano. Lo ha scritto Jamie Carragher sul Telegraph venerdì: “Il Chelsea sembra più interessato ai trasferimenti che ai trofei”. Se ci pensate da qualche anno nessuno mette la squadra di Maresca tra i pretendenti seri a Premier e Champions, eppure sono quelli che hanno speso di più sul mercato: un miliardo e mezzo da quando Abramovich è stato costretto a vendere, con il risultato di dare al proprio manager una rosa talmente ampia da renderlo più indeciso su chi schierare di mia sorella Kate O’Malley quando deve scegliere con quale vestito sbronzarsi a un matrimonio. Il fatto è che tutto ciò ha trasformato il Chelsea, dice ancora Carragher, “da vincitori seriali di trofei importanti a project manager seriali” (no, il Mondiale per club non è un trofeo importante, e non solo perché è stato consegnato da Trump).

 

I Blues, insomma, sono diventati i Lewis Hamilton del calcio. Anche il pilota britannico ci aveva abituati a vittorie in serie, poi ha cominciato a far parlare di sé per gli inginocchiamenti, il ristorante vegano fallito, e adesso per la decisione di non fare i test al Mugello con la Ferrari per “stare accanto al suo amato cane, in gravi condizioni”. “Il dodicenne compagno a quattro zampe adottato nel 2013 – ci informa la Gazzetta, stranamente non impegnata soltanto a intervistare Cairo – sta vivendo ore complicate”. Una vera tragedia, insomma, tanto che Hamilton ha fatto appello alle coscienze dei tifosi chiedendo di “pregare per lui” (nel senso del cane). Un upgrade importante, dopo tutte le bestemmie che ha fatto tirare ai ferraristi.

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