
L'ultima sfida tra Tudor e Juric risale alla stagione 2021-2022 (foto LaPresse)
serie a
La lunga strada unita e separata d Igor Tudor e Ivan Jurić nel nome dell'Hajduk Spalato
i tecnici di Juventus e Atalanta, entrambi cresciuti nel club di dalmata, oggi si affrontano da allenatori in una partita d’alta classifica: Juventus-Atalanta
L’Hajduk Spalato non è un club come tanti altri. La sua esistenza travalica i confini del calcio ed è parte dell’identità dei suoi sostenitori. È una lingua che riempie le conversazioni che viaggiano quotidianamente per le vie del centro. È arte che colora di bianco, rosso e blu i muri della città. È un codice che si tramanda di generazione in generazione. Uno stile di vita fatto di ribellione e resistenza, simbolo della Dalmazia che non si piega al potere centrale di Zagabria. Ed è in questo ambiente stracolmo di orgoglio e passione che nascono i tecnici di Juventus e Atalanta, Igor Tudor e Ivan Jurić, che oggi si affrontano, per la prima volta da allenatori, in una partita d’alta classifica.
Molto legati sin dai tempi delle giovanili, i due trascorrono un paio di stagioni insieme nella prima squadra dell’Hajduk intorno ai 20 anni. Nel 1997, poi, le loro carriere prendono direzioni opposte: Jurić si trasferisce al Siviglia, mentre Tudor rimane in patria e, a suon di ottime prestazioni, conquista la convocazione per i Mondiali di Francia e successivamente il passaggio alla Juventus. Si ritrovano in Italia nel 2001, quando Jurić approda al Crotone, ma in realtà non si sono mai persi di vista. Insieme agli ex calciatori Ivan Leko e Stipe Pletikosa, infatti, formano un quartetto di amici fraterni che si sentono quasi quotidianamente. Non potrebbe essere altrimenti per Tudor e Jurić, gli unici due allenatori croati ad aver allenato in Serie A a partire dal 1991, anno dell’indipendenza della Croazia. Entrambi incarnano il concetto spalatino di dišpet, termine di origine veneta che descrive persone guidate da un forte temperamento e dall’amore per le sfide. Come quella intrapresa a più riprese da Tudor al timone dell’Hajduk. L’ultima, nel 2020, è interrotta dopo meno di nove mesi dalla chiamata di Andrea Pirlo che invita l’ex difensore a far parte dello staff della Juventus. Una palla che Tudor coglie al balzo per abbandonare un amore che rischiava di tarpargli le ali. “Ho la sensazione che a Spalato chi è del posto venga apprezzato meno rispetto a chi viene da fuori”, ha dichiarato in un’intervista dell’agosto 2024 per spiegare l’addio al club con cui ha vinto una Coppa di Croazia, fin qui l’unico trofeo da allenatore. Poche settimane prima, Jurić quella stessa sfida l’aveva rifiutata per divergenze con l’amministrazione e perché consapevole che l’ambiente esasperante di Spalato avrebbe potuto logorarlo. Una scelta complicata per chi un anno addietro affermava: “Do il massimo per il Torino, ma sono di Spalato e il mio cuore piange per l’Hajduk”.
Per spiccare il volo, dunque, hanno optato per l’Italia, consapevoli che per restare fedeli a se stessi e trovare la via del successo, a volte bisogna allontanarsi da casa propria. Nonostante vantino già numerose stagioni in Serie A, però, quello dell’Allianz Stadium è solo il quarto confronto tra i due nel massimo campionato italiano. Jurić è in vantaggio nei tre precedenti: due vittorie e un pareggio sono il bottino accumulato dal tecnico dell’Atalanta. Un motivo in più per Tudor per rompere l’incantesimo che dal 2018 impedisce alla Juventus di battere in casa i bergamaschi e proseguire nell’opera di ricostruzione della Vecchia Signora. Un motivo in più anche per Jurić per allungare la striscia positiva e dimostrare di poter raccogliere l’eredità del mentore Gian Piero Gasperini. Un motivo in più per entrambi, di fatto, per continuare a mostrare alla propria terra il valore dei figli di Spalato.



Editoriali