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Il Foglio sportivo

Jacopo Vasamì è il nuovo gigante del tennis azzurro

Alessandro Catapano

Dall’Academy di Nadal al sogno di arrivare dove sono Sinner e Musetti. Il diciottenne è un bel diamante grezzo, con margini di miglioramento enormi e tante qualità da affinare 

Si racconta che qualche anno fa, al Garden, circolo a pochi metri dall’ippodromo delle Capannelle, da sempre palestra di tantissimi piccoli terraioli romani, un giovanissimo Vasamì abbia cominciato una partita con tre ace di fila. Già allora, del resto, mangiava in testa agli avversari. E siccome nel tennis, come nella vita, altezza è mezza bellezza, gli veniva piuttosto facile vincere le partite.  Oggi che, a nemmeno 18 anni (li compirà pochi giorni prima di Natale), è salito a 1,94, questo spilungone serve regolarmente a duecento all’ora. Se il tennis fosse solo uno scambio di battute, già oggi potrebbe giocarsela, “libretto a libretto” come si dice a Roma, con un certo Sinner, al quale quest’anno, sull’erba di Wimbledon, ha fatto da sparring. “Essermi allenato con lui, in un posto tanto speciale – ha raccontato qualche giorno fa ad Angelo Mangiante, l’inviato di Sky che mangia pane e tennis – è una cosa che non scorderò mai. Un’esperienza bellissima che ho potuto vivere. Lui non mi ha fatto sentire la tensione, anzi mi ha messo molto a mio agio, è stato molto disponibile nel parlare. Ho avuto modo di imparare molto anche solo guardandolo”.


Nel furto con gli occhi, Jacopo è uno specialista. Abruzzese (di Avezzano, come la mamma) solo per l’anagrafe, romano a tutti gli effetti, primi palleggi al Parioli con Fabrizio Zeppieri, un quasi papà che lo allena ancora oggi, quattro anni tra i 12 e i 16 in Spagna alla Rafa Nadal Academy grazie ad una borsa di studio, e lì hai voglia a rubare con gli occhi. “L’esperienza in Spagna è stata molto formativa ed è un capitolo molto importante della mia vita. Sono arrivato lì a 12 anni e me ne sono andato a 16. Ho avuto modo di imparare perfettamente l’inglese e lo spagnolo, ho avuto modo di giocare con tantissimi grandi giocatori, a parte Rafa. Poi crescendo ho avuto il piacere e l’onore di allenarmi con Rafa, che è sempre stato il mio idolo. Sono cresciuto guardandolo e ammirandolo”. Al ritorno a Roma, un annetto fa, il bambino Jacopo era diventato un giovane uomo, con un servizio e un dritto da paura e una garra (a Napoli la cazzimma, per intenderci) acquisita a furia di vamos!  


Al Tennis club Nomentano, ha ritrovato Zeppieri. “L’ho salutato che era un ragazzino, l’ho ritrovato cresciuto, e non solo in altezza – ci racconta il suo coach mentre sono impegnati in un collegiale a Tirrenia, al centro Fitp –. In realtà, il rapporto non si è mai interrotto, nemmeno quando era in Spagna. È un ragazzo intelligente e sicuro di sé. Del resto, ha avuto coraggio a emigrare così piccolo, e senza famiglia. Per due anni, ha vissuto da solo in accademia, poi lo ha raggiunto la mamma”. Lo stesso coraggio che ebbe Sinner quando si trasferì da Piatti. “Ma lui si stabilì a casa di un maestro che aveva due figli, Jacopo era completamente da solo”. Tennisticamente parlando? “È mancino, serve molto bene, la battuta è in assoluto il colpo che gli permette di giocare in modo propositivo. Servizio e dritto sono i suoi fondamentali migliori, più che Sinner può ricordare Berrettini, anche se con i paragoni dobbiamo andarci cauti. È cresciuto sulla terra, però la sua naturale evoluzione, mi auguro, lo porterà a giocare molto bene sul duro”. In sintesi? “È un bel diamante grezzo, ha margini di miglioramento enormi, può e deve affinare tante cose”.


Attualmente numero 695 del mondo (a inizio anno era 1616), dopo tanti successi tra gli juniores, per Vasamì è arrivato il momento di mollare gli ormeggi. “Gli obiettivi sono chiari – dice –. A parte continuare a migliorarmi e continuare a fare le cose bene, l’obiettivo è scalare la classifica, affrontare giocatori forti e vincere tornei”. Il 2026, dovrà essere l’anno del salto definitivo nel tennis dei grandi. “Per questo – spiega coach Zeppieri – la programmazione di questo finale di stagione per Jacopo prevede il Challenger di Shenzhen e il Master junior di Chengdu, in Cina: l’obiettivo è restare nei primi dieci junior, in modo da avere nel 2026 otto wild card da Itf (la Federazione internazionale)”. Unanimemente considerato uno dei migliori prospetti del tennis italiano (interessante notare che su Vasamì ha scelto di investire anche Intesa Sanpaolo, che già in tempi non sospetti aveva scelto di investire su Sinner n.d.r.), Vasamì se la gioca con il palermitano Federico Cinà, che ha nove mesi di vantaggio (è di marzo 2007) e una classifica più interessante (211 al mondo, a inizio 2025 era 522). Rispetto a Jacopo, si è già buttato nella mischia (in questo 2025, tra un Challenger e l’altro, ha vinto il primo match della carriera nelle quali di un torneo Slam). Nel duello a distanza tra i due, qualcuno già vede i nuovi Sinner e Musetti. Qualche mese fa, un autorevole sito tennistico ha titolato: “Con Cinà e Vasamì, il tennis azzurro del futuro ha l’accento”. Titolo felice. Come il momento del tennis italiano. “Non sono affatto stupito che ci siano così tanti giocatori forti – racconta Vasamì –. È bello che nei grandi tornei ci siano tanti italiani da seguire e da ognuno di loro si può trarre qualcosa e pensare di giocarci tra un paio di anni. Il sogno è arrivare dove sono Sinner e Musetti. Questo è quello che penso ogni volta che scendo in campo e mi alleno”. Suerte, ragazzo.

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