La caduta di Sabatini durante la finale dei 100m T63 a Parigi 2024 (foto Ansa) 

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Il ritorno di Ambra Sabatini per saltare oltre la caduta di Parigi 2024

Paola Arrigoni

Ai Mondiali “aggiungo il lungo ai 100. Le brutte esperienze possono trasformarsi in qualcosa di bello”, ci dice l'atleta azzurro

Un metro solo. Quello prima del traguardo. Che forse aveva già toccato con gli occhi, su quella pista viola dello Stade de France alla finale paralimpica dei 100 metri categoria T63 di Parigi 2024. La sua gara, quella in cui detiene il record mondiale. Eppure, Ambra Sabatini cadde, proprio in quel metro. Ed è da qui che riparte, perché “anche le esperienze più brutte possono lasciare spazio al bello”. E a nuovi inizi.


È stato un anno di cambiamenti per lei: nuova casa, nuovo allenatore…

“Mi piacciono i cambiamenti, soprattutto quando sono fatti con logica. Mi sono trasferita a Livorno, che è sempre stata casa per me e forse è il punto di forza di quest’anno. Mi ha dato l’energia giusta per ripartire. Per quanto riguarda Fabrizio (Mori, ndr), sono stata molto fortunata a trovarlo come allenatore. Ci sentimmo al telefono dopo Parigi e capii subito di essere in buone mani. Penso che si sia affezionato a me e io a lui. Insieme faremo grandi cose”.


Che cosa le rimane dall’esperienza parigina?
“Ora sono in una fase di elaborazione della caduta molto avanzata. Riesco a vedere Parigi come parte del mio percorso e non penso alla finale con rimpianto, anche perché non c’è stata solo quella. Quei giorni francesi mi hanno regalato anche tante cose belle”.


Ne ricorda qualcuna in particolare?
“La vicinanza delle persone. Non solo familiari e amici, ma anche persone che non conoscevo. Ricordo per esempio l’infermiera del Villaggio, mi è stata sempre vicina. Ecco il lato bello, l’empatia che quella caduta ha scatenato e che mi porto dentro”.


Che è un po’ lo spirito di quell’ amor fati, che ha ricordato dopo la gara.
“Esatto, alla fine bisogna cercare di provare affetto anche per ciò che ti accade e non hai pianificato. È solo così che le esperienze brutte possono trasformarsi in qualcosa di bello, e anzi dare la carica per il dopo”.


Il "dopo" per lei sono i Mondiali di atletica paralimpica di Nuova Dehli in programma dal 27 settembre al 5 ottobre. 
“Non vedo l’ora di tornare in pista. Li stavo proprio aspettando questi Mondiali, per me sono una tappa fondamentale. E poi, segneranno il mio debutto con il salto in lungo”.


Come è nata questa decisione?
“Il salto in lungo è una disciplina che ho conosciuto all’inizio della mia carriera paralimpica, quasi di pari passo ai 100 metri. L’ho messa da parte per concentrarmi soltanto sui 100 metri fino a Tokyo e Parigi. Avevo già messo in conto di aggiungere questa specialità, e a maggior ragione dopo l’ultima Paralimpiade volevo fare qualcosa di più”.


Cosa le piace di più del salto in lungo?
“È una specialità molto stimolante. Mi piace il fatto che è molto tecnica e c’è sempre qualcosa da migliorare. Ci vuole molta coordinazione, che non è una mia caratteristica primaria, ma è proprio per questo che mi spinge a dare sempre di più. Devi essere molto concentrato e consapevole di ogni movimento del corpo”.


Da quanto si allena?
“Ho iniziato da pochi mesi, quindi sono ancora in una fase abbastanza grezza. Da questi Mondiali posso solo migliorare, quindi vado molto serena”.


C’è qualcosa che porta dai 100 metri?
“Sicuramente avere una buona velocità è importante. Però sono due specialità molto diverse, forse ancora di più nel paralimpico”.


In che senso?
“Le lame trasmettono sensazioni diverse. E anche il modo di correre non è lo stesso, quindi non è semplice conciliare le due specialità”.


Due lame, due design giusto?
“Eh sì, ormai è il mio rituale. E quest’anno finalmente ho potuto scegliere due protesi diverse: blu specchiata per il salto in lungo e rossa per i 100m!”


Come mai questi colori?
“Rappresentano l’Italia. Il blu riprende l’Azzurro del nostro paese, mentre il rosso è dedicato all’Italia dei motori, Ducati e Ferrari. Su quest’ultima però ci sarà anche un dettaglio importante. Conterrà un messaggio a cui tengo molto, soprattutto in questi tempi. Ma seguitemi per scoprirlo!”.


Le piace l’idea di rompere il ghiaccio con la nuova disciplina o la spaventa?
“È proprio quello che cercavo. Volevo entrare in questa grande manifestazione proprio con la nuova disciplina. Aiuta molto a spaccare il ghiaccio anche con lo stadio e l’atmosfera. E soprattutto in questa occasione ho tutto da guadagnare come ho già detto prima”.


I 100 metri invece?
“I 100 metri sono la mia specialità. Abbiamo lavorato molto anche su quello, soprattutto la partenza dal blocco. Ora parto su quattro appoggi non più sul tre e questo è sicuramente un passo in avanti. Non vedo l’ora!”.


Primi Mondiali senza Monica Contraffatto e Martina Caironi.
“Esatto! Devo dire che mi mancheranno molto. Spero di portare in alto il tricolore anche per loro”.

 
Dal punto di vista fisico, come arriva a Nuova Delhi?
“Purtroppo ho avuto poche occasioni per confrontarmi in gara a causa di un problema emerso a metà estate, però negli allenamenti mi sento bene, quindi sono molto positiva”.


Cos’è successo?
“Ho avuto una lesione della pelle sul moncone dovuta a un calo di massa, e come conseguenza le protesi non erano più della giusta misura. Però ho fatto delle belle settimane di carico”.


Al di là dell’esperienza personale cosa si aspetta da Nuova Delhi?
“Potrebbe rappresentare la svolta per portare sempre più attenzione all’atletica leggera, che spesso è ancorata ai Giochi paralimpici. In questo senso spero che i Mondiali in India possano avvicinare sempre più persone e giovani”.


Si sente un po’ un punto di riferimento per loro?
“Diciamo che spero di rappresentarlo. È anche per questo che ci tengo a interagire con il pubblico e parlare con loro. L’ho sempre fatto in tante occasioni, anche nelle scorse edizioni di Mondiali e Paralimpiadi e spero di trasmettere qualcosa in più anche in questa edizione”.


Ora ha anche una nuova carica…
“Sì, sono rappresentante atleti del consiglio del Comitato paralimpico. Per me è un onore ricoprire questo ruolo. È un ambiente nuovo, ma sono pronta ad apprendere da chi mi ha preceduto e chi c’è ora alla carica”.


Tra cui il Presidente.
“Ho avuto l’occasione di conoscere Giunio (De Sanctis, ndr) abbastanza bene. È una persona che ha sempre tenuto al movimento paralimpico. Spero che si facciano sempre più progressi”.