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palloni a stelle e strisce

In America c'è chi mette in discussione la Mls e il modello americano del calcio

Francesco Caremani

La Major League Soccer ha detenuto il controllo strutturale del calcio negli Stati Uniti per quasi tre decenni, gestendo il calcio come la Nba gestisce il basket. Ora la United Soccer League (Usl) punta a prendere il suo posto portando negli States il modello europeo del pallone

Per quasi trent’anni, la MajorLeague Soccer (Mls) ha governato il calcio professionistico negli Stati Uniti come un monopolio. Era l’unica lega maschile riconosciuta in Division I del sistema calcistico statunitense, con controllo centralizzato, espansione a prezzi astronomici e un modello chiuso che escludeva le ambizioni interne: se volevi giocare ai massimi livelli, dovevi entrare dalla porta che l’Mls apriva, e pagare per farlo.

Adesso la United Soccer League (Usl) ha annunciato che lancerà un proprio campionato di Division I maschile nel 2027-28, con l’obiettivo di affiancare l’Mls e portare con sé un sistema di promozione e retrocessione.

L'annuncio però ha un’altra chiave di lettura: dietro la mossa c’è un importante ingresso di capitale da parte di BellTower Partners, guidata da Kewsong Lee, ex ceo di Carlyle. Non è un’operazione di facciata: è un affondo con mezzi che l’Mls fino a oggi ha considerato quasi esclusivi.

Negli ultimi anni la Usl ha mostrato ambizioni strutturali: investimenti in infrastrutture – stadi, progetti immobiliari legati ai club – e un discorso di sostenibilità locale. Le sue basi sono meno “monolitiche” rispetto alla Mls: i club hanno più autonomia e c’è più varietà nel modello. Con l’annuncio della Division I e del sistema di promozione e retrocessione, la Usl cerca di completare il suo ecosistema: una piramide professionistica che parte dal basso e arriva in alto.

La Usl, oggi, non è “la lega minore che sogna in grande”. Da anni struttura campionati professionistici – Usl Championship, League One – e dilettanti – League Two – all’interno di un ecosistema con leghe giovanili, femminili e progetti infrastrutturali. E con questa mossa vuole salire ai massimi livelli, riscrivendo regole, rapporti di potere e le prospettive stesse del calcio americano.

L’ingresso di BellTower Partners dà un ingrediente che mancava: credibilità finanziaria istituzionale. Non un gruppo locale, non un “ricco appassionato”, ma un soggetto che conosce infrastrutture, sviluppo urbano e grandi operazioni di mercato. Quella credibilità spalanca porte su collegamenti politici, sponsor e investitori che prima guardavano solo alla Mls.

Sull’altro fronte, l’Mls ha dalla sua una storia, relazioni radicate con l’U.S. Soccer, sponsor consolidati e un brand nazionale e internazionale riconosciuto. Per mantenerlo, però, dovrà decidere se cambiare pelle o chiudersi ulteriormente.

La partita sta nel controllo delle regole: quanto peso avrà il diritto sportivo, quanta autonomia avranno i club, chi sceglie le città che accedono al vertice e chi decide chi resta fuori.

Nel frattempo, i club “di mezzo” guardano il mercato con occhi diversi. Se una squadra locale ha sempre sognato di crescere ma non poteva permettersi i prezzi d’ingresso dell’Mls, oggi può immaginare un percorso alternativo: investire in infrastrutture, crescere legittimamente, scalare la piramide.

Non stiamo parlando di una rivalità tra due leghe che si contendono audience: è una guerra per il modello del calcio negli Stati Uniti. L’Mls ha detenuto il controllo strutturale per quasi tre decenni. Ora quel controllo è forzato a confrontarsi con un concorrente che non arriva “dal basso” con sogni utopici, ma armato di capitali, infrastrutture e un progetto chiaro.

Il calcio statunitense sta per entrare non in una semplice disputa sportiva, ma in una battaglia istituzionale: tra chi vuole un sistema chiuso e protetto e chi vuole un sistema aperto, dinamico e scalabile. La posta in gioco non è soltanto quale lega guiderà il Paese, ma quale idea di calcio resisterà nel tempo.

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