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Germania campione. La squadra più forte vince l'Eurobasket più bello

Francesco Gottardi

Schroder e compagni ci sono riusciti senza mai perdere una partita, ma rischiando grosso in finale contro una straordinaria Turchia. Poteva spuntarla chiunque ed è merito di un torneo sempre più livellato verso l’alto. Fino all’ultimo possesso

Un oro grande così. Ha vinto la squadra più forte del momento, ha vinto la Germania come sempre aveva fatto nel corso di questo Eurobasket. L’ha spuntata al fotofinish contro una monumentale Turchia, al termine di una finale d’altissima pallacanestro e forza emotiva – mai più di 6 punti di divario nel secondo tempo, ben 15 sorpassi e controsorpassi. Peccato che sia finita, perché è stata di quelle partite da guardare e riguardare, senza sosta e senza un padrone. Già a metà gara, si sapeva che sarebbe stato il trionfo del collettivo: andava soltanto capito quale. Alla fine hanno prevalso le magate di Franz Wagner, la mortifera regia di Dennis Schroder – decisiva nel punto a punto finale e anche per questo Mvp del torneo –, la pazzesca produzione offensiva di Isaac Bonga, insospettabile lungo da 4/4 da tre. Ma se si cerca un uomo-simbolo fra i tedeschi, va scelto Daniel Theis: il peggiore in campo fino a una manciata di minuti dalla sirena. Poi provoca il quarto fallo dell’immarcabile Alperen Şengun e segna la tripla che cambia l’inerzia dell’incontro.

 

È una Germania infinita anche per questo. Come hanno detto a più riprese tutti i protagonisti dell’Nba impegnati nella competizione, mai si era visto un campionato europeo così livellato verso l’alto. E l’ultimo atto non è stato da meno, tra le due squadre – entrambe imbattute – che meritavano di più. Guai a considerare una sorpresa la Turchia, che in semifinale aveva annichilito la Grecia di Antetokounmpo e anche domenica sera aveva preparato un piano-partita a regola d’arte – firmato Ergin Ataman, navigato stratega sul continente e guru della pallacanestro in patria.

 

Si diceva di Şengun, stella degli Houston Rockets: chiude la prima finale in carriera con 28 punti a referto, dopo cinque doppie-doppie lungo il cammino. Il futuro è tutto dalla sua. E pure dei suoi compagni: Cedi Osman è un leader aggiunto, Shane Larkin un play sopraffino, Adem Bona l’ariete che non t’aspetti per stoppare gli avversari sotto le plance. I tedeschi, dal canto loro, fantastici a rimanere sempre aggrappati al match dopo un avvio da incubo (13-2 Turchia dopo 3’) e in grado di trovare ogni volta nuove soluzioni su entrambi i lati del campo. Una mentalità da campioni, che infatti s’è concretizzata nelle battute finali, quando la palla pesava di più e i turchi hanno cominciato a perdere lucidità in attacco proprio sul più bello. Finisce invece 88-83 sui sigilli di Schroder. Per i ragazzi di Ataman sarebbe stata un’impresa cestistica da antologia, e in qualche modo lo resta comunque. Altrettanto credito va dato però a Álex Mumbrú, che ha raccolto la Germania dalla delusione olimpica senza medaglie e nel giro di pochi mesi l’ha rimessa in sesto perfino migliorandola. Nonostante le assenze pesanti – Voigtmann, Moritz Wagner – e il forfait del medesimo allenatore spagnolo durante la fase a gironi. Non era scontato riconfermarsi e superare le già altissime aspettative attorno a un gruppo di grandissimi giocatori, senza che nessuno di loro tuttavia abbia dominato con le rispettive squadre o franchigie. Poi però si ritrovano tutti insieme in Nazionale e mettono in moto la macchina perfetta. Campione del mondo in carica e ora pure sul tetto d’Europa: nella storia ci erano riuscite soltanto Unione sovietica, Iugoslavia e Spagna. Se non si era capito, il grande basket è pure un affare tedesco. Non certo da oggi, ma da oggi ancora di più.

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