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Gli scacchi presi con filosofia

Porreca, maestro degli scacchi (anche per corrispondenza)

Enrico Adinolfi

Il campione è stato figura centrale degli scacchi italiani, divulgatore e autore instancabile, capace di educare intere generazioni con rigore e passione. Memorabile la sua vittoria su Miroslav Filip nel 1955, simbolo di un talento lucido e profondo

I trentadue personaggi che si muovono sulla scacchiera, molto spesso agiscono per conto loro, sfuggono al controllo di chi si illude di manovrarli con piacere. La favola di Bontempelli, dei pezzi degli scacchi che si muovono liberamente nella scacchiera riflessa nello specchio, ha molto di vero”. Scriveva così, nel suo “Libro completo degli scacchi”, Giorgio Porreca, di cui ricorre in questi giorni la nascita (e, fra un paio d’anni, il centenario).  E’ davvero difficile sottostimare il suo impatto sul movimento scacchistico italiano: oltre a essere stato uno dei primissimi giocatori italiani di livello mondiale, oltre a essere stato campione nazionale a tavolino e, soprattutto, per corrispondenza (detiene il record di ben sette vittorie consecutive!), oltre al titolo di campione italiano a squadre conseguito con la maglia della storica Accademia scacchistica napoletana (rinata di recente come Accademia scacchistica partenopea in suo ricordo), è stato un vero maestro per generazioni.


Conoscitore sbalorditivo delle sessantaquattro caselle, traduttore dalla lingua russa di copiosissimo materiale, è stato lui stesso autore prolifico di saggi scacchistici, monografie e manuali. In tempi in cui non c’erano né i computer né internet, ma solo riviste, libri e diagrammi di carta, Giorgio Porreca è stato, in una parola, l’Atlante che per decenni ha retto sulle sue spalle la cultura scacchistica italiana. E atlanti erano anche i suoi manuali, proprio come lui li definiva, “mappe del mondo degli scacchi”. Da ciò, appunto, il manuale come atlante da integrare con carte sempre più piccole, più precise, più aggiornate, per costruire mattone dopo mattone le fondamenta della propria conoscenza scacchistica.


Come ogni gigante che si rispetti, Giorgio Porreca ha fatto scuola, e lo ha fatto con la sua filosofia, incentrata sul rispetto assoluto dei giocatori e sulla reverenza altrettanto illimitata verso il gioco, brillante ed energetico ma allo stesso tempo equilibrato e composto. Era noto che non amasse molto le partite blitz, a cadenza veloce, preferendo l’approccio riflessivo tipico delle partite classiche, e, ancor di più, delle partite per corrispondenza. Era così: con i suoi spessi occhiali, di fronte alla scacchiera Porreca era un demiurgo che con razionalità e rigore plasmava la sua posizione, in modo da riuscire ad addomesticare i caotici pezzi, che, altrimenti, come ricordava Bontempelli, amano vagare per conto loro. Senza l’Atlante, il demiurgo, il professore, il maestro, senza “Il Porreca”, come tutti gli scacchisti italiani chiamavano il suo libro più importante, dedicato alle aperture, gli scacchi della penisola oggi non sarebbero gli stessi.


 

La partita: Miroslav Filip vs Giorgio Porreca, Zagabria 1955, 0-1
Una delle sue più prestigiose vittorie, contro il GM cecoslovacco Miroslav Filip. Il Nero, dopo 26.Tf3? ha l’occasione di ribaltare la partita. Riesci a vedere la mossa giusta?

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