
Foto Ap, via LaPresse
a canestro
Quell'Italia del basket brutta sporca e cattiva
La Nazionale guidata dal ct Gianmarco Pozzecco ha battuto la Spagna nel quarta partita del Gruppo C degli Europei di basket
Fa sempre un certo effetto vedere l'Italia del basket battere la Spagna. E poco importa se nelle ultime due partite prima di quella di martedì sera a Limassol, gli Azzurri c'erano sempre riusciti. Ma era il 2013 e il 2015, un bel po' di tempo fa. E la Nazionale italiana è sempre quella che non vince un'Europeo dal 1999, mentre la Nazionale spagnola è quella che negli ultimi venticinque anni ha vinto più di tutte: quattro Europei, due Mondiali e tre medaglie olimpiche (due argenti e un bronzo).
Certo questa Spagna non regge il confronto con le altre, la generazione dei Gasol-Rodríguez-Rubio si è pensionata, ma è comunque squadra tosta con un giocatore da Nba, Santi Aldama, e due ragazzini che promettono di diventare due gran birboni sul parquet, Mario Saint-Supery e Sergio De Larrea. E con Sergio Scariolo sempre in panchina a far macinare ai suoi uomini il suo basket vincente. E sempre piacevole.
Tranne martedì sera allo Spyros Kyprianou Athletic Center di Limassol.
Perché davanti alla Nazionale spagnola bella, elegante, a tratti capace di una raffinatezza ammaliante, ha giocato una squadra brutta sporca e cattiva, capace di abbassare il ritmo, sporcare il gioco, renderlo disarmonico nonostante nei primi minuti del primo quarto la Spagna avesse imposto ben altro con un 13-0 che sembrava una sentenza sui valori in campo e un anticipo di quello che doveva essere. Gli uomini guidati dal ct Gianmarco Pozzecco però sono riusciti a rimettere a posto le cose, hanno costretto gli spagnoli al fuori ritmo, si sono resi protagonisti di una prova d'abnegazione e socialismo baskettaro capace di ribaltare le sicurezze spagnole a tal punto da mandare in confusione totale il loro spartito. E questo nonostante una prova non indimenticabile di Simone Fontecchio, il nostro giocatore più talentuoso, l'unico che gioca in Nba, l'uomo che ha trascinato gli Azzurri alla vittoria contro la Bosnia ed Erzegovina con il record di punti in un Europeo in canotta azzurra.
Non era necessario il miglior Fontecchio martedì sera a Limassol. Erano necessarie invece le braccia polipesche di Momo Diouf, la fastidiosa difesa di Alessandro Pajola e la zompettante frenesia di Saliou Niang. E tutti e tre hanno messo sul parquet la loro migliore versione di se stessi. Tutti e tre hanno soprattutto tolto certezze a una nazionale, quella spagnola, più alta, più grossa, con le mani più delicate, messa in difficoltà da un'esuberanza determinata e dalle anguillesche corse di Marco Spissu e Darius Thompson, girovaghi del parquet, capaci di essere ben più determinanti di quanto il referto finale ha messo in luce. E con un Gabiele Procida chiamato in causa per qualche minuto per la prima volta in questo Europeo e capace di lasciare il segno con una tripla e la cattiveria giusta.
Una vittoria per la Nazionale italiana importante. E ben di più per averla portata in testa al Gruppo C (in coabitazione con la Grecia), perché capace di convincere che non sempre il più forte vince, nonostante il basket sia, tra gli sport di squadra, quello più scientifico, quello nel quale il più forte vince quasi sempre.
Tranne martedì sera allo Spyros Kyprianou Athletic Center di Limassol.