
Hugo Ekitike esulta dopo un gol al Borussia Dortmund (foto Ap, via LaPresse)
Il fiuto per gli attaccanti del Eintracht Francoforte
Per la squadra tedesca sono passati, negli ultimi anni, Luka Jovic, Sébastien Haller, Randal Kolo Muani, Omar Marmoush e Hugo Ekitike. Tutti giocatori acquistati per pochi milioni e ceduti a tanto. Così il club tedesco è riuscito ad arrivare prima degli altri ai giovani talenti
La nuova bottega cara del calciomercato è nata accanto a una delle borse valori più importanti del mondo e alla sede della Banca centrale europea. Quasi naturale verrebbe da pensare, eppure l'ascesa dell'Eintracht Francoforte non è cominciata da molto tempo. Solo dal 2016, dalla salvezza nello spareggio contro il Norimberga per restare in Bundesliga. Due anni dopo già la Coppa di Germania, primo titolo a 30 anni dall'ultimo. Uno dei protagonisti della squadra era Luka Jovic, centravanti di belle speranze venduto al Real Madrid nel 2019 per 63 milioni di euro.
Il primo di una serie il cui ultimo tassello è stato quest'estate Hugo Ekitike, ceduto al Liverpool per 95 milioni. La stessa cifra che ha permesso al Paris Saint-Germain di acquistare Randal Kolo Muani nel 2023. Lo scorso gennaio il Manchester City ha iniziato la rifondazione dai 75 milioni per Omar Marmoush. E nella stessa estate di Jovic, anche Sébastien Haller andò al West Ham per 50 milioni. Tutti attaccanti, molto prolifici sul Meno e meno invece altrove (Ekitike ha iniziato però con 3 gol in 4 partite nel Liverpool). Talenti scovati, valorizzati e diventati poi strumento di finanziamento di questo circolo virtuoso, che non migliora solo le casse del club ma anche la sua dimensione sportiva. Nel 2022 l'Eintracht ha vinto l'Europa League battendo i Rangers Glasgow ai rigori (con l'attuale juventino Kostic mvp dell'edizione), l'anno dopo ha centrato la qualificazione agli ottavi di Champions (eliminato dal Napoli di Spalletti) e nella stagione appena conclusa è arrivato terzo, miglior piazzamento dal 1993.
Questa crescita ha avuto più registi occulti, l'ultimo in ordine di tempo è Markus Krösche, il cui nome è stato accostato anche a Milan e Roma per il ruolo di direttore sportivo. Ex giocatore e allenatore, ha concluso presto la sua esperienza in panchina per contribuire dalla scrivania alla doppia promozione del Paderborn dalla terza serie alla Bundesliga. Da lì il Lipsia e l'Eintracht nel 2021, dove ha raccolto l'eredità di Fredi Bobic e Bruno Hubner. Oltre al player trading, nome nuovo per usanza vecchia, ossia la capacità di acquistare giocatori a poco e venderli a tanto capendo in maniera scientifica quale possa essere il loro picco di valutazione economica, Krösche si è distinto per una scelta radicale in panchina. Si è affidato a Dino Toppmöller, suo coetaneo (entrambi del 1980) reduce dalle esperienze come assistente al Lipsia e al Bayern e costruitosi una fama da allenatore in Lussemburgo, al Dudelange.
Le ultime scommesse di Krösche e Toppmöller si chiamano Ritsu Doan, ala di 27 anni dal Friburgo, Jean-Matteo Bahoya, esterno 20enne preso dall'Angers nel 2024, e il pari-età Can Uzun, trequartista acquistato un anno fa dal Norimberga. Con 9 gol e 5 assist hanno permesso al nuovo Eintracht di vincere le prime tre partite stagionali. Il 4 novembre sarà ancora Champions contro il Napoli, stavolta di Conte. E se il buongiorno si vede dal mattino, la prossima estate sono previsti nuovi incassi. Famose per essere care sono le botteghe portoghesi e francesi, da qualche anno però chi vuole investire in promesse di campioni deve farlo a Francoforte. Se poi renderanno, è ancora tutto da vedere.