
Aldo Serena nel 1984 (foto LaPresse)
il foglio sportivo
L'ex attaccante Aldo Serena: “Ormai siamo un torneo di secondo piano”
“Conte è un maestro, occhio alla Roma di Gasperini. Inter, Juventus e Milan in difficoltà”. Intervista e qualche spunto in vista del campionato di nuovo al via
Guida al campionato, Serie A di nuovo al via: la commenta Aldo Serena. Che l’ha vinta, vissuta, raccontata. “Ormai siamo un torneo di secondo piano. Non è una dichiarazione di resa, ma una semplice presa d’atto”, dice l’ex attaccante al Foglio sportivo. Lontani i tempi in cui segnava con quattro maglie diverse. “Chi si è mosso meglio quest’estate? Il Napoli. Chi sta facendo fatica? Inter e Juventus: sono al palo. Quale sarà la sorpresa? Occhio alla Roma: se Gasperini riuscirà a superare le fisiologiche difficoltà iniziali, ci saranno grandi soddisfazioni per tutti”. Panoramica pronta.
Si diceva dei campioni in carica. “Conte è un pragmatico”, continua Serena. “Sa sfoderare gli argomenti giusti per convincere presidenti come De Laurentiis a investire. E non è facile. Ha conquistato uno scudetto con la spensieratezza dell’outsider, ora rinforza la rosa allestendo delle seconde linee competitive anche per la Champions League. Di solito chi vince non tocca molto il gruppo, lui ci è riuscito”. Nonostante la fresca incognita Lukaku, ai box fino alla fine dell’anno. “L’autunno sarà determinante per tutte le squadre impegnate in Champions: avranno un calendario tremendo, colmo di impegni. Capire come lo affronteranno sarà determinante per la qualità del campionato”. Della serie, se qualcuna stecca in Europa potrebbe dirottare le energie sul weekend e scappare via in classifica. “In corsa c’è anche il Milan: non disputando le coppe, ha le carte in regola per giocarsela fino alla fine. I tifosi non saranno contenti per l’atteggiamento sul mercato, non in linea con la storia rossonera”, tra cessioni eccellenti e spese oculate. “I fondi fanno altri ragionamenti. Ma Allegri è una scelta azzeccata. E il centrocampo è di valore assoluto: Modric è un vecchio leone, Ricci può imparare molto da lui. Semmai vedo tanti dubbi in difesa. Per non parlare del centravanti”.
Da collega ed ex terminale rossonero, Serena chi vorrebbe insieme a Leao e Pulisic? “Più che Hojlund o altri, vedrei bene Vlahovic. L’ho sempre apprezzato, anche se quella 9 bianconera l’ha subita: non è riuscito a indossarla con leggerezza. In certi club, certe maglie pesano di più”. Aldo lo sa bene. “Serve un po’ di sana incoscienza. Dusan è rimasto imbrigliato, ma a 25 anni, nel pieno della propria fisicità, può realizzarsi altrove”. Anche perché a Torino continuano a contestarlo, pure nel precampionato. “I fischi dispiacciono sempre. E rimanere bloccati per quell’ingaggio elevatissimo non è una soluzione per nessuno”. Per il resto, che Juve sarà? “Un punto di domanda: molto dipenderà da un calciomercato che appare in ritardo”. Passiamo allora alla terza big, con cui Serena vinse il suo scudetto più pesante – da capocannoniere della Serie A nel 1989. “Soltanto il campo dirà se l’Inter è ancora alle prese con le scorie degli ultimi mesi”, dallo psicodramma di Champions all’addio di Inzaghi. “Bene aver risolto la grana Calhanoglu. Valida l’idea Lookman. Io però sarei andato con maggior decisione su qualche difensore giovane e bravo: la retroguardia nerazzurra va rinvigorita, mentre davanti ci sono già due attaccanti promettenti come Bonny e Pio Esposito. E se Lookman dovesse arrivare davvero – affare a oggi tutt’altro che deciso, ndr –, non mi sembra che i centrocampisti di Chivu abbiano caratteristiche ideali per sostenere un tridente con Lautaro e Thuram. Farebbe bene un ragionatore come Ederson. Ma l’Atalanta sa trattare”.
Il caso Ademola è fin troppo eloquente. Riuscirà a ripetersi la Dea, con Juric al timone nell’anno zero dopo Gasp? “L’impegno è gravoso”, non nega Serena. “Per qualunque successore di Gasperini: riuscire a coniugare bel gioco, risultati e casse piene è un capolavoro. E l’Atalanta l’ha replicato per anni. Juric in questo senso ha le caratteristiche tattiche in continuità col passato, però forse avrei puntato su un profilo più suggestivo. Magari con le quotazioni in calo”. Per esempio? “Thiago Motta. Sarebbe stato un bel rilancio per tutti. A Bergamo però sanno il fatto loro: a fare la differenza, nel calcio, sono sempre di più le persone brave e competenti”. Come Giovanni Sartori, che dopo l’Atalanta ha fatto grande il Bologna. “Da tempo è un punto di riferimento nazionale. E paradossalmente le sue capacità sono totalizzanti: oggi è difficile emergere per un giovane direttore sportivo. C’è bisogno di più interpreti così per far crescere il movimento”.
Restiamo sulle grandi persone: Ranieri. “È riuscito a riallacciare un pubblico difficile, ma unico. Gasperini dovrà lavorare su una squadra piena di acido lattico, ma senza pressioni addosso andrà lontano. E soprattutto, può valorizzare Soulé in modo incredibile. Però la dirigenza deve fare uno sforzo in attacco”. Cioè? “Il solo Ferguson non basta, manca il feeling con Dovbyk: Gasp vuole giocatori sanguigni, pronti a dare il 110 per cento. Krstovic sarebbe stato perfetto”. Le altre sul treno europeo? “La Lazio ripiega ancora su Sarri, con la rosa congelata: difficile rinnovarsi in un contesto simile”. E a proposito di ritorni: “Per la Fiorentina sarà l’anno buono. L’allenatore è un mio vecchio compagno di stanza ai tempi della Juve, lo stimo molto e conosce l’ambiente: con Pioli si può portare a casa una coppa”.
Un rapido sguardo alle outsider di metà classifica, altre due ex squadre di Serena. “Al Toro la piazza è l’eterna delusa, quest’anno però si è cambiato molto: aspettando Zapata, Simeone sarà un punto di riferimento”. E il Como? “Qui c’è un’idea veramente innovativa. Dal progetto tecnico alla programmazione in senso esteso – anche l’ingresso gratis in curva è una proposta affascinante. Si percepisce un modo diverso per trovare un equilibrio economico, insieme alla crescita calcistica e a quella della città. L’esatto opposto di chi pensa soltanto a far quadrare il bilancio. Dunque in Italia c’è spazio per tutto questo. Però serve coraggio. Anche fra le piccole: la scelta del Parma, di affidarsi a un allenatore trentenne per il dopo-Chivu, merita attenzione”. E tentare di competere coi giganti come la Premier sarebbe invece una battaglia persa. “Stiamo attraversando un periodo non florido, come società italiana e come sistema-calcio. Abbiamo però alcuni club virtuosi, che si sono adattati alle regole del gioco e hanno trovato la formula da perseguire”. Ovvero? “Puntare sui giovani, realizzare plusvalenze reali e reinvestire sui vivai. I tempi sono cambiati”. La Serie A pure.