LaPresse

Il Foglio sportivo

Antilai Sandrini prova a ballare sul mondo

Alessandro Catapano

Riecco la breaker che conoscemmo come portacolori azzurra ai Giochi di Parigi, un anno fa. Ballerina, atleta, performer, Sandrini (o "B-Girl Anti", suo nome di battaglia), è ora a Chengdu, Cina, per i World Games. Chiacchiere sulla breakdance e le Olimpiadi

Alla fine della chiacchierata, non siamo ancora riusciti a capire se abbiamo parlato con un’atleta, una ballerina o, come si usa dire in quel mondo, una performer. Il significato del suo nome – Antilai, originale come la fonte che ha ispirato i genitori nella scelta, il protagonista di un romanzo – non aiuta, anzi. Per di più, lei si presenta con il suo nome di battaglia, “B-Girl Anti”. Proviamo a fare ordine, anche se è esercizio complicato per chi fatica a circoscrivere la propria attività, figuriamoci a ingabbiarla in schemi o, peggio, regole. “Diciamo così – rompe gli indugi lei –: mi sento una ballerina, ma se mi chiamano atleta è un valore aggiunto, perché sono sicura che mi stiano prendendo sul serio”. Antilai, o “B-Girl Anti”, è Antilai Sandrini, classe 1997, livornese di nascita, friulana d’adozione (vive ad Aviano), professione... ballerina, suvvia. Ballerina di breakdance. “In una parola, breaker. Ma anche, giust’appunto, atleta e performer. Mi sento a metà strada tra lo sport e lo spettacolo: capisco le perplessità, ma io in questa condizione mi trovo benissimo, sarà perché considero ballare una cosa maledettamente seria”. Ecco, avvertenze per l’uso: se parlare di ballo, o danza, o breaking, vi fa pensare solo a un passatempo da circolo ricreativo, o a un film americano degli anni Ottanta, girate al largo.


Un anno fa, a Parigi, la conoscemmo come portacolori azzurra della breakdance, anzi, più corretto dire del breaking (attenzione, declinarlo sempre al maschile). Le piovve addosso un’ondata di popolarità. “I Giochi sono capitati inaspettati – racconta –, chi avrebbe mai detto che il breaking sarebbe finito alle Olimpiadi? Parteciparvi, è stata un’esperienza straordinaria, unica, indimenticabile. E mi ha cambiato la vita, a me ha dato la notorietà che non avevo, alla disciplina una visibilità che le ha consentito di farsi conoscere anche fuori dal nostro mondo. Il breaking è diventato disciplina federale (della Fidesm, Federazione italiana danza sportiva e sport musicali) e io sono entrata nelle Fiamme Azzurre. È un peccato che il breaking non sia rimasto nel programma olimpico, a Los Angeles sarebbe stato fantastico esibirsi”. 


Incontriamo “B-Girl Anti” alla vigilia della partenza per Chengdu, Cina, dove sono in programma i World Games, ovvero i Giochi di tutte le discipline non olimpiche. Il breaking, insieme alle danze standard e latine, è una delle tre discipline inserite nel programma della danza sportiva. Antilai ha appena raggiunto la spedizione azzurra guidata dalla presidente della Fidesm Laura Lunetta. “Un evento di rilievo mondiale – le parole della presidente –, cui partecipiamo con l’orgoglio di poter portare in alto i valori della danza sportiva. Sarà un’esperienza memorabile, ricca di soddisfazioni per i nostri colori”. Antilai, ormai da anni stabilmente ai vertici del breaking, lotta per un piazzamento tra le prime. Dalle danze tradizionali, sono arrivati un ottavo e un sesto posto. Un anno fa, a Parigi, la lasciammo in lacrime per aver mancato di un soffio l’accesso alla lotta per le medaglie. Non si è abbattuta, è ripartita. È già qualificata per i due grandi appuntamenti che chiuderanno la stagione, a novembre: i Mondiali e la fase finale del circuito Red Bull, entrambi in Giappone. “Spero di tornare dalla Cina con un buon risultato, la Federazione non ci ha fatto mancare nulla, io mi sono preparata con la solita dedizione”. 


Comunque vada, come diceva quello, sarà un successo. “Le Olimpiadi, sebbene mal digerite dai puristi della disciplina, hanno portato più attenzione e, sicuramente, avvicinato tante persone a questa arte, perché per me tale è: una cultura, innanzitutto, che va molto oltre l’aspetto competitivo. Il mio traguardo – assicura Antilai – non è mai il mero piazzamento, anche se avendo praticato altri sport ad alto livello, dalla ginnastica artistica alle arti marziali, ne riconosco l’importanza. Ma la danza per me è essenzialmente altro: è un momento in cui posso essere me stessa, senza preoccuparmi di essere giudicata sbagliata. Il breaking mi dà la possibilità di allinearmi a me stessa, e tanto mi basta. Anzi, è tutto. Datemi una canzone di Michael Jackson e io prenderò il volo. Qualunque sia il palcoscenico, che si tratti di una competizione sportiva o di uno spettacolo”. Tutto il resto è noia.
 

Di più su questi argomenti: