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Il Foglio sportivo
“La bella gioventù della nostra atletica”. Intervista a Manuela Levorato
“I segreti sono: lavoro e entusiasmo. Ma ora Milano si dia una mossa", dice l'ex atleta a proposito del primo posto nel medagliere agli Europei juniores di Tampere in cui la velocità con cinque podi ha sopravanzato le altre specialità
Un totale di 37 medaglie (17 ori, 11 argenti e 9 bronzi) nelle tre principali manifestazioni europee dell’estate a livello allievi, juniores e under 23: è la bella Italia dell’atletica giovanile che ci prepara ai Mondiali assoluti di settembre a Tokyo dove splendono ancora i nostri cinque ori olimpici. L’ultima ciliegina sulla torta è stato il primo posto nel medagliere (6 ori, 3 argenti e 5 bronzi) agli Europei juniores di Tampere in cui la velocità con 5 podi ha sopravanzato le altre specialità. Motivo di orgoglio in più per Manuela Levorato, ex regina della specialità che vive il nuovo ruolo di vicepresidente federale con la stessa grinta che la portò a conquistare due bronzi nei 100 e 200 metri agli Europei di Monaco 2002.
“Come l’ho vissuto? Con tanto orgoglio per essere parte oggi di un movimento così. Da ex atleta vedo il nostro sport crescere non solo nei numeri dei tesserati, ma anche nella considerazione mediatica e popolare. Ma a monte di questi successi c’è il soprattutto il lavoro e l’entusiasmo trasmesso dal presidente Mei e dalla federazione. Se l’atletica è diventata un simbolo dell’italianità, se riempie giornali e tv come mai prima è perché questa nuova gioventù dell’atletica ha beneficiato del clima sereno che si respira nelle squadre a ogni livello. In televisione si è vista una macchia blu seguire dagli spalti ogni atleta, sfido a vedere altre nazioni con un atteggiamento spensierato come il nostro”. Eppure c’è ancora tanto da fare…
“Uno dei miei crucci è che l’atletica non sia entrata ancora in pianta stabile nelle scuole come sport di base. Ma voglio partire dal caso Milano, forse l’unica metropoli mondiale senza un impianto di atletica e una piscina di nuoto all’altezza. Per questo vorrei che i tanti medagliati di Tampere che gravitano su Milano si unissero per chiedere alla città un impianto outdoor e anche indoor funzionanti. A Milano ci sono allenatori e società che operano nel deserto dei tartari, ma la città deve investire sull’atletica. Come avvenne nella mia Dolo quando si accorsero che c’era una ragazza che sapeva correre..”.
Nel 1995, esattamente 30 anni fa, lei conquistò l’argento agli Europei juniores di Nyiregyhaza in Ungheria insieme a Grillo, Sordelli e Cosolo. Ora quella staffetta è diventata d’oro con Pagliarini, Castellani, Valensin e la giovanissima Doualla che ha appena deciso di rinunciare ai Mondiali di Tokyo…
“La mia amica Manuela Grillo anni fa mi aveva segnalato questo talento straordinario. Ora c’è da chiedersi come gestirla. Io penso che bisogna lasciare che continui a divertirsi. Il compito della Federazione è solo quello di tutelarla dalle eccessive attenzioni. Io l’ho premiata per due anni di seguito ai campionati cadetti di Caorle e ho visto una ragazzina per nulla timorosa e sicura di se stessa”.
Il clima era diverso quando lei era atleta?
“Non ti perdonavano niente. Oggi se vai male il presidente Mei ti dà una pacca sulla spalla e ti dice che andrà meglio la prossima volta. Nella mia specialità io mi sentivo un po’ sola senza una vera antagonista in squadra. Penso che tutto questo fermento possa far bene anche alla leader assoluta Zeynab Dosso che sentirà il fiato sul collo”.
Messe in fila le Azzurre della staffetta di Tampere coprono tutte le età: Doualla 15 anni, Castellani 16, Valensin 18 e Pagliarini 19. In chi si rivede di più come modo di correre?
“Per stazza mi verrebbe da dire Valensin che è la più altina. Nella gara individuale è stata condizionata da un dolore al tendine sofferto in preparazione, ma ha saputo reagire contribuendo in maniera incredibile all’oro della staffetta subentrando in finale alla Calzolari. Le piacciono i 200 ma io la vedo bene anche sui 400”.
Lei ha una figlia, Giulia, di 17 anni e due gemelli di 10. Potrebbero essere le sue figlie. Come vede questa nuova gioventù?
“Mamma mia. Rispetto a noi sono tutte molto più mature e soprattutto consapevoli. Se le paragono a come eravamo noi alla loro età mi fa impressione. Forse sarà anche l’effetto dei social, ma anche nelle interviste in pubblico hanno un altro modo di fare. Sono sicure di loro stesse, molto concrete e al tempo stesso molto serie, non solo negli allenamenti. Una bella gioventù”.
Non bisogna sottovalutare però il problema del delicato cambio di categoria in cui molti soffrono. La percentuale di quelli che fra il livello juniores e quello seniores si perdono è altissima.
“C’è di buono che stavolta la base è talmente larga che anche con queste percentuali rimarrebbero in un buon numero anche nella categoria élite. Mi viene in mente il video di auguri postato da Edoardo Scotti che proprio a Tampere nel 2018 vinse uno storico oro nella staffetta 4x400. Con lui ad alto livello è rimasto solo Sibilio, gli altri due si sono persi. Chi deve tutelare questo passaggio così delicato? Direi in primis gli allenatori che devono studiare i passaggi giusti, non esagerare con i carichi e rispettare gli equilibri”.

Il foglio sportivo - il ritratto di Bonanza