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Il Foglio sportivo
Il calcio ha troppa fretta e già cerca il nuovo Yamal
Per gli eredi di Pelé, Maradona e Messi si aspettava più tempo. Oggi si comincia inseguendo i bambini
C’è stato un tempo in cui nel calcio si andava alla ricerca del nuovo Pelé (il ghanese Nii Lamptey e lo statunitense Freddy Adu in era pre-internet, meteore velocemente eclissatesi sotto il peso di cotanto paragone) o, in epoche più recenti, del nuovo Maradona (i vari Diego Latorre, Ariel Ortega, Roman Riquelme, Pablo Aimar…). Oggi invece i grandi club sperano di trovare il nuovo… Lamine Yamal. Diventato maggiorenne solo lo scorso luglio (ricorderete certamente le polemiche suscitate dalla festa, fra nani e ballerine, organizzata per il suo diciottesimo compleanno), Yamal è già assurto al ruolo di stella, sia del presente che del futuro. Dopo Lionel Messi si pensava che ci sarebbero voluti anni per ritrovare un fuoriclasse come l’argentino, almeno tanti quanti quelli che hanno segnato la distanza temporale fra l’argentino e il suo connazionale Maradona.
Invece, mentre Messi ha ancora le scarpette calzate ai piedi, è esploso prepotente il fenomeno Yamal, per giunta sempre nel Barcellona e sempre proveniente (come Messi) da La Masia, il vivaio blaugrana. Come mai altre big europee stanno cercando di trovare il loro Yamal? Il punto non è solo tecnico, non riguarda cioè soltanto la volontà di individuare un calciatore che si avvicini alle straordinarie qualità del prossimo numero 10 del Barça (maglia che Yamal indosserà a partire da questa stagione, ereditandola da Messi e dagli altri grandi dieci del club catalano come Maradona, Rivaldo e Ronaldinho).
Trovare un talento così giovane (ancora minorenne) consente infatti al club che riesce a individuarlo di costruire un progetto tecnico a lunga scadenza, dato che il fuoriclasse in questione può garantire anche venti anni di carriera (infortuni permettendo). Per di più, se il ragazzo è cresciuto in casa (come appunto è il caso di Yamal col Barcellona) diminuiscono fortemente le spese, che sono limitate all’esborso compiuto per farlo formare nel proprio settore giovanile. Insomma, non ci sono da pagare né il cartellino né eventuali commissioni agli agenti.
Su questa strada si sta muovendo l’Arsenal. I Gunners sono convinti di avere in mano un po-tenziale fuoriclasse in Max Dowman. Nato l’ultimo giorno del 2009, trequartista, Dowman ha dunque soltanto quindici anni, ma di lui si parlava già da tempo per via delle prestazioni offerte nell’Under 18 dell’Arsenal e con l’Under 17 inglese. Durante la tournée in Asia svolta dai Gunners questa estate, il ragazzo è stato mandato in campo da Mikel Arteta contro Milan, Newcastle e Tottenham. E Dowman non se l’è cavata affatto male. Pur trattandosi di amichevoli infatti il ragazzino ha dimostrato di poter reggere il confronto tecnico, atletico e psicologico contro avversari adulti e già strutturati fisicamente. E, accanto a lui, ha fatto la sua parte anche il difensore centrale Marli Salmon, un altro quindicenne utilizzato da Arteta. Non dimentichiamo poi che la scorsa stagione ha recitato un ruolo importante nell’Arsenal anche quel Ethan Nwaneri che Arteta fece esordire quindicenne nel 2022. A rendere meno complicato il salto in prima squadra ad un’età così giovane c’è il miglior supporto che le grandi squadre possono garantire ai loro prospetti fin da piccoli. Come dichiarato a The Athletic da Des Ryan (ex responsabile della medicina sportiva e dello sviluppo atletico dell’Academy dell’Arsenal) “nei settori giovanili di buona qualità, i giovani imparano le abilità motorie fondamentali già nella fase iniziale, acquisendo una buona alfabetizzazione fisica, preparandosi a esercizi di sviluppo atletico, entrando in palestra già sotto i 12 anni. Poi, dai 13 anni in su, svolgono veri e propri programmi di forza e condizionamento fisico in palestra”.
Senza contare la cura di aspetti come l’alimentazione e il riposo, ormai trattati in modo scientifico anche nei settori giovanili, almeno a livello professionistico. Un aspetto sul quale bisognerebbe invece investire di più è quello psicologico, dato che parliamo comunque di teenager che, da un momento all’altro, si ritrovano esposti a grosse pressioni.
I Gunners comunque non sono l’unica squadra a puntare su prodigi in erba. In rampa di lan-cio a Liverpool infatti c’è Rio Ngumoha, messosi in evidenza nelle amichevoli contro Preston North End, Stoke City e Milan e andato a segno nella sfida che ha visto i Reds superare i giapponesi degli Yokohama F. Marinos. Di Ngumoha in Inghilterra si era già parlato l’anno scorso quando il ragazzo decise di lasciare il settore giovanile del Chelsea, nel quale si trovava, proprio per raggiungere Liverpool. A convincere Ngumoha a traferirsi non sono stati i soldi bensì la possibilità di seguire le orme di Jarell Quansah (recentemente ceduto al Bayer Leverkusen), Conor Bradley e Trey Nyoni, tutti giocatori diventati professionisti col Liverpool. Chi sarà il prossimo prodigio? In Inghilterra scommettono su Luca Williams-Barnett (2008 del Tottenham), Ibrahim Rabbaj (2009 del Chelsea, già paragonato a Messi) e sull’irlandese Mason Melia (un 2007 che ha esordito quindicenne in prima squadra col St Patrick’s Athletic e che si aggregherà al Tottenham a gennaio prossimo). All’estero quindi non si fanno problemi a puntare su profili anche giovanissimi. Qui da noi invece sono passati i tempi in cui Gianni Rivera, non ancora sedicenne, debuttava in Serie A con la maglia dell’Alessandria. E infatti Mattia Liberali, diciottenne campione europeo con la Nazionale Under 17 che l’estate scorsa sembrava pronto a giocare sulla trequarti del Milan di Paulo Fonseca, viene invece ora ceduto al Catanzaro in B.