(foto LaPresse)

Il foglio sportivo

Come siamo sopravvissuti all'assenza di Sinner

Alessandro Catapano

Finalmente torna in campo, al Master 1000 di Cincinnati. Almeno si tornerà a parlare di tennis e non di autolavaggi

Di questo  passo, guarirà i bambini con la sola forza del suo sorriso e realizzerà la profezia di Lucio Dalla, sarà tre volte Natale, festa tutto il giorno, anche i preti potranno sposarsi, eccetera, eccetera… Dunque, avendo interiorizzato la lezione di Sant’Agostino, che milioni di nonne hanno fatto propria, per cui il bene (o il male) che fai torna sempre indietro, Jannik Sinner, nella sua magnanimità, mentre preparava la sua rentrée a Cincinnati – oggi l’esordio contro il malcapitato Galan, colombiano, 134 del mondo, segni particolari: vegetariano – ha concesso a Matteo Berrettini di fargli da sparring partner sul “ring” di Montecarlo. Povero Matteo, non ha ancora quarant’anni, eppure, come nella splendida canzone di Paolo Conte, “certi applausi ormai gli son dovuti per amore”. Amore eterno, peraltro. Perché fu lui ad aprire una breccia, quattro anni fa, arrivando in finale a Wimbledon: l’esito del match, sconfitta accompagnata da un guaio fisico – non il primo e ahinoi non l’ultimo – con Djokovic, non cambiò la sensazione, che si respirò nei mesi a seguire, di aver profanato il tempio. 

In quella breccia, oggi divenuta cratere, il tennis italiano si è infilato per uscire dall’anonimato in cui, almeno a livello maschile, vivacchiava da un ventennio. Le ragazze avevano conquistato il mondo, poi i tornei del Grande Slam, la finale degli Us Open tra la Pennetta e la Vinci, un’esaltazione della Puglia da far invidia a Caparezza, aveva scomodato l’allora premier Renzi, che si era precipitato a New York con l’aereo di Stato. Era il 2015. A fine anno, nella top 50 della classifica Atp figuravano due italiani, Fognini (numero 21) e Andreas Seppi (29), un Sinner ante litteram riuscito peggio; nella top 100 gli azzurri diventavano quattro, con Bolelli (58, oggi doppista ancora competitivo) e Paolo Lorenzi (68, passato a dirigere gli Internazionali d’Italia e, da qualche mese, anche il settore tecnico femminile, messo piuttosto male nonostante la vittoria dell’ultima BJKC). Oggi, mentre scriviamo, l’Italia ne piazza due in Top 10 (Sinner e Musetti), sei nei primi 50 (Cobolli, 17; Darderi, 35; Sonego, 38; Arnaldi, 41), dieci nei primi 100 (Berrettini, 57; Bellucci, 72; Nardi, 97). Stiamo parlando di due dimensioni completamente diverse.


Dopo tre settimane di pausa ricomincia da Cincinnati  la sua stagione sul cemento


E, del resto, ci sono anche altre statistiche a supporto. Mentre la stagione 2025, con l’inizio dei Masters 1000 sul cemento statunitense, comincia il suo girone di ritorno, diciamo così, concluso il 500 di Washington e il 1000 di Toronto, si può tracciare un bilancio dei 42 tornei che si sono già disputati. Bilancio che, guarda un po’, vede l’Italia al primo posto per tornei vinti. Sono 7, con tre giocatori diversi. Sinner, ovviamente, fa la parte del leone, con i due Slam portati a casa; Darderi lo supera in quantità, avendone conquistati tre, ma tutti 250 (Marrakech, Bastad e Umago); segue Cobolli, con il 250 di Bucarest e il prestigioso 500 di Amburgo. Una volta, guardavamo con la bava alla bocca la Spagna e la Francia (gli Stati Uniti proprio neanche li pensavamo), oggi sono tutti dietro l’Italia: iberici e canadesi (5 tornei vinti nel 2025), americani (4) e transalpini (3). Come diceva quel tale, sono soddisfazioni.

Ci presentiamo a Cincinnati con cinque teste di serie in tabellone, mai accaduto prima in tornei di questo livello.  Certo, qualche piccola crepa nel sistema si nota, ogni tanto, qua e là. Lo stato confusionale in cui versa Jasmine Paolini è preoccupante, di Berrettini abbiamo detto, danno da pensare anche certe fragilità psicofisiche di Musetti, uscito anzitempo anche dal torneo di Toronto. Ma comunque, quisquiglie, le avrebbe definite Totò. La verità è che le vicende degli altri, messe tutte insieme, non valgono uno starnuto di Sinner. E quando il campione si ferma, dopo un’impresa, il tempo scorre lentamente in attesa della successiva, e il vuoto non si colma con le imprese degli altri, che pure, come abbiamo visto, non mancano. Quelle, quando arrivano, sono solo un palliativo. Insufficiente. L’astinenza, invero, può curarsi solo ricercando notizie, curiosità, retroscena sulle giornate del numero uno. O, al limite, dei suoi familiari più stretti. 


Oggi il tennis italiano non è più solo lui, abbiamo vinto 7 tornei con 3 giocatori diversi


E così, dopo averlo idealmente accompagnato dalla principessa Kate a ricevere il trofeo di Wimbledon, nei 27 giorni successivi – già, è trascorso un mese senza partite ufficiali del roscio! – lo abbiamo morbosamente seguito nei (pochi) giorni di vacanza che si è concesso tra le montagne di casa e il mare della Sardegna, abbiamo commentato l’ultimo gossip su un nuovo presunto flirt con l’ennesima ragazza russa, non ci siamo risparmiati nemmeno il lavaggio – ma con tanta grazia, eh – della Ferrari in edizione limitata che il nostro tiene in garage, e, dulcis in fundo, ci abbiamo dato giù quando lo abbiamo visto di nuovo con Umberto Ferrara. Sorridenti, complici come ai vecchi tempi, avversari in agguerrite partite di calcio tennis. Ma come? Uno dei due artefici del pasticciaccio brutto del clostebol riammesso nel clan, dopo nemmeno un anno di esilio? I più, ne hanno dedotto soddisfatti che Sinner avesse nuovamente bisogno del suo metodo, all’insegna della potenza e dell’agilità. In pochi, pochissimi, sono riandati con la mente a un anno fa, quando la testa di Ferrara (e del povero Naldi) fu consegnata su un vassoio alla Wada perché, evidentemente, placasse le sue velleità sanzionatorie. Poveri ingenui, non avevamo intuito che si trattasse solo di un prestito. Nulla può turbare la stabilità psicofisica del campione, che assicura di essere definitivamente guarito dal problema al polso, figuriamoci se lo appassiona la querelle tra Angelo Binaghi e il Governo sulla governance delle Atp Finals, per le quali da ieri è aritmeticamente qualificato, con tre mesi di anticipo. Per quanto gli compete e gli interessa, potrebbero essere gestite anche da quelli del circolo Pickwick. Richiesto di un commento a sostegno della Federazione, infatti, ha lasciato cadere la cosa, con elegante indifferenza. 
Bentornato Sinner. Siamo sopravvissuti anche stavolta.

Di più su questi argomenti: