
Christian Horner con Max Verstappen (foto Ap, via LaPresse)
Formula 1
La Red Bull ha cacciato Chris Horner
Dopo 20 anni la scuderia licenzia l'uomo che aveva creato dal nulla i successi in Formula 1 delle monoposto austriache
E se Horner adesso richiamasse John Elkann e gli dicesse che ha cambiato idea e accetta la sua offerta? Certo la Ferrari non ingaggerebbe più un team principal di un team vincente, ma offrirebbe lavoro a un miliardario disoccupato. L’importante sarebbe non fermarsi alle apparenze e, se davvero non si ha più fiducia in Vasseur, procedere il più in fretta possibile. Si potrebbe sempre guardare in casa dove qualcuno che da tre anni vince a Le Mans non è lontano. Ma questi sono altri discorsi. La notizia del giorno è la cacciata di mister Red Bull, di quel Christian Horner che da un anno viveva in equilibrio sull’orlo del burrone, uno di quegli sport estremi tanto cari al brand che rappresentava in Formula 1.
Il terremoto in fin dei conti è arrivato con un anno di ritardo, quando lo scandalo sembrava ormai archiviato. Christian Horner dopo 20 anni viene cacciato dalla Red Bull, il team che aveva creato dal nulla, fino a portarlo a conquistare mondiali a ripetizione con Vettel e Verstappen. Sarebbe stato proprio Max a chiedere l’allontanamento del team principal con cui era ormai alle strette da tempo. Al posto di Horner arriva con effetto immediato Laurent Mekies, già vice di Binotto e di Vasseur in Ferrari, oggi team principal del team satellite a Faenza. Una promozione meritata, un altro ex ferrarista che va a vincere da qualche altra parte. Ricordate quando se ne andò da Maranello pochi giorni dopo che Vasseur ne aveva parlato come di uomo base per la Ferrari che stava ricostruendo. Mekies ha vinto la sua scommessa, ora avrà di che divertirsi.
Christian Horner era la Red Bull. Cominciò a lavorare a Milton Keynes nel gennaio del 2005, quando divenne il più giovane team principal del Circus. Quattro anni dopo in Cina arrivò la prima vittoria del team nato dalla lattina di una bevanda energetica, sulle ceneri della Jaguar che era seguita a sua volta alla Stewart. Dopo più di 20 anni Horner lascia da baronetto di sua Maestà britannica, con 14 titoli mondiali e 124 gran premi vinti. In mezzo ci sono stati anche il matrimonio con l’ex spice girl Gery Halliwell e lo scandalo sessuale che un anno fa lo aveva sbattuto in prima pagina sui tabloid inglesi e non solo. Siamo a una svolta epocale per un team che dopo la morte di Dieter Mateschitz ha cominciato a risentire di una serie di lotte interne che un anno fa portarono alla fuga di Adrian Newey, il mago che aveva disegnato le Red Bull vincenti (ma anche quelle perdenti durante il dominio Mercedes). Tutto il mondo è paese in fin dei conti, ricordate che cosa accadde in Ferrari dopo la scomparsa di Sergio Marchionne.
Un anno fa Horner, nonostante la fura di Newey, era stato salvato da Chalerm Yoovidhya, l’azionista di maggioranza del gruppo Red Bull, ma poi la spinta di Max e del suo clan hanno convinto Oliver Mintzlaff, ceo del gruppo Red Bull, a indicare l’uscita a Horner, puntando tutto sulla riconoscenza di Max che così dovrebbe allontanare le sirene. Sarebbe il colmo se ora Max dovesse andarsene in Mercedes o in Aston Martin. Se oggi Red Bull è ancora un top team lo deve solo a lui e alle sue magie. Il futuro è un grosso punto interrogativo visto che dalla prossima stagione dovrà farsi i motori in casa, in una struttura che proprio Horner ha voluto mettere in piedi dopo che erano saltate le trattative con la Porsche per una partnership che avrebbe potuto trasformarsi in qualcosa di più. Per Red Bull è arrivato l’anno zero. Giusto dare lo scossone ora per preparare al meglio la prossima stagione. Perché a luglio non c’è già più tempo in Formula 1, nonostante quello che racconta qualcuno in Ferrari.


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