Remco Evenepoel durante la 5a tappa del Tour de France 2025 (foto A.S.O.)

Il racconto del Tour de France 2025

Tour de France, l'ellissi perfetta di Remco Evenepoel

Giovanni Battistuzzi

Remco Evenpoel ha vinto la 5a tappa del Tour de France 2025, la cronometro di Caen. Tadej Pogacar, secondo, è la nuova maglia gialla. Jonas Vingegaard ha perso oltre un minuto dallo sloveno

I centosettantuno centimetri di Remco Evenpoel hanno la capacità di distribuirsi in modo perfetto su di una bicicletta da cronometro, disegnando un’ellissi perfetta capace di muoversi nell’aria nel modo meno invasivo possibile.  

Il belga è scivolato nel vento del Calvados per trentasei minuti e quarantadue secondi, escludendo nel suo avanzare qualsiasi movimento che non fosse quello delle gambe. Busto e spalle immobili, alla maniera di pochi, dei migliori specialisti delle prove contro il tempo. Un incedere elegante e raffinato, eppur potente. Soprattutto efficacissimo. A Caen è stato il più veloce, ha festeggiato la seconda vittoria al Tour de France, ha soprattutto messo tra lui e tutti gli altri corridori che hanno idee di podio un sacco di secondi. Un buon modo per levarsi di dosso qualsiasi ansia durante l’attesa dei Pirenei. Un buon modo per dire coi fatti "ho fatto un passo verso il podio".

Ha pedalato fortissimo, Remco Evenepoel. Ha ottenuto i vantaggi che voleva, forse pure qualcosa di più. Si sarebbe accontentato anche di meno del minuto e diciannove rifilato a Matteo Jorgenson e Primoz Roglic, o del minuto e ventuno perso da Jonas Vingegaard. Aveva la faccia stupita quando ha visto sul tabellone il tempo del danese. Poi, dopo lo stupore, i suoi occhi hanno fissato il vuoto, mentre i suoi canini si sono stretti sul labbro inferiore. Il ciclismo è sport dove le delusioni spesso si trasformano in volontà di rivalsa e hanno la capacità di stimolare forza d’animo e fantasia. Jonas Vingegaard si è costretto a un Tour d’attacco.

Perché Tadej Pogacar è stato l’unico in gruppo a pedalare al ritmo di Remco Evenepoel. Certo le sue spalle si muovevano di più e il busto ondeggiava seguendo il movimento delle gambe, ma il ciclismo non è un concorso d’eleganza. Lo sloveno ha lasciato a Evenepoel sedici secondi all’arrivo, ne ha conservati quarantanove di vantaggio in classifica generale. Sul palco delle premiazioni si è vestito di pois rossi (miglior scalatore), di verde (leader della classifica a punti), soprattutto di giallo. Quarantunesima maglia gialla in carriera. Meglio di lui solo Jacques Anquetil (50), Chris Froome (59), Miguel Indurain (60), Bernard Hinault (75) ed Eddy Merckx (96)

A lungo, vedendo gli altri corridori percorrere quei trentatré chilometri colorati da un serpentone (quasi) ininterrotto di facce, magliette, cappellini e bandiere di più o meno tutte le parti del mondo, Edoardo Affini ha sperato che il vento cambiasse leggermente direzione, che si intensificasse di quel poco che sarebbe bastato per farlo continuare a sedere sulla poltrona dedicata all’uomo più lesto ad arrivare al traguardo. Ha passato una giornata da primo della classe, si è alzato solo per fare posto a Remco Evenepoel. Ha chiuso il pomeriggio da terzo di giornata. Ha allargato le braccia, sospirato un “Che vuoi farci? È troppo forte” prima di andarsene.