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Il Foglio sportivo

L'ultima follia è fingere di essere atleti: ecco una app che corre o pedala al vostro posto

Mario Leone

Arthur Bouffard ha creato Fake My Run, un sito che genera corse finte da caricare su Strava per denunciare la corsa alla performance sui social. Una provocazione digitale che riflette su identità, apparenza e bisogno di approvazione

Arthur Bouffard si occupa di realtà aumentata e contenuti digitali, mescolando due passioni: quella per il mondo tech e quella artistica. Tra i suoi clienti figurano Nike, Dior e Samsung, solo per citarne alcuni, ma anche Meta e Apple, per i quali sviluppa esperienze digitali immersive. Nel tempo libero, da buon nerd, si diverte a fare esperimenti. Qualche anno fa ha creato un sito che consentiva di monitorare tutti i percorsi di ogni bicicletta del servizio di bike sharing parigino più importante: era un bug che l’azienda ha frettolosamente corretto per tutelare (tardivamente) la privacy dei clienti.

L’ultima trovata è Fake My Run, un sito che permette di creare percorsi personalizzati, poi caricabili su app di monitoraggio sportivo come Strava. Il tutto, comodamente seduti sul divano di casa e senza una goccia di sudore. È facile: si sceglie una località nel mondo, si disegna il percorso (facendo attenzione a collegare le strade) oppure si selezionano quelli preimpostati, e il gioco è fatto. Fake My Run genera un file GPX autentico al quale vengono aggiunti i dati indicati dall’utente: passo al chilometro, frequenza cardiaca, cadenza e tutti gli altri riscontri cari al runner amatore. Ogni percorso inventato costa sessanta centesimi e, in poche settimane, il sito conta già circa 150 mila visite. Anche il New York Times ne ha dato notizia e la curiosità ci ha spinti a contattare Bouffard per ascoltare la storia dalla sua viva voce. “L’idea nasce quando ho sentito parlare dei “muli da corsa”, quel fenomeno per cui alcune persone ingaggiano altri atleti per correre al loro posto. Volevo dimostrare come, ultimamente, molte attività sportive e di svago – e in particolare la corsa – siano diventate sempre più performative e pensate per i social media. Così un hobby, da puro momento di svago, si è tramutato in uno strumento per affermare uno status e l’io”.


Con questa trovata, Bouffard rivela anche quanto sia determinante il giudizio degli altri nelle nostre vite. “Nel running questo è evidente, ma il fenomeno è in ascesa anche nel nuoto e nel ciclismo. Alcuni, sul mio sito, ci vanno per puro divertimento e curiosità, creando percorsi impossibili in località amene; altri vogliono procurarsi una vera e propria corsa fake”. La trovata non è passata inosservata ai vertici di Strava, che in un comunicato hanno dichiarato di “aver preso provvedimenti per eliminare le attività e bannare gli account che avevano utilizzato Fake My Run”. Secondo Bouffard “stanno utilizzando l’intelligenza artificiale e rilanciato lo sviluppo dell’applicazione”.  Quello che rimane alla fine è il triste ritratto di adulti spaventati dall’idea di essere irrilevanti, animati dalla necessità di sentirsi vivi, mentre il tempo avanza e con lui i minuti di corsa. Fake My Run è una sorta di filtro Instagram che aiuta a costruire quotidianamente questa identità (leggi Zygmunt Bauman): offre una versione ottimizzata di sé, capace di far aumentare like e commenti stupiti, ma continuerà a lasciare quel desolante senso di vuoto. Kelvin Kiptum, da lassù, prega per noi.

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