Mathieu van der Poel in maglia gialla (foto Ap, via LaPresse)

Il racconto del Tour de France 2025

Tour de France 2025, è ritornato il giorno di Mathieu van der Poel

Giovanni Battistuzzi

A Boulogne-sur-mer il campione olandese ha vinto la seconda tappa della Grande Boucle davanti a Tadej Pogacar e Jonas Vingegaard

In quel periodo Ludwik Lejzer Zamenhof cercava tranquillità, per questo se ne andò a zonzo a lungo alla ricerca del posto migliore per concentrarsi. Dopo un girovagare di qualche mese, il ricco avvocato Alfred César Joseph Eugène Michaux lo ospitò nella sua casa a Boulogne-sur-mer e Ludwik Lejzer Zamenhof capì che quello era il posto giusto. Perché "magnifico è lo spettacolo che offre agli occhi, fresca è l'aria che sale dal mare che si mescola agli odori dell'entroterra: un dono di assoluta pace per i sensi". Cercava tranquillità e pace per concludere il suo linguaggio di pace, l'esperanto, la sua non lingua che doveva superare "le diversità linguistica, ossia la causa principale che allontana la famiglia umana e la divide in fazioni nemiche".

Nel suo discorso al primo Congresso mondiale di esperanto, che si tenne proprio a Boulogne-sur-mer nel 1905, Alfred César Joseph Eugène Michaux descrisse Ludwik Lejzer Zamenhof come "un uomo animato da una visione, capace di sopportare qualsiasi fatica pur di realizzarla quella visione":

Centovent'anni dopo, si può dire che la storia ha dimostrato che l'esperanto non fosse la soluzione migliore per arrivare alla pace,

Centovent'anni dopo però, sulle strade di Boulogne-sur-mer sono apparsi molti uomini capaci di sopportare qualsiasi fatica pur di realizzare la loro visione. Erano tutti in sella a una bicicletta e c'è chi in questi centovent'anni ha sottolineato come la bicicletta sia capace di esaltare le virtù degli uomini e sia capace di favorire se non proprio la pace, quanto meno la speranza e un messaggio di pace.

Possibile, ma non al Tour de France. Almeno non oggi verso il traguardo della seconda tappa a Boulogne-sur-mer.

Nessuno dei corridori in gruppo può dire di aver capito perché Ludwik Lejzer Zamenhof avesse scelto quel paese per concludere il suo lavoro. Di certo nessuno di loro ha sperimento la pace dei sensi provata dal medico e linguista polacco. Perché verso Boulogne-sur-mer, gli organizzatori del Tour de France avevano pensato che fosse cosa gradita inserire delle côte erte come sentieri di montagna e faticose come certi brutti pensieri. E cosa gradita lo era davvero per appassionati e tifosi, per chi da un divano guarda commenta e gioisce delle fatiche altrui. Un po' meno per i corridori. Per quasi tutti i corridori. Non per quei pochi che hanno deciso di trasformare ogni tratto di strada ventosa e ogni salitella in un'occasione per liberarsi di compagnie sgradite.

E così negli ultimi dieci chilometri di una tappa che arrivava quasi in riva al mare e dove il punto più alto toccava la vertiginosa altitudine di 113 metri sul livello del mare, Tadej Pogacar, Jonas Vingegaard e Remco Evenepoel si sono ritrovati davanti a guardarsi e odorarsi, a capire quale fosse la condizione dell'altro. Pedalavano sulla côte de Saint-Étienne-au-Mont (un chilometro al 10,6 per cento con un tratto che raggiunge il 15 per cento) come fossero al parco giochi, contenti di essersi ritrovati là davanti. Accanto a loro in pochissimi, Davanti a loro Matteo Jorgenson, compagno di squadra di Vingegaard, a dettare il ritmo, dietro di loro Mathieu van der Poel a controllare.

Tadej Pogacar osservava Jonas Vingegaard che osservava Remco Evenepoel che osservava Tadej Pogacar. Tutti e tre incerti se provare il colpo, tutti e tre che ogni tanto si giravano per vedere che cosa stava facendo Mathieu van der Poel. Perché l'olandese non è certo uomo da grandi montagne, ma su certi percorsi e certe salitelle è l'uomo da battere.

E infatti nessuno è riuscito a precedere sotto lo striscione d'arrivo Mathieu van der Poel. Non Remco Evenepoel che si è disinteressanto della volata. Non Jonas Vingegaard che ha concluso al terzo posto. Non Tadej Pogacar che gli è rimasto il più vicino possibile ma non è riuscito a superarlo.

 

La vittoria di Mathieu van der Poel a Boulogne-sur-mer (foto Ap, via LaPresse)  
       

A Boulogne-sur-mer Mathieu van der Poel ha trovato la gioia di una vittoria al Tour de France che gli mancava dal 2021da quel pianto in memoria di suo nonno Raymond Poulidor. Si è rivestito di giallo e dice che vuole tenere la maglia il più a lungo possibile.

Nessuno degli altri tre è sembrato affranto per non aver vinto. Non si vedono le montagne da Boulogne-sur-mer era solo un'occasione in più aspettando le montagne. Ce ne saranno altre di occasioni in più, questo Tour de France ne è pieno.