
Giannetto Cimurri con Fausto Coppi dopo la vittoria del Tour de France 1949 dell'Airone (foto Getty Images)
Girandole #5
Le mani sante di Giannetto Cimurri
Ha curato muscoli e anime dei corridori lungo quaranta Giri d'Italia. "Un confessore, via, più importante dello stesso direttore sportivo”, scrisse di lui Gianni Mura
Giannetto Cimurri fece 40 Giri d’Italia. Non correndo, ma sempre di corsa. Girandole precedendo, accompagnando, assistendo, rifornendo, sorvegliando, aspettando, preparando, infine massaggiando i suoi corridori. Massaggi fatti sorridendo, accarezzando e sfiorando, rullando e allungando, rilassando e rivitalizzando i muscoli. Dalla punta dei piedi fino alla nuca, ma anche nel cuore, nella testa, nell’anima.
Lo chiamavano Mano Santa. Era successo dopo che Giannetto – Giovanni, il suo nome di battesimo – aveva resuscitato Giordano Turrini, pistard bolognese, ai Mondiali di velocità dilettanti a San Sebastian, in Spagna, nel 1965. Semifinale contro il francese Pierre Trentin, campione del mondo uscente. La prima prova – Turrini davanti, Trentin dietro – va a Turrini. Nella seconda – Turrini dietro, Trentin davanti – Turrini sorprende Trentin, Trentin si tuffa dall’alto verso il basso e investe Turrini, per Trentin un’ammonizione, per Turrini l’ambulanza. Cimurri gli chiede se si sente di scendere dalla barella, alzarsi in piedi e camminare o magari correre. Turrini: “Se lo dice lei, a me va bene”. Scende, si alza e cammina. Non solo: sale sulla bici e si presenta sulla pista. Trentin sbianca: non se lo aspettava più, s’illudeva di avere già vinto. E, pentito, questo sì è fair play, volontariamente perde seconda e terza prova. La finale, causa pioggia, è rimandata al giorno dopo. Cimurri si prodiga: a forza di unguenti e a furia di parole, restituisce coraggio e vigore all’azzurro, la mattina sveglia Turrini alle 7, poi con il ct Guido Costa vanno in pista, Turrini prima su una bici da strada, poi da pista. Nel frattempo, massaggi e sorrisi. La finale è contro il russo Omar Pkahk’adze, vincitore sull’altro francese Daniel Mofrelon. Pkahk’adze, quando vede Turrini, quasi sviene dalla sorpresa e forse anche dall’orrore, perché Turrini – me lo conferma lui stesso – escoriato e bendato, era impresentabile. Pkahk’adze, questo sì è fair play, non fa la volata e Turrini vince. Siberia!, gli intimano. Spalle al muro, Pkahk’adze vince seconda e terza prova, l’oro dagli organizzatori, un’auto e un appartamento dai russi.
Le bici e le pomate, le divise e le valigie, le tessere e i documenti, perfino i sorrisi, fino al 2 giugno il mondo di Cimurri è in mostra nell’Immobiliare ne’ Monti in via Roma 22/A a Castelnovo ne’ Monti, sede di tappa (l’undicesima, mercoledì 21 maggio) di questo Giro d’Italia (il materiale custodito e prestato dal figlio Giorgio e dalla nipote Veronica, accolto e ospitato da Manuela Corti e Cristina Zampolini). Ci sono i ritratti con Coppi e Bartali, Binda e Bugno, Maspes e Gaiardoni, Beghetto e Pettenella, ci sono le fotografie mentre Giannetto segue la corsa sull’ammiraglia o mentre esegue i massaggi su un lettino o mentre impartisce lezioni di ginnastica presciistica o mentre sta all’angolo di pugili come Gino Bondavalli. Spesso sorridendo, felice di essere al mondo, in quel mondo. E il sorriso ha il valore di una carezza spirituale. In mostra ci sono anche le borracce: Giannetto le classificava in tre categorie, le borracce “pulite”, come quelle di Bartali, le borracce “sporche”, come quelle di quasi tutti, e le sue borracce “furbe”, una formula personale composta di acqua, caffè e cola.
Ci sono anche articoli, una paginata della “Repubblica” firmata da Gianni Mura: “La carriera è quella di masseur, ma sarebbe più giusto, e Cimurri ci tiene, dire soigneur”, “Grosso modo, il soigneur è un massaggiatore sublimato, un curatore di muscoli ed anime, non solo un arpeggiatore di tendini, un pianista di glutei. Un confessore, via, più importante dello stesso direttore sportivo”.
Cimurri, un’esistenza (e una resistenza) quasi secolare, nato nel 1905 e morto nel 2002, rappresenta la storia del ciclismo, dal pionierismo alla scientificità, cioè dal tempo della polvere a quello dell’asfalto e infine a quello del biliardo, strade lisce come se fosse il palazzo del ghiaccio. Quel ciclismo che paralizzava i pomeriggi italiani, invadeva le strade provinciali, affumicava le piste coperte, e per Giannetto non solo i 40 Giri, ma anche 11 Tour de France, otto Olimpiadi e 74 Mondiali fra diversi sport e discipline. Onnipresente, Giannetto. Se c’era da dare una mano, niente di meglio di una Mano Santa. La sua.



la nota stonata #37