(1938-2025)

In morte di Nino Benvenuti

È morto a 87 anni l'uomo che ha fatto la storia del pugilato italiano: oro olimpico a Roma '60, campione del mondo, volto popolare oltre il ring. Benvenuti ha trasformato la boxe in spettacolo e cultura, diventando un mito

Alberto Facchinetti

Quando da ormai ex pugile Nino Benvenuti entrava in scena, durante una riunione di pugilato, nella quale magari erano presenti altri campioni quasi quanto lui, tutto si fermava. C'erano occhi solo per l'uomo che, primo in Italia, è riuscito a diventare campione olimpico e poi mondiale. "Ni-no, Ni-no, Ni-no!", tutti lo adoravano. Gli altri erano messi in secondo piano. Benvenuti è morto oggi a 87 anni, dopo alcuni di malattia, ed è stato non solo il più forte pugile italiano di tutti i tempi, ma anche il più popolare, conosciuto pure da chi non aveva dimestichezza con la boxe. Ha lavorato per il cinema e la tv, gli sono stati dedicati libri e fumetti, ha avuto amori e storie con donne famose, ha flirtato con la politica, ha fatto svegliare milioni di appassionati di notte per ascoltare per radio i suoi incontri negli Stati Uniti. È stato il primo in Italia a rendere pop, nel senso di collegato con altre forme della cultura, uno sport che era già molto popolare dai tempi di Carnera.

Nato a Isola d'Istria, oggi Slovenia, a pochi chilometri dall'Italia, ha frequentato inizialmente la piccola palestra del luogo natale per poi passare ad allenarsi nella città di Trieste, dove sarebbe stato più tardi sfollato con la famiglia come tanti esuli istriani. Già da dilettante era un predestinato, conosciuto nel nordest e poi in tutta Italia, un campioncino dal talento evidente. Nel 1960 vince l'oro ai Giochi olimpici di Roma, e anche questo successo ha contribuito a renderlo conosciuto, conquistando nello stesso momento la coppa di miglior pugile della competizione davanti a Cassius Clay. Passa professionista nel 1961, due anni dopo è già campione italiano dei pesi medi. Nel 1965 vince la cintura mondiale Wbc e Wba dei super welter, sconfiggendo allo Stadio San Siro Sandro Mazzinghi per ko alla sesta ripresa. Quella con Mazzinghi è una rivalità che dura tutta la vita e una delle più accese nel mondo dello sport italiano, seconda a quella tra Coppi e Bartali. Quell'anno Benvenuti sconfiggerà Mazzinghi anche a Roma, ai punti dopo 15 riprese. Perderà il titolo a Seul nel 1966, dopo 65 vittorie di fila e riconquisterà la cintura al Madison Square Garden nel 1967.

Qualche mese dopo avrebbe perso il titolo sempre negli Stati Uniti, ancora con Griffith, acciuffandolo nuovamente l'anno seguente in una trilogia diventata storica. Capace di slanci umani da persona vera, rimase vicino al suo ex avversario americano nei momenti duri e di solitudine della vita. Nel 2020 partecipò al funerale di Mazzinghi, dandogli un commovente ultimo saluto. Perché i pugni che si danno e ricevono su un ring molto spesso legano i protagonisti in maniera indissolubile.

Anche con Carlos Monzon, incarcerato in Argentina per aver ucciso la compagna dopo un litigio, ebbe un atteggiamento di compassione, andando a trovarlo in prigione. Era stato proprio il pugile di Santa Fe a mettere fine alla sua carriera. Arrivato a Roma da sfavorito, Monzon aveva sconfitto il beniamino italiano alla dodicesima ripresa (sulle 15 previste). La rivincita di Montecarlo ebbe lo stesso esito. Il suo manager Amaduzzi aveva gettato sul quadrato la spugna alla terza ripresa, scelta che Benvenuti non seppe mai capire e accettare. Ma fu giusto così, gli evitò quello che si definisce un pugno di troppo, salvaguardandogli la salute. Quell'ultima sconfitta era arrivata al match numero 90 da professionista. Nino aveva 33 anni. Chiuso con la boxe praticata, gli restavano ancora decenni da protagonista fuori dal ring. Non mancarono gli eventi tragici e complicati. Il figlio Stefano si suicidò a 58 anni. Anni prima Nino ebbe una crisi mistica che lo aveva portato a stare per alcuni mesi in un lebbrosario delle suore di madre Teresa di Calcutta.

Non solo nello sport, il termine mito è in questi tempi abusato, così che parte del suo significato va via perdendosi. Ma non viene in mente altro per descrivere Nino Benvenuti. Oggi se ne è andato un Mito.

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