
Ansa
Il Foglio sportivo - IL RITRATTO DI BONANZA
Una Serie A di nuovo in contemporanea. Scusa Ameri
Mille storie si intrecceranno tra salvezza, sogni europei e addi emozionanti. In mezzo a tutto, spicca l’ultimo saluto di Roma a Claudio Ranieri, simbolo di un calcio che sa ancora commuovere
Abituati come siamo ad assaggiare le briciole, non ci sembrerà vero addentare tutto il biscotto. Accadrà domani sera, dalle 20.45, quando il campionato di Serie A tornerà bambino, scendendo in campo contemporaneamente in nove stadi diversi, che il decimo, Marassi, potrebbe anche restare spento. Essendo parte in causa, non sposo questo evento, mi limito semplicemente a pronosticare il contraccolpo di tanta abbondanza tutta insieme. Il cuore rimbalzerà da un campo all’altro facendoci rivivere le voci (scusa Ameri) come un’eco che arriva da lontano. Tante le storie che si racconteranno. Ne scelgo alcune, partendo dal basso.
C’è una salvezza in ballo e sono in quattro a giocarsela. Se dovessi fare da giudice, salverei il Venezia, perché a Di Francesco non può andare sempre male tutto. E poi ha giocato a volte bene, a volte anche benissimo, a volte peggio, ma ci sta. Inzaghi e Conte si marcano a distanza sulla Milano-Parma. Sia il primo che il secondo non stanno nella pelle. Inzaghi punta alla Champions ma non lascia il campionato, Conte punta allo scudetto per poi, chissà, lasciare Napoli. A vederli in faccia sembrano piuttosto certi, soprattutto Inzaghi, il quale ha perso quell’espressione sfuggente di una volta. Oggi guarda negli occhi e dice, senza mancare di rispetto a qualcuno ma con una punta di sale in più nelle parole. L’eliminazione del Barcellona lo ha reso discretamente sicuro, un sintomo di bellezza qualora non tocchi l’arroganza. Conte è il solito Conte, con un sorriso piegato agli eventi sotto due occhi fiammeggianti. Par di sentirlo nei discorsi ai suoi ragazzi, dire che una vittoria oggi sarà la gloria per sempre, saltando sulla cattedra come farebbe un professore d’epica.
Scendendo un po’ più in basso troviamo Conceição, con in mano la valigia di cartone da emigrante tradito e triste, pronto a ritornare in patria, e Tudor, l’unico che sa di vincere contro una squadra ormai in vacanza. Su tutto questo domina, come sul colle, Claudio Ranieri, all’ultima partita all’Olimpico sulla panchina della Roma. Vorrebbe vincere ancora, e ancora, e dopo ancora, ma sa perfettamente che nella vita la cosa più difficile è oltrepassare il limite senza perdersi nel vuoto. Ranieri lo ha fatto per tanti anni, abbandonando lentamente il ruolo di semplice allenatore per abbracciare quello di uomo. Un uomo grande con la U maiuscola, che ha segnato un’epoca, e a cui abbiamo imparato a voler bene. Per questo, tra tutte le voci possibili di questa notte di altri tempi, io scelgo quella che salirà da Roma per salutare il suo signore. E scusa Ameri, se nella concitazione, magari mi sono perso le fasi più salienti dell’azione.