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Il Foglio sportivo
Curtis:“Volevo soltanto essere Sara”
La stella del nuoto si racconta tra patente, maturità e quell’odio che viene e va per i capelli: “Mi impegno tutti i giorni, vedo ogni allenamento come se fosse il più importante dell’anno o pensando che possa essere l’ultimo”
“Lacrime e brividi” cantava Ligabue nel Giorno del Giorni e quelle di Sara Curtis sono lacrime di fatica. Dietro il record italiano dei 100 stile libero di 53”01 (agli Assoluti di Riccione battendo il 53”18 di Federica Pellegrini del 2016), c’è l’acqua salata che riga il volto, ma anche impegno e passione. “Sono una che quando fa tanta fatica a livello mentale, piange, è automatico. Se mi sto impegnando a morte la lacrimuccia scende sempre”. Il tutto senza dimenticare che non è solo una nuotatrice, è una ragazza di 18 anni che sta affrontando tante cose insieme e desidera essere solo Sara, senza troppi paragoni.
Condivide pienamente il pensiero di Simone Biles, uno dei suoi idoli, che ha sempre affermato di voler essere ricordata semplicemente per ciò che è: se stessa. “Concordo con lei, oltre al fatto che è una grandissima atleta che ammiro da quando sono piccola. Alle Olimpiadi di Rio 2016 ho seguito esclusivamente le sue gare e nemmeno una di nuoto! A parte questo, non bisogna valutare uno sportivo unicamente su quello che hanno fatto altri. Ammiro sia Thomas Ceccon (l’hanno chiamata la “Ceccon al maschile”, ndr) che Federica Pellegrini. Hanno fatto tanto e Thomas sta continuando. È giusto parlare del mio nuoto, del percorso, senza fare troppi paragoni, non è equo né nei miei confronti, che sono giovane e ho appena cominciato, ma soprattutto nei loro”. Curtis è infatti classe 2006 e quest’anno ha delle prove che vanno oltre le corsie del nuoto e che coinvolgono libri, patente e la parola maturità. Il rischio è quello di essere sopraffatti: “È molto difficile, avendo mille cose da fare, vado a letto molto tardi, questo mi rende più nervosa, perché amo dormire tanto – ammette candidamente – ora, c’è bisogno di molta più organizzazione, avendo la maturità il lavoro a scuola è molto pesante. Cerco di preservarmi per quanto possibile, ho dovuto selezionare la mia agenda. Sono stata recentemente a Roma, per un incontro con l’Esercito (gruppo sportivo di appartenenza, ndr) ed è stato un impegno spostarsi fino a lì, le incombenze sono tante”.
Ci sono scelte da fare, di vita, come quella di andare a studiare negli Stati Uniti visto che il prossimo anno frequenterà l’Università della Virginia. Una decisione maturata sia da ragioni di crescita sportiva che umana. “Ho valutato tutte le opzioni possibili in Italia e mi sono resa conto che gli Stati Uniti offrono agli atleti opportunità che noi ci sogniamo come borse di studio, vitto e alloggio in base al merito. C’è meritocrazia e forse qui è quello che un po’ manca. Voglio fare un’esperienza per crescere, per imparare una nuova lingua, per conoscere nuove persone e migliorare. Se rimanessi a Cuneo nuoterei da sola e vorrei far parte di un gruppo stimolante, in un ambiente in cui lo sport viene vissuto diversamente. A questa scelta ci penso da settembre, se non dal 2023: mi avevano già adocchiata e contattata e non avevo risposto, ho deciso quest’anno”.
Nonostante i pensieri extranuoto è rimasta focalizzata in vasca, ha fatto parlare la sua bracciata e soprattutto il suo stile libero, con quel record nei 100 frutto dell’impegno, ma anche di una scommessa con il suo allenatore Thomas Maggiora. “Un giorno, dopo un allenamento abbiamo deciso che entrambi avremmo scritto su un fogliettino il tempo che ci aspettavamo facessi agli assoluti. Io avevo scritto 53”35 e lui 53”17, già un centesimo in meno del record italiano. In palio c’era una cena che non abbiamo ancora fatto: non ho tempo per ora. Dopo quel giorno, ho deciso che mi sarei dovuta avvicinare il più possibile al crono prestabilito da Thomas. Non contenta, ho fatto anche un paio di scommesse con qualche amico dicendo che sarei riuscita a siglare il record italiano. È un tempo che avevo in testa almeno da febbraio”. A parte il cronometro, la grande esplosione nasce per talento ma non solo, anzi, la piemontese sottolinea: “In realtà, parlerei di predisposizione allo sport, al nuoto, ho sempre avuto una forte acquaticità. Non bisogna confondere il tutto con il talento: se arrivo a piangere significa che spingo fino al limite. Mi impegno tutti i giorni, vedo ogni allenamento come se fosse il più importante dell’anno o pensando che possa essere l’ultimo”.
Limiti da superare e non solo nello stile, visto che Curtis nuota anche a dorso e per il futuro non esclude di provare altre specialità: “Preferisco lo stile libero, anche se in corta il dorso mi diverte tantissimo, ma non lo alleno particolarmente, alleno forse più la velocità nel dorso e alcuni aspetti come le subacquee, ma non ho un training specifico. Questo non preclude il fatto che in futuro non mi possa specializzare in entrambe le cose, aggiungendo anche il delfino. Trovo che sia entusiasmante gareggiare in più stili possibili, mi vengono in mente atlete a livello internazionale come Louise Hansson, Alex Walsh e Kate Douglass”. Prima però in vista c’è un Mondiale, a luglio a Singapore e dei miglioramenti da mettere in atto. “Ci stiamo concentrando molto sul ritorno del 100, un po’ il mio tallone d’Achille”. Non ha vergogna ad ammettere sia le debolezze che anche una parte del suo sport e della preparazione che non ama, quando glielo si chiede non ci pensa un secondo. “L’aerobico. Lo odio: vorrei non esistesse e non farlo, non so come faccia a piacere, è veramente noioso. Sono una velocista, mi piace fare potenza, usare le vaschette, le pinne… con l’aerobico faccio una fatica abominevole. La sera prima per me inizia il tormento solo a pensarci”.
C’è anche qualcos’altro che non apprezza, che tocca una sfera più profonda e che mostra le fragilità di una ragazza che sta crescendo e che sta vedendo il proprio corpo cambiare. “Parlerei del mio viso e dei miei capelli, ora questo rapporto sta migliorando, ci sono dei giorni in cui amo i miei capelli, altri in cui li odio o altre volte in cui sono tra le nuvole e mi sento una Dea scesa in terra”. Del resto, è una ragazza curiosa, attenta a tutto e alle altre culture. Dopo gli Assoluti ha staccato qualche giorno andando a Londra. “Sono rimasta esterrefatta, è bellissima. Vivo in un paese piccolo (Savigliano, ndr) e lì sono una delle poche ragazze mulatte, credo di averne viste veramente pochissime, anche di famiglie non italiane. A Londra c’è un ambiente multietnico, variegato e variopinto. Ho origini straniere da parte di mia mamma (nigeriana, ndr) e forse per questo ho sempre avuto una sensibilità maggiore rispetto alla multietnicità che c’è in giro per il mondo”.