
Juan Ayuso ha vinto la settima tappa del Giro d'Italia 2025 (foto LaPresse)
Giro d'Italia - lettere a dislivello
Giro d'Italia, a Tagliacozzo Juan Ayuso non si è alzato sui pedali
Lo spagnolo ha vinto la settima tappa del Giro d'Italia, primo arrivo in salita della corsa rosa davanti al compagno di squadra Isaac Del Toro. Primoz Roglic è la nuova maglia rosa
La montagna è soprattutto una questione di fiducia. Lo è quando si cammina, lo è quando si pedala, lo è, soprattutto, quando si pedala in un grande giro, con l’idea di essere il primo a superare la linea d’arrivo. Ed è una questione di fiducia perché la montagna se ne frega delle ambizioni umane e di tutto il resto, la montagna basta a se stessa.
Erano fiduciosi quelli della Red Bull – Bora – hansgrohe nelle possibilità di Primoz Roglic: al pronti via si sono messi davanti a decidere chi poteva fuggire e chi no. Erano fiduciosi quelli della Lidl – Trek e soprattutto Mads Pedersen – che in maglia rosa ha preso vento in faccia in testa al gruppo per chilometri e chilometri – nelle possibilità di Giulio Ciccone. E pure quelli della Ineos Grenadiers in Egan Bernal e quelli della Bahrain – Victorious in Antonio Tiberi. Tutti ad alternarsi a dirigere l’inseguimento a Paul Double, Gianmarco Garofoli, Gijs Leemreize, Nicolas Prodhomme, Christian Scaroni e Alessandro Tonelli che si erano infuturati al mattino alla ricerca di ciò che spesso era accaduto, il gruppo che si disinteressa degli avanguardisti alla prima tappa montana del Giro d’Italia. Non oggi però. Oggi c’era da capire come si stava, c’era da capire come stavano gli altri, c’era soprattutto far iniziare a dubitare gli altri della loro condizione. Perché si sa che a volte l’insicurezza fa più male alle gambe di una salita.
Gli unici a non aver dato testimonianza di fiducia sono stati quelli del Uae Team Emirates. Non ne avevano bisogno. Sapevano benissimo che Juan Ayuso stava benone e hanno ritenuto poco utile prendere vento. Attendevano solo gli ultimi due chilometri e mezzo dell’ultima salita. Attendevano solo che la strada iniziasse a salire cattiva sotto le ruote dei corridori. Poi ci avrebbe pensato lo spagnolo. È andato tutto come doveva andare. Almeno per il Uae Team Emirates.
Per solidarietà ai corridori che corrono il Giro d’Italia, qui si è deciso di raccontare le tappe del Giro d'Italia facendo la loro stessa fatica: una lettera a metro di dislivello. Ecco il racconto della settima tappa, la la Castel di Sangro – Tagliacozzo, 168 chilometri e 3.500 metri di dislivello, in 3.500 battute spazi inclusi).
A lungo Ayuso ha osservato con estrema serenità tutti gli avversari affannarsi a dimostrare di avere le gambe giuste. È rimasto nascosto a prendere meno aria possibile in volto. Come se volesse passare inosservato, far dimenticare a tutti della sua presenza. È apparso solo quando lo ha ritenuto necessario, quando non era più il caso giocare a nascondino. Ossia quando Egan Bernal ha iniziato a pedalare alla maniera di un tempo, quando sembrava che il futuro fosse suo e suo soltanto, prima che Tadej Pogacar e Jonas Vingegaard diventassero i migliori scalatori in circolazione e, soprattutto, un bus turistico si mettesse di mezzo alla sua voglia di esplorazione montana.
Solo in quel momento lo spagnolo ha deciso di diventare il limite delle speranze altrui. Ayuso si è limitato ad aggiungere un dente al rapporto che spingeva e poi ha lasciato che le sue gambe pedalassero. Seduto sui pedali si è riportato velocemente sui primi. Seduto sui pedali ha accelerato ancora verso la solitudine che accoglie festosa il primo. Bernal, Ciccone e Tiberi hanno capito subito che non c’era nulla da fare. Lo ha capito pure Isaac Del Toro, ma con soddisfazione. Davanti c’era il suo compagno di squadra e lui, a quel punto, aveva solo una cosa da fare: seguirlo e stargli il più vicino possibile, ma a distanza. Gli ha concesso 4”, quelli giusti per tranquillizzarlo: il capitano sei tu.
Roglic ha visto tutto questo da distante. Ha continuato a giocare a nascondino sino all’ultimo. Va capito se per gambe e per volontà di far illudere il suo giovane avversario. Di montagne ce ne sono parecchie per scoprirlo. Intanto si è rivestito di rosa.