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Ora Lorenzo Musetti non vive più alla giornata

Luca Roberto

Qualcosa è cambiato nel tennista italiano. Dal Monte Carlo Masters 2025 non è più solo il giocatore di cui ti andavi a rivedere gli highlights per ammirarne i colpi. Ecco cosa è scattato

Contro il ceco Jiri Lehecka a Monte Carlo è stato a due punti da una sconfitta rovinosa, in due set. Al secondo turno. Era arrivato nel torneo "di casa", Lorenzo Musetti - vive nel Principato - con poche ambizioni, un inizio di stagione piuttosto anonimo. E l'incapacità di proiettarsi troppo più in là. Sportivamente, viveva alla giornata. Come fosse particolarmente conscio di uno stato di atarassia agonistica che in qualche modo doveva rompersi, in un modo o nell'altro. Da quel torneo Musetti è stato cambiato, non è più il giocatore di cui ti andavi a rivedere gli highlights solo per amminare singoli colpi ("sensational" nelle telecronache delle tv americane), ma una versione che inizia le settimane pensando: dovrò fare gli straordinari almeno fino a sabato, ai turni finali. E una prova di questa dimensione se n'è avuta ieri sera sul centrale del Foro italico, agli Internazionali d'Italia, quando il carrarese a fine primo set, contro il numero due al mondo Alexander Zverev, ha infiliato un filotto di punti che lo hanno portato a vincere il primo parziale. E poi a non mollare un centimetro fino alla vittoria finale che gli è valsa l'accesso alle semifinali dell'altro torneo "di casa", quello di Roma. Dove non si era mai spinto oltre gli ottavi di finale.

    

Non è che le qualità di Musetti fossero sconosciute. Parliamo pur sempre di un semifinalista slam (lo scorso anno a Wimbledon), medaglia di bronzo a Parigi (con tanto di selfie, sul podio, insieme a Djokovic e Alcaraz). Ma uno poteva pur sempre pensare fossero exploit sporadici, anche perché la fine della scorsa stagione era stata tanto opaca quanto l'inizio. E allora il nuovo anno, che lo aveva portato a vincere una manciata di partite ma mai a superare le più di due vittorie nello stesso torneo, recava con sé una serie innumerevole di interrogativi. Riuscirà a diventare qualcosa di diverso da questo talento tutto rovesci a una mano e precarietà? Bello da vedere ma altrettanto brutto da seguire, per la scostanza dei risultati? Considerazioni esacerbate pure dal confronto con Sinner, che nel frattempo, sebbene i due siano partiti quasi in contemporanea, è asceso a livelli che non ne hanno più contemplato la competizione alla pari.

 

E quindi Musetti si è messo lì calmo, ha fatto un figlio, si è schiarito le idee, ha ritrovato la voglia di allenarsi, seguito dallo storico coach Simone Tartarini, secondo alcuni il vero limite della crescita del toscano, e senza troppe elucubrazioni ha cercato di dare sostanza a questa specie di nuova "valanga azzurra" con la racchetta in mano. Da quella partita con Lehecka ha battuto per due volte Tsitsipas e De Minaur, a Madrid è arrivato in semifinale con un'autorevolezza inedita e per la prima volta è entrato nei top 10. "E' cambiato qualcosa in me da Montecarlo", ha ripetuto lui stesso in queste settimane. E i siti e i giornali già iniziano a realizzare i vox populi in mezzo ai tifosi chiedendo: in una finale Sinner-Musetti, per chi tifereste? 

 

Son discorsi prematuri, ché Musetti ha davanti lo scoglio Alcaraz, con cui ha perso in finale nel Principato. Dall'altra Sinner deve ancora giocare il suo quarto di finale contro Casper Ruud. Ma non è più in discussione in se, semmai il quando: questa nuova versione plus di Musetti è qui per restare. Come il ricordo di tutti i rovesci che gli abbiamo visto incrociare sulle righe. Belli ora come forse non sono stati mai prima. 

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  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.